Se non ti svegli dovrò baciarti.

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"L'incontro di due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche; se c'è una qualche reazione, entrambi ne vengono trasformati."
Carl Gustav Jung

ABIGAIL

Il pensiero di quella festa mi aveva tormentata per tutta la notte, e così mi svegliai, senza avere idea dell'ora, ancora vestita come se il sonno avesse deciso di sorprendermi all'improvviso.
Mi sollevai scrutando il buio circostante mentre lo stomaco protestava rumorosamente.
Afferrai il cellulare, accesi la torcia e mi avventurai silenziosamente fuori dalla stanza, sfidando l'inquietante quiete della casa nel buio notturno, mossa solo dal desiderio di placare quel bisogno di cibo.

"C'è qualcuno?"

Un rumore ruppe il silenzio, attirando la mia attenzione. La porta della camera di Colin era chiusa ma sentivo la sua presenza come se fosse davanti a me.
L'oscurità avvolgeva tutto intorno mentre avanzavo furtivamente verso la cucina e un altro rumore si fece nuovamente strada in quel silenzio.
"Dai, non è divertente" mormorai tra me e me.
"Colin? Sei tu?"
Mi voltai di scatto quando qualcosa o meglio qualcuno mi sfiorò la spalla.
"Non è saggio vagare di notte. Potresti trovare sorprese spiacevoli... o piacevoli, dipende da come vuoi interpretarlo" disse il maggiore dei Campbell.
Alzai lo sguardo, incrociando il suo penetrante e sentii un brivido scendere lungo la schiena.
"Io...scusami"
Balbettai guardando Colton "Volevo solo prendere un bicchiere d'acqua." Sentii il mio stomaco brontolare e l'espressione sul suo viso mi fece capire che anche lui l'aveva udito.

"Che ne dici di una cioccolata calda con crema di zucca e cannella?"
Un piccolo sorriso mi sfuggì.
"Non credo sia una buona idea" confessai mentre lui si avvicinava e il mio stomaco si ribellò di nuovo. "Non hai cenato. Un po' di cioccolata non ti farà male" disse con convinzione, mentre lo fissavo per qualche istante prima di annuire.
"D'accordo, va bene la cioccolata" mormorai, guardandolo dirigersi verso la credenza per prendere tutto l'occorrente e iniziare a preparare.
"Vorrei chiederti una cosa, Abigail," la sua voce era decisa, ma sapevo che c'era di più.
Raramente quella famiglia utilizzava il mio vero nome e non sapevo se esserne felice in quel momento.
"C'è qualcosa che non ci stai dicendo? Quella persona sembra conoscerti bene."
Deglutii.
Sapevo bene a che cosa stesse alludendo ma alzai il volto verso di lui e lo scossi semplicemente.
"Mi ha mandato delle email, credo che in qualche modo mi abbia..." Mi fermai prima che potessi dire qualcosa di troppo strano.
"D'accordo, sei ancora piuttosto scossa ma dovrai dirci la verità appena te la sentirai."
Annuii alle sue parole e mi misi a sedere nel cercare di calmarmi mentre Colton finiva di preparare la cioccolata.
"Tuo fratello è preoccupato per te, noi tutti lo siamo."
Quelle parole in qualche modo mi fecero sorridere e allo stesso tempo divertire.
"Tu sai che cosa mi ha fatto tuo fratello?" Lo vidi rimanere immobile per qualche istante per poi sorridere verso la mia direzione riempiendo due tazze.
"Qualsiasi cosa sia successa, non è dipesa da lui" mi guardò intensamente continuando subito dopo "fossi in te la dimenticherei"
Mi si avvicinò e mi guardò negli occhi nel porgermi una tazza con sopra una piccola volpe.
"Bevi"
La sua figura sembrava accorciare la distanza con un'aura che gelava ogni fibra del mio essere.
Socchiusi gli occhi annuendo e sorseggiai il liquido caldo.
"Devi capire che c'è molto di più dietro ciò che pensi di sapere" sussurrò con voce più profonda.
"Penso di aver già capito questa cosa ma non riesco a dare una spiegazione a tutto ciò."
Era come se volesse sussurrarmi un segreto ma ogni parola che diceva mi confondeva ancora di più.
Che cosa mi stavano nascondendo?
"Interrompo qualcosa?"
Mi voltai di scatto quando la voce di Colin risuonò nella stanza e si avvicinò a noi due. La tensione era palpabile.
Dannazione, pensai tra me e me, sperando che non avesse udito nulla.
"Vestiti, abbiamo ospiti"
Il tono di Colton era piuttosto imperioso verso il fratello che semplicemente ignorò il comando e si avvicinò a me, osservandomi.
"Per quale motivo? Alla piccola Ember non dispiace, vero?"
Arrossii furiosamente, cercando di nascondere l'imbarazzo crescente.
L'impulso di affondare il pugno nella sua faccia da schiaffi era forte, ma decisi di contenere la rabbia e di distrarmi prendendo la mia tazza.
"Dovresti metterti qualcosa prima che ti venga la febbre"
La sua presenza accresceva il mio imbarazzo, come se il suo respiro caldo sfiorasse il mio viso.
"Perché tanta inquietudine, Ember?" chiese con tono calmo prendendo la mia tazza e portandola alle labbra.
Ma che problemi aveva?
"Quella era mia"
"Possiamo condividerla"
Sentivo la sua presenza avvolgermi, come se scrutasse dentro i meandri più oscuri dei miei pensieri. Era una situazione che avrei voluto evitare a ogni costo, ma mi sentivo intrappola, senza via d'uscita e Colton capì che c'era qualcosa di più.
"Ma ti senti quando parli? vai a dormire e mettiti qualcosa, santo cielo!"
Il volto arrossii nuovamente nel sentirmi sopraffatta dall'imbarazzo di quel momento.
Non riuscivo a capire che cosa stava succedendo, soprattutto quando la testa cominciò a girare e dovetti appoggiare una mano sul tavolo per reggermi.
"Sei un coglione, non ti stanchi mai di metterti in mezzo?!" le parole di Colin riecheggiavano nella stanza ma non riuscivo a capire che cosa intendesse.
"È l'unico modo e lo sai anche tu"
Quelle parole erano lontane, come se la mia mente fosse in uno stato di trance.
Ero in piedi davanti a loro ma allo stesso tempo mi sentivo come se non fossi completamente cosciente.

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