Persefone

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Alla fine, ciò che Derek aveva temuto si era avverato: la realizzazione del suo incubo. Forse non aveva le mani calde, ma erano fredde e sporche del sangue di Stiles. Se solo non l'avesse allontanato, se non avesse pensato che tenerlo a distanza fosse la soluzione migliore, ora non starebbe fissando il suo corpo freddo e immobile.

Lo aveva chiamato, spinto, urlato e pregato di risvegliarsi, ma non c'era nessuna risposta. Stiles non accennava a risvegliarsi. Tuttavia, la donna che era apparsa nel suo loft con il corpo del ragazzo fra le braccia gli aveva detto che non era morto, solo addormentato.

"Non è morto, ma ha permesso che io mi risvegliassi da un lungo sonno. Il minimo che posso fare è ringraziarlo e riportarlo alle persone che lo amano. Ma dipende da te farlo risvegliare. Il mio potere è legato alla natura, quindi non posso decidere la vita e la morte di un essere umano. Tuttavia, sono riuscita a mantenere il vostro legame, affinché tu possa trovare un modo per risvegliarlo. In questo momento si trova nei campi Elisi e sta aspettando di tornare a casa. L'ho percepito in un mio tempio. Ha molto dolore nel cuore e l'anima in frantumi, ma vuole tornare da voi. Quindi non arrenderti e lotta per lui."

Persefone era apparsa nel loft di Derek in piena notte. Era una donna bellissima, pelle chiara, lunghi capelli castani e intorno a lei una luce bianca come un caldo abbraccio. Derek, per quanto potesse essere spaventato dalla sua improvvisa apparizione e dalla visione del corpo di Stiles senza vita, non poté che ascoltare cosa lei avesse da dire. La sua voce era come una carezza materna, e non percepiva alcuna minaccia da lei.

Dopo che lei ebbe finito di parlare e posato il giovane umano fra le braccia di Derek, svanì. Il calore della sua presenza svanì, lasciando il posto a un freddo soprannaturale che si avvolse intorno al cuore di Derek vedendo il volto spento del ragazzo.

Persefone tornò nella villa, dove Ade la stava aspettando pazientemente. Sapendo a cosa sarebbe andato incontro, Ade fece un profondo sospiro e aspettò che lei gli dicesse qualcosa, qualsiasi cosa. Quando lei aveva finalmente aperto gli occhi, non aveva detto una parola e non lo aveva guardato. Si era girata solo per guardare il ragazzo accanto a lei, gli aveva fatto una carezza, gli aveva sussurrato un grazie e un mi dispiace, poi era sparita con lui.

- Mi rivolgerai mai la parola? – chiese il Dio dell'oltretomba, fissando la schiena della donna che amava. Finalmente poteva osservarla, mantenendo lo sguardo alto senza doversi piegare su un letto.

- Il mio corpo dormiva, ma l'anima era sveglia. Ho sentito e visto tutto quello che hai fatto. - La sua voce tremava, e il suo sguardo era fisso su qualcosa lontano. - Ho visto le vite che hai strappato, ho visto quelle povere anime venire assorbite dal mio corpo. Era orribile! Tutte le volte che accadeva, ti urlavo di smetterla, ma tu non mi ascoltavi. Poi vedevo il tuo dolore, capivo quanto ti stessi odiando per quello che facevi. Quel ragazzo si è offerto volontario, sì, ma lo hai ingannato. Hai usato il suo dolore per uno scopo egoistico. Io non...- Non finì di parlare perché i singhiozzi non le permettevano di respirare. Ade cercò di avvicinarsi, ma lei non glielo permise. - Sapevi che non sarei mai stata d'accordo con questo tuo metodo, eppure hai insistito.

- Sapevo che mi avresti odiato? Sì, come sapevo che non mi avresti guardato più negli occhi, che non ti saresti gettata fra le mie braccia chiamando il mio nome e sorridendomi, come facevi un tempo. Ero pronto a sacrificare la mia vita, ma tua madre nella maledizione aveva messo anche questa clausola. Non potendo donarti la mia vita, ho dovuto trovare un altro modo per farti riaprire gli occhi. Lo rifarei altre mille volte! Preferisco essere odiato da te piuttosto che vivere senza di te. –

- Odiarti? Lo chiedi perché sai che non potrei farlo? È meschino da parte tua giocare anche con i miei sentimenti. – Detto questo, la donna sparì, lasciando Ade solo nell'oscurità della notte.

L'alba sorse con i suoi raggi intensi, scagliando i primi bagliori contro i tetti e le strade di Beacon Hills. Ma quel nuovo giorno portava con sé un senso di angoscia che si insinuava in ogni suo raggio. Era un'alba che disegnava ombre più oscure e silenziose, e il suo calore sembrava un accenno fievole in un mondo cupo.

Derek aveva chiamato lo sceriffo e Scott, guidandoli nel suo loft per condividere la notizia. Tuttavia, il sole nascosto dietro nuvole minacciose faceva sì che il loft fosse intriso di un'atmosfera angosciosa. Lo sceriffo, guardando il figlio in quello stato, sentiva il cuore stringersi. Scott cercava di mantenere la forza, ma il suo sguardo tradiva il peso di una preoccupazione profonda.

Rimasero a parlare per ore, ma ogni parola era intrisa di un'angoscia palpabile. Lo sceriffo dovette tornare a lavoro, e quando rimasero soli i due lupi, Scott collassò emotivamente.

- È il mio migliore amico, è come un fratello per me, e non mi sono nemmeno accorto che era sparito da giorni. Com'è potuto accadere? Che senso ha essere un Alpha se non mi accorgo che uno dei miei amici sparisce? - Scott era distrutto. Tentava di mascherare la sofferenza, ma ogni parola era un peso.

- Scott, non è colpa tua. Non potevi immaginarlo. - Derek lo abbracciò, ma l'ombra della colpa pesava su entrambi. Mentre cercavano conforto l'uno nell'altro, l'alba avanzava, portando con sé una luce che sembrava più una condanna che una speranza.

Mentre i due lupi si confortavano, Deaton arrivò per visitare Stiles, ma la tensione nell'aria annunciava che la soluzione non sarebbe stata facile.

L'emissario confermò quello che aveva detto la donna e che i due lupi potevano percepire con il loro udito, Stiles era vivo, quella conferma però non alleviava il loro peso sul cuore.

- Scott non potevi sconfiggere un Dio greco, soprattutto se quel dio è Ade, il dio dell'oltretomba e da quel che ho potuto capire dal racconto di Derek, la donna che ha salvato Stiles e Persefone, un'altra dea, possiamo dire che siamo stati fortunati. –

- Fortunati? Stiles è steso su un letto. – Provò a richiamare il lupo dentro di sé, - Chissà quando riusciremo a capire come risvegliarlo, per mesi abbiamo fatto il gioco di Ade e alla fine ha ottenuto quello che voleva, per mesi siamo stati dei criceti in una fottutissima ruota. - Ogni parola era un ruggito soffocato, e il suo respiro era un fiume tumultuoso di ansia e rabbia. Ogni muscolo era teso, pronto a esplodere in un'azione violenta contro l'ingiustizia che aveva colpito il suo amico. La sua pelle, di solito chiara, era diventata arrossata, segno evidente della sua lotta interna e della disperazione che si stava impossessando di lui. La rabbia di Scott era come un temporale che si avvicina, carico di tensione elettrica pronta a esplodere in un'inondazione di emozioni scatenate.

Derek, d'altra parte, non era da meno nel condividere ogni parola e sentimento del più giovane, ma non poteva fare a meno di dare ragione a Deaton. Se avessero affrontato Ade a quell'ora, sarebbero tutti stati nei campi elisi con Stiles, senza la possibilità di tornare in vita. Passò una mano sugli occhi, esausto, desiderando rimanere solo in quel momento per sfogare la sua rabbia.

Stava per mandare via i suoi due ospiti quando dalla porta entrarono all'improvviso tre donne. Stava per perdere la pazienza, ma Scott interruppe i suoi pensieri.

- Professoresse? Ma cosa... - esclamò Scott.

- Se Stiles fosse sveglio, direbbe che non esistono nuovi insegnanti a Beacon Hills, ma solo creature sotto mentite spoglie, - disse Lydia, apparendo dietro le tre donne. - Scott, ti presento le tre Moire della mitologia greca. –

- Moire. Ovviamente, - Derek rispose chiaramente infastidito dall'inaspettata intrusione nel suo loft.

- Sappiamo come risvegliare la bella addormentata. – Disse la rossa avvicinandosi al suo amico sdraiato, gli passo dolcemente una mano fra i capelli, - Stai per tornare a casa. – gli sussurrò. 

Incubi del destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora