Vigliacco

107 10 1
                                        

Era trascorsa una settimana da quando Stiles si era risvegliato nel loft di Derek, circondato dai suoi amici e dalle sue professoresse. Lydia aveva prontamente spiegato al ragazzo che i Docenti non erano semplici insegnanti. Il ragazzo non si era stupito, ancora una volta il suo pensiero sul fatto che non esistessero insegnanti comuni a Beacon Hills si era confermato. 

Da quando si era risvegliato, si era chiuso nella sua stanza e non era più uscito. Non aveva voglia di vedere gli sguardi dei suoi amici, non voleva affrontare l'argomento con loro. Ma non stava evitando solo gli amici, stava evitando anche suo padre. 

Forse nessuno di loro sapeva la verità sulla scelta che aveva fatto: aveva scelto di arrendersi ad Ade perché stanco di dover lottare. Come poteva affrontare le persone che amava e ammettere di essere stato un codardo? Un vigliacco? Debole? Non aveva il coraggio di farlo, ma sapeva che non poteva rimanere chiuso in casa per tutta la durata del liceo. Anche se aveva già fatto le sue ricerche e tecnicamente la scuola concedeva questa opportunità a chi ne aveva davvero bisogno, lui non ne aveva davvero bisogno e non pensava nemmeno che il sintomo della vigliaccheria rientrasse nelle malattie speciali. 

Sdraiato sul letto, continuava a lanciare una pallina sul soffitto, perso nei suoi pensieri. Non si accorse che una persona stava entrando dalla sua finestra.

- Per quanto ancora hai intenzione di evitare tutti? - disse Derek, stanco di aspettare che fosse Stiles a fare la prima mossa.

Stiles s'immobilizzò, fingendo che l'improvvisa apparizione del lupo non lo avesse preso alla sprovvista.

- Chi dice che io vi stia evitando? Sto bene! Sono solo ancora troppo debole per uscire, - rispose il giovane, riprendendo a lanciare la pallina contro il soffitto.

- Stai mentendo, lo sento, - sospirò Derek, sedendosi sulla sedia davanti al letto del ragazzo.

- Cosa stai facendo? Tu non ti siedi mai, perché ti sei seduto? Quanto hai intenzione di restare qua? - Per la prima volta, Stiles stava guardando qualcuno in faccia.

- Fin quando non inizierai a parlare con qualcuno? - disse Derek.

- Per dirvi cosa? Cosa volete che vi dica? Cosa volete esattamente da me per non lasciarmi in pace nemmeno un secondo? Tutti continuano a chiamare e a scrivermi, siete opprimenti! - disse Stiles, alzandosi dal letto e reagendo alla presenza dell'uomo davanti a lui. Derek rimase impassibile davanti al piccolo sfogo del ragazzo.

- Se stai davvero bene come dici, allora perché sei chiuso in camera da una settimana? Anche quel giorno che ti sei svegliato in casa mia non hai detto nulla, ti sei solo alzato e te ne sei andato con tuo padre. Non è un comportamento normale per uno che si risveglia da una specie di coma e soprattutto non è un comportamento normale da te, - disse Derek, rimanendo calmo sulla sedia.

- E dimmi Derek, che comportamento ci si aspetta da me? - disse Stiles, il suo sguardo vuoto e freddo fece venire un brivido lungo la schiena dell'uomo.

- Io non... Non volevo dire qualcosa di sbagliato, dico solo che il te di un tempo sarebbe saltato dal letto e avrebbe abbracciato il suo migliore amico e suo padre, non sarebbe rimasto immobile senza dire una parola, - disse Derek, sentendo che da adesso in poi qualsiasi cosa avrebbe detto, sarebbe stata sbagliata.

- Il me di un tempo, - disse Stiles, il suo sguardo posandosi sul pavimento. - Il me di un tempo avrebbe accettato di offrirsi ad Ade perché stanco di lottare per la sua vita? Il me di un tempo avrebbe accettato con riluttanza di tornare? Il me di un tempo si sarebbe quasi pentito di essersi svegliato nuovamente a Beacon Hills? - Ecco nuovamente quello sguardo vuoto e gelido nei suoi occhi dorati.

Incubi del destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora