Capitolo 6

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Willow pov

Musica, alcol e cibo sono esattamente ciò che mi circonda ora. Eppure non riesco a farmi coinvolgere completamente nello spirito festivo dell'ufficio.

Tante cose mi turbano più il cuore che la mente, le parole di Luna mi hanno smosso nelle viscere dei dubbi che speravo di star seppellendo.

Tutto ciò che la mia mente ha registrato nelle ultime settimane sono incantesimi di protezione, localizzazione e visione. Nulla di tutto ciò ha fruttato i risultati sperati e mi ritrovo al punto di partenza.

Volevo scoprire chi fossero i vampiri che mi stavano cercando e che uccidevano le mie sorelle, volevo scoprire cosa non andasse nel mio capo e nel suo amico, ma non ho concluso nulla.

Senza rendermene veramente conto mi sono allontanata dalla baldoria e mi trovo al sesto piano, tentata di salire ulteriormente, lo faccio.

Al nono piano la musica inizia ad essere un vago rumore di sottofondo e per il decimo non riesco più ad udire un suono.

Camminando per l'open space noto solamente scrivanie vuote e uffici pieni scartoffie. La mia mente inizia a viaggiare più della luce e mi riporta a tempi che avevo rimosso da anni.

"Eddai mamma, smettila mi fai sbagliare così" esclamo ridendo e contorcendomi. Tra le mani stretta una coroncina di fiori e foglie e attorno a me le braccia calde e amorevoli di mia madre che mi fa il solletico sui fianchi.

Sorrido radiosa quando si siede accanto a me nel nostro tavolo da pranzo in legno massiccio. Sopra è posto un semplice strato di tessuto blu che funge da centrotavola.

"Ti stai divertendo tesoro?"

"Molto mamma, ne ho regalata una ad Ibis stamattina"

"Molto bene e questa per chi è?" domanda indicando il complesso intreccio che stringo tra le piccole dita.

"Per te" replico con un sorriso carico di spensieratezza.

Anche lei mi sorride in risposta e mi stringe a sé.

Velocemente il paesaggio casalingo lascia la mia vista e riappaiono le scrivanie ed il buio, una rapida lacrima cade dalle mie iridi verdi smerando. Mi manchi mamma, come l'aria.

Respirando pesantemente ed in modo controllato cerco di calmare le lacrime che mi riempiono le guance e rovinano il trucco.

Mi riprendo abbastanza rapidamente dalla piccola crisi e cerco velocemente il bagno più vicino per poi infilarmici dentro.

Le luci automatiche si accendono al mio ingresso e il moderno ambiente mi da il benvenuto. Un grande specchio ricopre la maggior parte di una parente, quattro bagni in serie si estendono davanti a me e senza indugiare mi dirigo allo specchio.

A detta di mia madre assomigliavo completamente a mio padre, un uomo spregevole da cui lei era scappata per salvarci. Non ho mai saputo se la mia storia fosse iniziata veramente così o se ci fosse dell'altro sotto.

Il mascara è lievemente colato e pulisco anche altri punti del viso con la salvietta imbevuta di acqua. Il mio volto sembra triste riflesso sul freddo specchio.

Esco dal bagno con gli occhi leggermente gonfi e con assolutamente nessuna voglia di tornare alla festa. La vista dall'ampia finestra è limitata dalla poca altezza alla quale mi trovo ed un irresistibile desiderio di vedere New York di notte si impadronisce di me.

Mi sento come Harry Potter nel sesto film della saga in cui, sotto l'effetto di una pozione, sente di dover essere in un posto, percepisco di dover essere lì ora. Ho sempre spiegato questo come 'istinto da strega', ma ormai lo avverto come un bisogno primitivo che si smuove dalla parte più remota del mio essere.

The spell of memories and timeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora