Capitolo 11

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Willow pov

La paura è l'unica emozione che provo appena mi sveglio, ho dormito al massimo quattro ore data la fioca luce mattutina che mi ha svegliata.

È stato un sonno tormentato, il sentimento di angoscia mi ha perseguitata anche nei sogni, facendomi rivivere momenti passati da tanti anni ormai.

Indosso una felpa e dei calzini pesanti per poi uscire dalla camera, non sopporto più l'aria soffocante che respiro lì dentro. Salgo le scale velocemente, tendendo l'orecchio per evitare di incontrare qualcuno di indesiderato.

Esco nel terrazzo dell'ultimo piano e mi godo la fioca luce che sta sorgendo dagli alberi. La pioggia di ieri ci ha donato un'aria fresca e odore di bosco.

"Buongiorno signorina Altair" mi saluta una voce alle mie spalle.

Sobbalzo e il mio cuore accelera anche se noto essere solo la domestica "buongiorno"

"Volete qualcosa prima di colazione?" Mi domanda con le mani giunte in grembo.

"Potreste portarmi un the per favore?"

"Che gusto vorreste?"

"Scegliete voi, con due cucchiaini di zucchero per favore"

"Torno subito signorina" afferma tornando sui suoi passi e sparendo all'interno della magione.

Una leggera brezza mi arriva sul viso quando mi volto nuovamente ad osservare il panorama che mi offre questa altezza.

In pochi minuti la cameriera torna con una tazza in ceramica bianca con dei disegni in blu notte, molto raffinata. Mi saluta prima di tornare indietro.

Poggio i gomiti sulla ringhiera ed assaggio la tisana che mi è stata preparata, non penso mi abituerò mai ad essere servita in tutto e per tutto. Un sapore di cannella e zucca mi invade i sensi, un infuso autunnale. I gusti non stonano per niente insieme e anche di prima mattina è perfetto da sorseggiare.

Il flusso dei miei pensieri riparte e mi priva della serenità che avevo lievemente ritrovato qui, le immagini della sera precedente mi invadono la testa e ciò che riesco a vedere è la figura del mio capo coperta di sangue.

Per quanto mi sforzi non riesco a non concentrarmi su di lui, è il centro dei miei pensieri. Il mio cervello sovrappone l'immagine composta ed elegante che ho sempre avuto di lui con ciò che questa notte ho visto. I suoi occhi erano rossi, lo sguardo era crudele, la camicia era scomposta e sporca di sangue. Tutto ciò che credevo di lui è andato in frantumi nell'esatto momento in cui ho sbirciato da quella porta.

Non si è mai scomposto in mia presenza, nulla di emotivo gli è sgorgato dal viso. Ma questa notte l'ho colto a riversare rabbia e odio contro un uomo inerme, sentimenti molto forti per chi non dovrebbe provarne.

Il fatto che non le mostri non significa che non le provi.

"Mi aspettavo avessi già fatto le valigie e che fossi scappata" afferma una voce profonda qualche metro dietro di me.

Mi irrigidisco, facendo quasi scivolare la tazza. Mi volto nella sua direzione ma standogli a dedita distanza.

"Posso sempre farlo più tardi"

"E dove vorresti andare?"

"Il più lontano possibile da te e da tutto questo"

"Ora non stai scappando"

"Non vorrei sprecare il the" replico mentendo, la pura verità è che saprei di non avere nemmeno una sola possibilità di andarmene viva. "Vuoi uccidermi?" Domando guardando le familiari iridi nere che mi studiano curiose.

The spell of memories and timeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora