5. Clinomania

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L'eccessivo desiderio di stare nel letto

STORMY

Dopo due giorni passati a casa, tra solitudine e pensieri oscuri, trovai la forza di alzarmi dal letto e passarmi le mani sugli occhi come una bambina.

Oggi non avevo voglia di andare a scuola, non volevo vedere Celia e gli sguardi giudicanti degli altri. Ero consapevole di essere diventata la ragazza etichettata come la "pseudo-assassina". L'unica cosa che potevo fare, era quella di conviverci e passare oltre.

Liv era venuta ieri pomeriggio a consegnarmi i compiti e a farmi compagnia, rivelandomi anche di aver visto un ragazzo niente male che lavorava in un bar vicino a casa mia.

Sempre la solita.

Puntai lo sguardo verso la finestra, notando che oggi il tempo faceva schifo.

Come il mio umore.
E la mia voglia di vivere.

Decisi di alzarmi, finalmente, dal letto e andare a prepararmi. Quaranta minuti dopo ero pronta per raggiungere quell'inferno chiamatosi scuola.

«Io vado» mormorai, uscendo di casa e chiudendo la porta con un tonfo.

Camminai sul marciapiede, con le nuvole sopra di me che minacciavano di far cadere giù il diluvio, mentre prendevo una sigaretta dal pacchetto e me la infilavo tra le labbra. L'accesi e poi espirai, desiderando di essere come quella nube di fumo, il quale viaggiava libera e poi si dissolveva.

I Chase Atlantic mi accompagnarono lungo il viaggio fino alla scuola e, prima di metterci piede, sentii tutti gli sguardi fissi su di me. Alcuni mi fissavano il volto e altri la mano ancora fasciata da una garza pulita.

Buttai la sigaretta per terra ed entrai nell'edificio, decisa a porre fine a tutti quegli sguardi che mi stavano irritando.

Camminai a testa alta, fino a raggiungere la mia classe e prendere il solito posto infondo, accanto alla finestra.

Non c'era nessuno.

Tirai fuori il tabacco e presi delle cartine dallo zaino, preparando qualche drummino per me e Liv.

Ma nemmeno un minuto dopo che sentii qualcuno schiarirsi la voce, facendomi subito alzare la testa e spalancare gli occhi nel notare Ares Kingston davanti a me.

Le sue iridi scure fisse nelle mie, i suoi capelli scompigliati ma perfetti, il suo buon profumo, l'outfit nero...potevo morire anche adesso.

«Cosa ci fai qui?» riuscii a chiedere, confusa.

«La preside, ieri, mi ha detto che ogni martedì e giovedì pomeriggio dobbiamo fermarci in biblioteca perché ti devo aiutare in matematica, fisica, storia e...biologia.»

Per poco non mi cadde la mascella da quanto spalancai la bocca.

Cosa?

«Stai scherzando, vero?»

«Negativo.»

Quasi mi venne da ridere.
«Bene, allora non ci vengo.»

Ares appoggiò entrambe le mani sul mio banco e si sporse verso di me. Accennò un sorrisetto tanto sexy quanto degno di schiaffi.

«Non farei tanto la spiritosa, fossi in te.»

Mi sporsi verso di lui, così da avere il suo viso vicinissimo al mio.

«E sentiamo, perché?»

«Se non passi l'anno, verrai bocciata. E tu non vuoi dare questo grande dispiacere ai tuoi genitori, vero?»

STORMY - Al di là del mareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora