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ANNE's POV

Ripensando, quando ho detto del suicidio ai miei, questi sono rimasti impassibili. È vero che sono distrutti, arrabbiati e disperati, però a questa cosa mi aspettavo almeno un sobbalzo da parte di uno dei due, una faccia sorpresa. Invece nulla. Non è che sotto sotto i miei sanno qualcosa? Cavolo! Stavo anche iniziando a dubitare dei miei genitori. Tuttavia, nulla era da escludere.

Avrei voluto domandargli a chi toccava dirlo alla nonna, ma evitai. Toccava dirlo a me, anche perché io ero l'unica a sapere di tutta quella storia e avrei potuto esporre meglio.

La vedo dalla finestra che è seduta sulla panchina del giardino, con la sua solita spremuta d'arancia. Bevo un sorso d'acqua, respiro profondamente e mi avvio verso di lei.

"Ciao nonna" dissi, dandole un bacio sulla guancia sinistra. La sua espressione era più cupa del solito, sembrava che avesse più rughe di quante non ne aveva già. Semplice impressione?

"Anne, come stai?" domandò come di consueto.

"Io sto bene grazie. Mamma e papà un po' meno, hanno un morale pari a zero. Sto cercando di capire qualcosa in più di questa situazione, non voglio perdere la speranza, nonna."

"Brava la mia piccola, brava. La speranza è l'ultima a morire, lo sai questo vero?" disse con un sorriso così puro e sincero che si formò un nodo alla gola, fortunatamente lo riuscii a bloccare.

Ricambiai il sorriso. "Vedi nonna, come ti ho detto prima sto cercando di indagare su questa storia, ed ho scoperto una cosa abbastanza grave."

"Devi stare tranquilla, Anne. Il tuo viso innocente mi ha confermato ciò che sostenevo" mi disse con un sorriso docile, come se fosse l'ultimo.

"Forse non hai capito, perché se avessi capito non sorrideresti."

"Ah ah. Ti ho detto che ti devi rilassare. Ho capito benissimo cosa stavi per dirmi."

"Cosa hai capito?" a questo punto la domanda era palese.

"Scommetto la mia vita che il fantasma ha riposto una parte della sua anima in me, erro? Sono un Horcrux" disse alzando gli occhi al cielo e respirando profondamente.

Cosa? La nonna sapeva di quella storia? Cioè si, è partito tutto dal suo racconto, ma com'è che non me ne ha mai parlato? Né con me né con i miei genitori? Sta del fatto che rimasi perplessa.

"Allora sai anche che devi..." esitai per un secondo prima di dirle la verità, ma non sapevo dove trovare il coraggio.

"Non continuare la frase, so tutto" e cacciò dalla tasca un pezzo di stoffa con scritto 'Jade'.

"Anche questo sai? Ma come fai a sapere tutte queste cose?"

"Domani ti racconterò tutto, piccola mia. Ora andiamo a dormire" mi disse alzandosi dalla panchina e dirigendosi verso casa.

Rimasi altri cinque minuti seduta sulla panchina a pensare, ma uno sbadiglio mi avvertì che dovevo andare nel letto perché il sonno chiamava.


Durante la notte, tra veglia e sonno, riuscii a udire dei passi che marciavano in continuazione davanti alla mia camera. D'un colpo si fermò davanti alla porta. La mia fronte iniziò a partorire tante gocce di sudore che ricadevano sul pigiama, le gambe iniziarono a tremare senza sosta e io mi rannicchiai più che potevo.

Sentii una voce bisbigliare da fuori la porta e diceva "volontà". La porta si aprii, ma chiusi gli occhi e i passi di non so chi si facevano sempre più pesanti fino a sentire il suo alito sul collo: continuava a ripetermi "volontà". Disse per l'ultima volta quella parola urlando, prima che io mi svegliassi.

Spalancai gli occhi, subito scacciai le coperte e accesi la lampada. Tutto taceva in quella stanza, tutto era normale come se non fosse successo nulla.

In realtà non era successo nulla, però ero sin troppo consapevole del sogno che avevo appena fatto e ricordo benissimo quest'essere che mi continuava a ripetere "volontà".

Quella parola oramai mi aveva impossessato. Guardavo la bambola poggiata sul letto e pensavo, contemporaneamente, a quella parola.

Cosa? La bambola? Oddio!


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