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ANNE's POV

Una volta aperti gli occhi, cercai di strofinarli per identificare il posto in cui mi trovavo.

Era tutto scuro, non riuscivo a vedere nulla. Un dettaglio che notai, di non poca importanza, era che avevo ancora la bambola tra le mani. Ma come era possibile? Io pensavo che fossi stata colpita perché qualcuno volesse la bambola, invece non fu così.

Le luci si accesero d'un tratto. Era una stanza piccolissima, non c'era nulla a parte io incatenata; inutili i tentativi di liberarmi. Le pareti erano malridotte e il soffitto tutto bianco.

In effetti qualcuno c'era. Mi accorsi che nell'angolo opposto al mio c'era una ragazza. Non persi tempo a inquadrarla: era Jade. Colei che avevo messo fine alla mia vita, alla vita dei miei cari.

Jade era nella mia stessa stanza? Non potevo crederci. Cosa avremmo dovuto fare un confronto a quattro occhi? Raccontarci i nostri segreti? Queste idee di certo non mi facevano impazzire, ma se avessi dovuto sostenere questo confronto lo avrei fatto senza esitazione.

Con uno scatto felino si avvicinò a me, ed era veramente troppo vicina. Il suo sorriso era così docile quanto inquietante. Era veramente bella, aveva un viso d'angelo da far invidia, ma nei suoi occhi si poteva intravedere quella cattiveria innata.

"Non ti azzardare mai più" sussurrò a bassa voce. La sua voce era qualcosa di pazzesco, avrebbe messo brividi a chiunque. "Quella è mia" esclamò, sempre con quel sorriso stampato sulle labbra. Si riprese la bambola.

Stava per darmi uno schiaffo quando qualcuno la bloccò. 

"Papà" urlai gioia. Non potevo crederci, mio padre era vivo. O meglio, la sua anima poteva ancora essere recuperata. Meglio vederla in questa prospettiva.

Riuscì ad allontanare Jade che era stata presa alla sprovvista, ma solo momentaneamente.

"Forza andiamo" disse. Ma come potevo? Serviva la chiave per liberarmi.

"Papà ma non posso muovermi, sono legata."

"No, non sei legata. Amore ascolta, questo è un posto malvagio. Tutto ciò che vedi è frutto dell' immaginazione che ti è stata trasmessa da qualche essere quando sei arrivata in questo posto; non devi far altro che immaginare che sei libera."

"Cosa? Davvero?" rimasi incredula alle parole di mio padre. Così chiusi gli occhi e immaginai di essere libera- Sembrava incredibile, ma poco dopo ero effettivamente slegata da quelle catene.

"Hai visto? Che ti avevo detto?" sorrise.

Visto che Jade stava per riprendersi, mio padre afferrò la mia mano e frettolosamente uscimmo da quella piccola stanza. Una volta liberi, non esitai ad abbracciarlo.

"Papà mi sei mancato" e lo stringevo ancora più forte.

"Anche tu piccola mia."

"Papà, ma dov'è Tommy?" domandai una volta terminate le smancerie. 

"Non lo so. Da quando sono in questo maledetto posto non faccio altro che trovare tuo fratello, ma ogni mio tentativo è risultato invano. Adesso ascolta, tu devi uscire dalla porta rossa per tornare a casa, io troverò tuo fratello e torneremo a casa."

"No papà, io voglio venire con te. Ricordati che sono un'anima pura e posso esserti molto utile, senza di me non potrai mai farcela" non sapevo quello che stavo dicendo, ma avrei fatto di tutto per aiutare mio papà.

"Va bene, ma resta sempre vicino a me. Non ti allontanare."

Proseguimmo per diversi corridoi alla ricerca di Tommy. Stringevo forte la sua mano.

"Papà e la nonna?"

"La nonna non può più uscire da questo posto, sfortunatamente la bambola ha preso le sue sembianze e quando ciò accade la vittima resta intrappolata per sempre in questo mondo."

Mi rattristai a quella brutta notizia. Non avrei più rivisto mia nonna?

"Papà e non c'è un altro modo?"

"No, mi dispiace."

Stavo per lacrimare quando improvvisamente riuscì ad udire il pianto di un bambino. "Papà, lo senti anche tu?"

"Si, sono sicuro che è Tommy" disse, abbozzando ad un sorriso. Cominciammo ad urlare il suo nome nella speranza che riuscisse a sentirci.

Continuava a piangere, e grazie a ciò lo trovammo. "Papà eccolo" esclamai, indicando l'angolo di un corridoio. Ci avvicinammo a lui.

Era rannicchiato e impaurito, stava piangendo e vederlo in quelle condizioni mi rattristò molto. Poverino, ne ha passate tante.

Appena ci vide iniziò a sorridere nella sua più totale bellezza, e il cuore mi si riempì di gioia. Cercammo di prenderlo, ma qualcosa ce lo impedì.


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