17 - Spit in my face

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Un sogno che si era trasformato in un incubo o un incubo diventato realtà? Io direi più la seconda. Se Rafe, quel Rafe, avesse letto il mio diario avrei perso completamente la mia reputazione. Sapevo che sarebbe stata una brutta idea portarlo qui, perché non lo avevo lasciato nella mia vecchia casa dove nessuno avrebbe letto i miei pensieri inchiostrati su quelle pagine.

E mentre maledivo me stessa per quella scelta, avevo ormai già finito di scendere le scale ed ero nuovamente in cucina dalla bionda.

«Sarah, sai dov'è tuo fratello?» chiesi con il fiato affannato per la velocità con cui avevo sceso le scale.

«Sì, dovrebbe essere nella piccola palestra che abbiamo, è in fondo al cortile, sul retro della casa» mi informò lei e dopo averla ringraziata frettolosamente la lasciai senza alcuna spiegazioni. Seguii le sue indicazioni e in breve tempo trovai la piccola palestra, avevano lasciato la porta aperta e non appena riconobbi Rafe mi precipitai all'interno.

«Rafe!» lo richiamai con scarsi risultati, poiché il ragazzo continuo il sollevamento di pesi, «Sì principessa?» chiese lui utilizzando un nomignolo ironico. Non era sorpreso della mia presenza e non si degnò nemmeno di voltarsi nella mia direzione, la cosa crementò il mio sospetto e di conseguenza mi irritai maggiormente. Sorpassai uno dei ragazzi che si stava allenando con lui, probabilmente era uno dei suoi numerosi amici Kooks, e mi posizionai accanto alla figura del Cameron che si stava allenando.

«Dobbiamo parlare, ora» gli dissi con le braccia incrociate al petto sottolineando la parola che indicava lo spazio temporale, a quel punto Rafe sollevò per un ultima volta i pesi per poi lasciarli sul pavimento e si voltò finalmente nella mia direzione degnandomi di uno sguardo «Ora sono impegnato» controbattè lui sottolineando anch'egli lo stesso avverbio. Alzai gli occhi al cielo e capii che le parole non avrebbero funzionato così lo presi per un braccio e lo trascinai fuori dalla stanza.

Quando fummo abbastanza lontani dalle orecchie indesiderate dei suoi due amici che si stavano allenando con lui, mi fermai e lasciai la presa sul suo braccio. «Allora, cos'è tutta questa fretta? Cosa devi dirmi?» chiese divertito passandosi una mano sui capelli scompigliati come sapesse già l'argomento che avremmo affrontato

«Hai preso qualcosa che mi appartiene» cominciai io con tono fermo e deciso, tenevo lo sguardo fisso sui suoi occhi azzurri che vagavano sul mio viso «e la rivoglio indietro» conclusi determinata più che mai a riavere indietro ciò che era mio. Lui di tutta risposta scoppiò a ridere e cominciò a guardare oltre la mia figura, sottovalutando l'importanza di ciò che avevo detto.

«Senti Leena, se ti riferisci al tuo numero di telefono, io-» non fece in tempo a finire di concludere la frase che lo interruppi «Non me ne frega niente del mio numero di telefono!» gli urlai spostandomi leggermente a destra per rientrare nel suo campo visivo. Quando i suoi occhi si posarono nuovamente su di me erano confusi ma allo stesso tempo irritati dal mio tono di voce e in quel momento capii che forse avevo esagerato, ma ormai non potevo tirarmi indietro.

«Il diario, dov'è?» gli chiesi freddamente e lui scosse il capo confuso «Cosa?» chiese, incredibile ora faceva finta di niente «Il diario, era nel mio zaino e ora non c'è più, e da quel che ho potuto vedere fino ad ora non sei il tipo che sa farsi gli affari suoi» risposi con tutta la frustrazione contro il ragazzo che scuoteva il capo incredulo dalle parole sentite.

Ero lì, a pochi passi dal Cameron ancora rosso per l'allenamento che stava sostenendo poco prima e che io stessa avevo interrotto, erano ancora presenti i segni che gli aveva lasciato Dante il giorno prima si erano cicatrizzati e nel giro di qualche giorno se ne sarebbero andati.

«Solo per curiosità Leena» cominciò lui chinando il capo per guardarmi negli occhi «Hai chiesto anche a Sarah se ne sapesse qualcosa o sei corsa subito da me?»

Midnight Rain • Rafe CameronDove le storie prendono vita. Scoprilo ora