Capitolo 14

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Willow pov

Spalanco gli occhi in un attimo, c'è una luce puntata verso di me e non riesco a vedere dove mi trovo. Sono distesa a terra ed un lancinante dolore in mezzo alle tempie mi porta a massaggiarmi la testa.

Non c'è nessuno intorno a me e questo mi rincuora per qualche secondo. Il pavimento è di assi dismesse di legno, mentre alle mie spalle un grande telo nero si innalza fino a dove raggiungo con lo sguardo.

Ma dove diavolo mi trovo?

Cerco rapidamente la mia borsa o il mio cellulare con gli occhi e tastando il pavimento, ma nulla attira la mia attenzione, non ci sono, sono sola. Con un lieve movimento del polso sposto, usando la magia, il faretto che mi acceca e poco a poco inizio a scorgere i dettagli del luogo che mi circonda. Pavimento cigolante in legno, telo nero alto diversi metri, faretti e di fronte a me una platea di sedili vuoti. Sono in un teatro abbandonato.

A fatica mi alzo dal pavimento, ancora dolente alla testa ma con nessun graffio apparente. Sfilo rapidamente i tacchi ed inizio a camminare sulla superficie disfunzionale del palco. Dovrebbe esserci un retroscena dal quale poi si può uscire, vero?

Il silenzio assordante che mi circonda non da pace alla paura che mi si sta formando solo ora nel petto, un mattone che non riesco a digerire. Spostando il tendone mi trovo effettivamente nel retroscena, che altro non è se non un luogo di deposito per una cozzaglia di oggetti stravaganti. Teli arrotolati con montagne e cieli limpidi, nuvole di cartone e persino delle parrucche sono sparse sul pavimento. Il vestito mi impedisce una mobilità ottimale ma mi muovo cautamente e tentando di fare meno rumore possibile.

Se i miei rapitori sono dei vampiri sono spacciata, ma non starò di certo ferma ad aspettare la morte. Una serie di corridoi bui e infidi si apre di fronte a me, merda. Sono quattro e portano in direzioni diverse, quello davanti a me da su delle scale e decido di percorrerlo. Pesto lentamente i gradoni in marmo ed arrivo ad un'altra serie di corridoi, ma è un teatro o un labirinto?

Mi osservo in giro, nulla. Svolto a destra, non avendo idea di dove mi trovi. Le direzioni si confondono, i cunicoli sembrano tutti uguali e il fatto che tutto sia illuminato alla perfezione non mi piace per niente, eleva il mio stato di agitazione.

Aumento il passo e sorpasso rapidamente le porte chiuse che mi trovo attorno, come se da esse potesse uscirci il mio aguzzino. Una luce sopra di me si spegne per un secondo e poi si riaccende. Una sensazione di freddo mi circonda la pelle, come farebbe una coperta nel senso opposto. Morte è l'unica sensazione che mi ritrovo a provare addosso, paura e adrenalina sono superflue. Devo andarmene il più rapidamente possibile da qui.

Alzo un piede per spostami e realizzo di avere qualcosa appoggiato sopra, cosa cazzo significa?

Una coroncina di fiori e foglie è ciò che mi appare tra le mani quando raccolgo l'oggetto sui miei piedi. È identica a quella che feci per mia madre nella nostra casa, quando lei era ancora viva. Un vuoto allo stomaco si impossessa di me, cosa cazzo sta succedendo? Il terrore mi riempie ogni cellula del corpo e il mio cervello smette di funzionare.

Non riesco più a definire dove sto andando, corro rapida tra i camerini chiusi, che sembrano non finire mai. Un simbolo si impadronisce della mia attenzione, disegnato sul muro come in ufficio. A differenza della runa nordica che avevo visto qualche tempo fa, questo è completamente diverso. Un fiore mi si piazza davanti agli occhi e frammenti di ricordi si completano insieme.

L'alta erba verde intorno a me mi solletica lievemente le braccia e le api mi svolazzano intorno pacifiche.

Distesa sulla tela mi godo il sole di luglio che mi scalda la pelle chiara "sei già lì tesoro?"

The spell of memories and timeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora