"Il pianto per te l'ho levigato giorno per giorno come luce piena e lo rimando tacita ai miei occhi che, se ti guardo, vivono di stelle"
Alda MeriniABIGAIL
Mi svegliai. Non riuscivo a capire dove mi trovassi, ma quando aprii gli occhi mi ritrovai a osservare la stanza attorno a me. Portai una mano sugli occhi, stropicciandoli delicatamente, e sbadigliai assonnata. Il suono della suoneria riecheggiò tra le mura di quel posto, e mi costrinsi a prendere il cellulare, osservando lo schermo.
"Pronto?"
"Si può sapere che fine hai fatto?"
"Moon?"
"Certo, sono io! Allora che fine hai fatto? Perché non sei a casa?"
"Non sono a casa?" chiesi in tono confuso, alzandomi dal letto e dirigendomi verso la finestra. In quel momento, nella mia mente si collegarono tutti i pezzi. Non ero più a casa, ero a Bath e...
"Bath."
"Bath? Che cosa vuol dire?"
"Sono a Bath."
"Non è possibile che tu sia a Bath, come ci sei andata?"
Guardai nuovamente lo schermo e scossi la testa. "Non ha importanza, ma tu... perché mi stai chiamando con lo sconosciuto?"
"Ho il cellulare scarico e dovevo vederti. Ovunque tu sia, torna subito."
"Non posso."
Giurai di sentire una risata provenire dall'altro capo del telefono.
"Abigail, devi tornare prima che..."
"Prima che cosa?"
La telefonata si chiuse improvvisamente. "Pronto? Moon?" Provai a chiamarla nuovamente, ma senza risultato. E se le fosse accaduto qualcosa? Dovevo tornare. Mi guardai attorno e indossai le prime cose che trovai sul letto. Raggiunsi la porta, ma quando feci per aprirla, andai a sbattere contro qualcuno.
"Il pranzo è pronto, signorina Walsh", mi annunciò una voce gentile.
"Mi scusi, devo andare...
Mi dispiace, lo dica lei alla famiglia Campbell" Sentii la mano dell'uomo posarsi sulla mia spalla con sguardo confuso. "Non posso lasciarla andare, ho ordini ben precisi."
"Abigail, tesoro, cosa sta succedendo?" Mi voltai verso la voce della signora Campbell, che sembrava profondamente preoccupata.
"Devo andarmene, la mia migliore amica è in pericolo" risposi con urgenza, avvertendo che qualcosa non andava. Non potevo rimanere immobile senza fare nulla.
"Abigail, calmati. Vieni a fare colazione e poi ti riportiamo a casa" La voce della donna era così confortevole che quasi ricordava quella di mia madre e per un periodo lo era stata. Annuendo, presi un respiro profondo e scesi le scale fino alla cucina, dove mi sedetti, notando che non c'era ancora nessuno. La donna mi guardò prendendo un pezzo di torta che appoggiò sul mio piatto.
"Allora, vuoi dirmi cosa succede, piccola?"
"Io... non lo so. La chiamata si è interrotta bruscamente dopo che mi ha detto di tornare" risposi, mentre prendevo la forchetta e cominciavo a mangiare la torta al limone, che aveva esattamente lo stesso sapore di come la ricordavo. Quella donna riusciva a spazzare via tutti i miei dubbi e le mie paure con un semplice pezzo di dolce, era assurdo. "Va meglio?" mi chiese.
"Sì"risposi automaticamente, proprio nel mentre che due mani si posarono sulle mie spalle. "Buongiorno, Ember. Dormito bene?" Colin. Dannazione, pensai.
Arrossii quando le sue labbra sfiorarono il mio orecchio destro e cercai di allontanarlo. "Benissimo, grazie"
Mi voltai e cercai disperatamente un aiuto nello sguardo di mamma Campbell ma il suo sorriso sembrava solo incoraggiare il desiderio del figlio.
"Abbiamo molte cose da fare oggi, quindi mangia e preparati"
"Non posso venire con te"
"Non puoi? e perché?"
Feci per dire qualcosa, ma la mia mente parve annebbiarsi. Che cosa stavo facendo prima di fare colazione? Perché non riuscivo a ricordarlo? Scossi la testa visibilmente confusa e Colin ne approfittò.
"Bene, metti qualcosa di comodo, ti voglio tra quindici minuti in giardino."
Che cosa aveva in mente adesso? La sala da pranzo cominciò a riempirsi velocemente finché ogni Campbell non fu al proprio posto.
"Tra una settimana ci raggiungerà Love. Abigail, tesoro, te la ricordi? Da bambina volevi sempre stare con lei."
Scossi la testa a quelle sue parole e mi voltai a fissare Colin. Perché era preoccupato? Chi accidenti era Love? L'avevo vista a casa dei Campbell ma non ricordavo davvero di averla conosciuta da bambina.
"Abigail?"
Mi alzai, mormorando un grazie per la colazione, e mi diressi verso la mia stanza per cambiarmi. Una volta sola, cercai di riordinare i pensieri. Perché non riuscivo a ricordare nulla di Love? E perché quella strana sensazione di urgenza mi attanagliava? Guardai l'armadio aperto e misi una tuta comoda cercando di calmare il battito frenetico del cuore, legando i capelli in una coda alta.
Una volta pronta scesi in giardino, dove Colin mi aspettava.
Il sole splendeva alto nel cielo e un leggero vento accarezzava le foglie degli alberi.
"Pronta?"mi chiese Colin con uno sguardo più serio.
"Per cosa?" risposi ancora confusa.
"Dobbiamo sistemare alcune cose prima che arrivi Love. Voglio mostrarti qualcosa."
Senza aspettare una risposta, mi prese per mano e mi condusse verso il lato opposto del giardino, dove una piccola serra si nascondeva tra gli alberi. Entrammo e mi colpì immediatamente il profumo intenso delle piante e dei fiori. Colin si fermò davanti ad una pianta particolare, dalle foglie grandi, scure, spinose e dai fiori a forma di campana violacei e blu.
"Questa è una pianta molto speciale. Si chiama Vespera Noctis e viene coltivata qui da generazioni."
Mi avvicinai, affascinata dalla bellezza dei fiori.
"Non toccarla a mani nude, il suo veleno è letale."
Lo guardai ancora più confusa. Perché tenere una pianta del genere in un luogo come quello?
"Il Vespera Noctis è una pianta generata dall'unione di Aconito, Stramonio e Belladonna"
"Mi stai dicendo che la tua famiglia crea incroci strani di veleni per... per fare che cosa? uccidere la popolazione umana?"
Colin si mise a ridere.
"Non hai la minima idea di tutto ciò che ti circonda, piccola Ember"
"Beh, quindi perché mi hai portata qui?"
"Mi sembra ovvio. Non sai difenderti."
Ma di che diavolo stava parlando. "E dovrei avvelenare qualcuno?"
La sua risata si fece più oscura e in un attimo mi ritrovai a terra con la sua mano che stringeva appena il mio collo.
Che cosa voleva fare?
"Ha inizio il tuo allenamento, Ember e non uscirai da qui finché non lo dirò io."
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Sibylline
ParanormalAbigail si ritrova immersa in un'esperienza surreale e inquietante, affrontando visioni misteriose che offuscano la linea tra realtà e fantasia. Una trama intricata di enigmi, indagini e incantesimi si svolge davanti a lei, e Abigail si trova a dove...