7. Logophile

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Un'amante delle parole

STORMY

Camminai per i corridoi con lo sguardo puntato davanti a me, le gambe che si muovevano velocemente e la voglia di uccidere una persona in particolare.

Non avevo dimenticato quel video postato sui social ed ero pronta ad andare a dirlo alla preside nonostante fossi risultata una bambina. In qualche modo, Celia doveva pagare.

Non appena vidi dei capelli lunghi biondi, i miei occhi si assottigliarono. Avrebbe pagato.
Richiuse l'armadietto e si girò pronta per andare in classe, ma io le sbarrai la strada posizionandomi davanti a lei.

«L'hai postato tu?» le mostrai il video.

La cosa che mi fece incazzare di più, era vedere il suo sorrisetto che fioriva sulle labbra. Non ci provava nemmeno a nasconderlo.

«Tutti dovevano vedere il mostro che sei» si giustificò, come se quella potesse essere una vera giustificazione.

Rovistando nella borsa, prese uno specchietto e si passò indisturbatamente il rossetto sulle labbra.

Non eravamo in un cazzo di film. E questo lo doveva capire, perciò le presi lo specchietto dalla mano e lo buttai per terra, facendo si che esso si frantumasse il mille pezzi.

«Il mostro sei tu, Celia» ringhiai, allontanandomi di un passo. «Tu che posti il video dove il mio fottuto disturbo prende il sopravvento così che possano vederlo tutti quanti.»

Con la coda dell'occhio, notai Liv lontana da me. Mi stava osservando, ma sapevo che non lo stava facendo in modo giudicante, semplicemente nel caso fossi impazzita sarebbe venuta a calmarmi.

Era tutto sotto controllo.

«No, tesoro, il mostro sei tu perché hai cercato di uccidermi.»

«Grazie al cazzo, tu l'hai provocata e hai spiato il suo telefono!» urlò a quel punto Liv, calpestando i frammenti di vetro sotto la sua suola. «Dovevi stare zitta, ma tu devi sempre mettere in cattiva luce gli altri, prendendo di mira i loro punti deboli per mostrare che tu sei la migliore. Sei solo ridicola.»

Il mio sguardo venne illuminato da un lampo di fierezza. Amavo di bene Liv ed ero fiera di lei.

«Andiamo, Stormy, non abbassiamoci al suo livello.»

Mi prese a braccetto e sorrisi a Celia.

«Cancella quel video altrimenti lo specchio non sarà l'unica cosa che romperò. E non potrai giustificarti, altrimenti mostrerò la registrazione schermo che ho fatto al video che hai postato.»

«Non sapete che sono stata io.»

«Celia, mi reputi davvero tanto stupida?» mi portai una mano al cuore, facendo finta di essere dispiaciuta. Poi sorrisi. «Esiste una cosa chiamata "registratore", hai presente quell'app sul telefono?»

La mia domanda ironica la fece boccheggiare e poi stringere i pugni. Io le regalai un occhiolino e me ne andai a braccetto con Liv.

Quest'ultima mi allungò un pugno ed io lo scontrai con il mio.

Eravamo una bella squadra.





























Martedì pomeriggio era arrivato in fretta e questo significava solo una cosa: ripetizioni con Ares Kingston.

Non lo vedevo da venerdì sera e mi ero chiesta tante volte perché non fosse venuto a scuola, ma poi mi ero imposta di non pensarci perché non erano fatti miei.

STORMY - Al di là del mareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora