CAPITOLO 19

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Attesa

Yori

Il tempo scorre inesorabilmente, quasi come se volesse ricordarci di vivere pienamente ogni minuto, ogni istante della nostra vita, quasi come fosse l'ultimo. Stranamente più volte, dall'inizio dell'estate a questa parte, mi sono detta di fare come fanno in molti, e cioè ascoltare questa filosofia e cercare davvero di vivere tutto pienamente, non limitandosi ad esistere, quindi. E per la prima volta dopo tanto, credo che questa gente abbia ragione e non prendo più la cosa sotto gamba come invece avrei potuto fare un tempo.Ed è incredibile che tutto questo sia nato in me proprio quando nella mia vita è arrivato Hanabusa. Suona strano, ma in un certo senso fa anche riflettere. Lui fa riflettere, in generale, perché è davvero un ragazzo diverso, sotto tutti i punti di vista. Come quando ad esempio quel giorno mi aveva detto che mi stava aspettando da tanto. Come se effettivamente non aspettasse altro che la ragazzina strana e associale gli rivolgesse la parola, che in qualche modo cedesse al suo fascino e decidesse di portarlo a bere qualcosa, tanto per scambiare quattro chiacchiere. Ma la cosa buffa è che, a primo impatto, di Hanabusa ci si fa un'idea sbagliata. Da fuori ti sembra il tipico giocherellone che per nulla al mondo è disposto a dedicare del tempo ad argomenti di spessore psicologico, e lì per lì ti convinci che sia un uomo che è ancora un bambino, che deve ancora crescere. Ma ci si sbaglia. So per certo che è così, perché invece lui sa arrivare ai cuori delle persone difficili, difficili come me, e testarde anche, fino al midollo.E così sì, ho ceduto, e ho deciso di conoscerlo. E' da una vita che Yuuki tenta di convincermi ma io non ero in grado di farlo, forse per codardia, forse perché, dopo tutto questo tempo, sono ancora in grado di aspettare qualcosa che non accadrà mai. Sto ancora aspettando che un giorno il mio telefono suoni e che una voce decisa e ferma mi dica: è fatta, sono tuo. Infatti non succede. Non succede mai, e io dovrei decidermi una volta per tutte a voltare pagina.In parte l'ho già fatto. Prima che cominciasse l'estate ho chiesto a Kevin di lasciarmi in pace, di vivere la sua vita. E, se per qualche settimana ho avuto l'ebrezza di poterci credere, poi tutto è svanito, proprio com'era venuto. Kevin è tornato, preparato per dirmi che era disposto a cambiare e che me lo avrebbe dimostrato. Stavolta non ho voluto cedere e gli ho detto chiaramente che non mi toccherà finchè non avrà risolto la cosa. O me o lei, e stavolta l'amore non c'entra. C'entra il fatto che ci siano due donne innamorate della stessa persona che è codarda e non sa scegliere, e io questo sono stanca di tollerarlo.E così aspetterò. Ma ecco, c'è qualcosa di estremamente confortante in quest'attesa. Io sono più forte, più decisa, e credo anche di sapere il perché. Perché ora ho qualcun altro su cui contare. Qualcuno che quando mi guarda mi infonde fiducia e calore, un calore inaspettato che sa di rassicurazioni sussurrate e di cose mai dette. Come il fatto che Hanabusa mi conoscesse già da tempo perché mi vedeva tutti i giorni sul pullman.Ora è come se ci fosse una nuova colonna disposta a sorreggermi. Se prima dovevo affidarmi alle sole mie gambe, ora ho qualcosa in più, qualcosa che è sempre lì, pronto con le parole di conforto e i sorrisi enormi che io non ho mai saputo dare.E che spero di poter cominciare a offrire, prima o poi.A proposito di attese, sto aspettando anche oggi, sotto un portico di una panetteria, che arrivi Hanabusa. Non ho idea di dove andremo, so solo che ultimamente offro ogni minuto qualcosa in più di me a questo ragazzo che sto cominciando a conoscere piano piano. Il profumo del pane riempie le narici e mi riscalda, ricordandomi che andrà tutto bene, che non devo temere nulla perché lui sarà con me. E sembra che nulla possa andare male quando lui è con me.Da lontano, i suoi occhi brillano di una strana luce. E' estremamente serio mentre avanza verso di me, ma appena è sicuro che lo sto guardando, mi concede il sorriso più coinvolgente del pianeta. Un'altra cosa che apprezzo di Hanabusa è che riesce con un semplice gesto a cancellare i dubbi, le paure, le incertezze. Ed è confortante, molto confortante, per una ragazza che ha bisogno di sorridere come me.Ed è travolgente il modo in cui, ancora, ti prende tra le braccia facendoti sentire importante, come adesso, concedendoti un barlume di speranza di una vita che non è mai finita, ma che in realtà va avanti, deve andare avanti nonostante tutto quello che abbiamo subito e che continueremo a subire.-Dove hai voglia che ti porti, oggi, splendore?Cerco di non arrossire troppo dopo aver sentito il nomignolo con cui mi ha chiamata.-Ti va se camminiamo un po'? Ho voglia di fare quattro passi, non cammino praticamente mai.I viali di San Diego d'estate si colorano di un qualcosa che va al di là della felicità. Un confine che non si riesce a captare veramente, perché è troppo lontano dalla nostra mente e dalla nostra percezione, probabilmente distratta dai troppi impegni e dalle cose che ci piace chiamare "più serie" delle altre. Prendi me, ad esempio: il mio libro occupa la maggior parte del tempo libero e ormai non mi stupisco più se la gente fatica a chiedermi di uscire. E' rimasta Yuuki, certo, e stranamente è rimasto anche Hanabusa, che sembra non volersene mai andare davvero. E così ormai la mia vita è frammentata in casa, scrivi, vedi chi vuole vederti e scappa di nuovo a scrivere, perché altrimenti non finisci più. E ancora, ancora e ancora, finchè gli occhi non mi chiedono pietà e sono costretta ad abbandonare la scrivania per dirigermi nel mio letto, che ormai non sa nemmeno più chi sono.Forse un po' mi manca la mia vecchia vita. La vita dove studiare mi piaceva e dove il tempo libero lo occupavo a stare con Kevin – se lui poteva, se lui voleva – e andavo a trovare Yuuki, riempiendola di gioia, perché vederci ci faceva bene sempre, perché a noi bastava un'occhiata e avevamo già capito se qualcosa non andava. Ora tutto ha assunto una piega diversa. Non posso più fuggire da ciò che ho cominciato, e portarlo a termine spesso si dimostra arduo e spossante. Anche se adoro, amo scrivere. E' una passione che mi sradica l'anima. A volte, mentre faccio qualcosa che mi piace e penso a scrivere, mi ritrovo col cuore palpitante e una voglia matta di scrivere su un pezzo di carta qualsiasi cosa. Qualsiasi. Basta che il dolore fisico che precede la voglia matta di liberare la fantasia si plachi.Poi, adesso Yuuki è guarita. In un certo senso, il fatto che sia guarita l'ha fatta crescere; ora è molto più adulta e non ha più bisogno di nessuno. O meglio, non ha bisogno di noi come ne aveva un tempo. Una volta, lei era il fiore e io ero il gambo di quello stesso fiore. Ora, al massimo, sono la piccola quantità di acqua in più che gli viene data una volta ogni tanto. La pioggerella che lo ravviva e lo fa risplendere. Importante, certo, ma non vitale.Improvvisamente il calore della mano di Hanabusa si infila nella mia. Le nostre mani diventano un essere unico, compatto, un mostro di forza che ha la capacità istantanea di tirarmi su di morale.-A che pensi?Il modo che ha di chiedermi cosa mi sta succedendo mi disarma ogni volta, perché sembra che qualcosa – il suo cuore, forse? - gli suggerisca sempre la cosa giusta.-A quanto sono cambiata dall'inizio dell'estate, Hanabusa. Al mio libro...a Yuuki. Anche lei è cambiata tanto.-E questo ti spaventa?-No. O forse un pochino sì. Cioè...a volte ho come l'impressione che non avrà più bisogno di me come ne aveva in passato. So che è un ragionamento stupido...ma dopo la malattia sono cambiate tante cose, sia per me che per lei, e ho come l'impressione di vederla scivolare via.I suoi occhi blu traspaiono sicurezza. -L'hai detto tu stessa, Yori. State cambiando entrambe, e tanto. Ma questo non deve interferire nella vostra amicizia. Sarete sempre le stesse. Lei per te ci sarà sempre come c'è sempre stata...solo che ora è un po' meno fragile.-Sono davvero cambiata, Hanabusa? Lo credi davvero? A volte sento di essere l'involucro di quello che ero un tempo. Mi sento...-Vuota?-No, non vuota. Svuotata, e riempita di nuovo, però con nuove emozioni e nuove sensazioni. Forse per quello che mi è successo, o non lo so. E' che una cosa strana, e a volte ho paura, perché non so bene come comportarmi, come prenderla. Però sento che questa è la strada giusta, Hanabusa. Anche se mi spaventa e anche se sto conoscendo una nuova me, sento che è giusta.E forse fa così tanta paura perché nella mia nuova me c'è proprio lui, questo ragazzo fragile e forte allo stesso tempo che mi da un motivo per cui credere che non sempre la vita si ferma quando il cuore viene spezzato.-Yori...cosa non so della tua vita?E sono sul punto di dirglielo. Sono sul punto di raccontargli dall'inizio ogni cosa, che sono stata presa, amata e gettata, dimenticata come fossi niente e poi ripresa, riamata di nuovo. E che questo sentimento mi ha consumata, mi ha distrutta, e che mi ha costretta a cadere e rialzarmi più volte, cercando di non mollare mai davvero. Glielo direi col cuore in mano, se non comparissero Zero e Yuuki dietro di noi, all'improvviso, e mi riportano alla realtà, chiedendoci se abbiamo voglia di fare un giro tutti insieme, come se non fosse successo nulla.Come se non potessi fare a meno di sentire gli occhi blu di Hanabusa ficcarmisi nell'animo ogni volta che gli concedo di sorridermi, di parlarmi, di sfiorarmi.Somebody that I used to know - Gotye...Lui si nascondeva dietro un angolino remoto, come un soffio di vento, e aspettava che il cuore gli si spezzasse una volta per tutte. Avrebbe potuto giurare, qualche mese prima, che vederla contenta tra le braccia di un altro non gli avrebbe poi fatto così male. Era giusto se si faceva un'altra vita, si ripeteva, era giusto se in qualche modo andava avanti, cercando di costruirsi una vita in cui di lui non c'era nemmeno l'ombra più pallida.Si era sbagliato.Ora, da quel piccolo e sudicio e lontano posto invisibile, la guardava. La guardava scivolare via da lui senza provare a fare niente per cambiare le cose, e in fondo, e lui lo sapeva, questo era ciò che o feriva di più, che lo lacerava nel profondo. Perché significava che aveva rinunciato a lei, per sempre.Quando l'aveva conosciuta, quasi due anni prima, lui – se lo era detto tante volte – aveva cominciato a vedere le cose in modo diverso. Quella ragazza, quella semplice, dolce e infinitamente sensibile giovane donna, gli aveva come dato una botta di vita pura. E non gli aveva neppure mai parlato. Era successo così, un giorno, che passasse per la biblioteca e cercasse un libro, e lui era semplicemente più alto di lei e glielo poteva prendere senza alcuna difficoltà. E, quando glielo consegnò e vide il suo sorriso di ringraziamento, non potè fare a meno di sentire le farfalle nello stomaco, come se fosse un adolescente alle prese con la prima cotta. Lui...lui no, non era niente di tutto questo. Era un professore appena laureato, fidanzato con una delle ragazze più belle della facoltà che aveva appena lasciato, e che in quell'istante – inesorabilmente, meravigliosamente – si stava perdendo negli occhi più splendidi che avesse mai visto. Fu così che se ne innamorò. Quella ragazzina gli bruciò l'anima con un solo sguardo. E, ancora, non le aveva mai parlato.Successe qualche settimana dopo. Non si spiegò il perché, e mai volle saperlo, ma un giorno la trovò in biblioteca, ed erano soli, completamente soli. Lui, più si guardava attorno, più sentiva il desiderio bruciante di parlare a quella ragazza, di chiederle almeno il nome, di sfiorarle il polso, il braccio, qualsiasi cosa, dannazione e così scoprire se era diventato matto o se davvero era partito per una ragazza così, come se effettivamente fosse un bambinetto.E così Kevin la guardò. Lui era in uno dei corridoi, lei seduta una scrivania, sommersa dai libri. Una di fronte all'altro, non facevano altro che guardarsi, che scavarsi dentro l'anima, per comprendere cosa stesse succedendo. Per capire perché uno sguardo facesse così male e bene allo stesso tempo. Fuori cominciava a piovere, mentre Kevin poggiò il suo libro sullo scaffale, lentamente, come per non spaventare nessuno, continuando a guardarla negli occhi. Quegli occhi color nocciola riempivano il suo nuovo mondo. Sempre con una lentezza assurda cominciò a muoversi, piano, come un gattino impaurito, e si avvicinò a quella scrivania, sempre di più. Le fu di fronte e non osò parlare, ma non smise mai, nemmeno un momento, di guardarla. Si diede del coglione, perché le osservò le labbra, e desiderò di mangiargliele, giusto per fargli capire che si stava perdendo in un tunnel del qualche aveva una paura enorme. Perché sapeva già che non sarebbero potuti andare da nessuna parte, perché fra poco più di un anno lui si sarebbe dovuto sposare e sarebbe andato ad abitare a Londra, dove aveva sempre sognato di vivere, con la ragazza della facoltà, così come la chiamavano i suoi genitori, che l'adoravano.Ma, proprio quando stava per rinunciare a lei, girarsi e tornare alla sua scrivania, quel piccolo fiore forte come un uragano, Yori si alzò in piedi, si arrampicò alle sue spalle, e, senza dire una parola, lo baciò. Fu lento, incredibilmente dolce e inesorabile. Kevin stava per svenire, e l'unica cosa che toccava di lei era una mano che teneva stretta, mano che lei aveva poggiato sul suo collo.Quando si staccarono, Kevin non era riuscito a trattenersi dal sorridere. -Volevo chiederti come ti chiamavi, ma mi va bene anche così.Le labbra di quel piccolo fiore, ancora gonfie del bacio, si erano allargate in un dolce sorriso. -Yori. Mi chiamo Yori. - aveva balbettato. E subito dopo, era Kevin che si avvicinava lei. Che premeva le sue labbra sulle sue.Il suo corpo si muoveva da solo, quel pomeriggio d'Agosto. Aveva promesso a Rue che l'avrebbe raggiunta nel suo appartamento, ma poi le aveva mandato un messaggio con scritto che doveva correggere dei compiti di ragazzi che stavano recuperando le materie durante l'estate e che non poteva vederla. Non l'aveva chiamata, perché era sicuro che se l'avesse fatto la voce lo avrebbe tradito, e a quel punto avrebbe dovuto dirgli tutto quello che provava. Si ripeteva che almeno Rue doveva rimanere fuori da quella storia.Seguiva la sua anima dovunque volesse andare. E ultimamente si ritrovava spesso, a farlo. Senza chiedersi perché, la mattina presto si vestiva, prendeva le chiavi, usciva dall'appartamento e si nascondeva dietro il suo enorme cancello, aspettando che uscisse. E poi, da lontano, l'osservava. Si diceva che stava diventando uno stalker, ed era una cosa pazzesca e spaventosa, e aveva anche provato a smettere, ma non ci riusciva. Vederla andare avanti senza di lui gli faceva male, lo puniva, e Kevin si ripeteva che si meritava di soffrire dopo tutto quello che le aveva fatto.Ultimamente doveva ammettere che la vedeva più felice del solito. Nel profondo del suo cuore, sapeva che non si sarebbe mai dimenticata di lui – dove mai non significava un mese, un anno, un altro amore, ma mai, che comprende anche l'eternità, perché il loro amore aveva preso loro tutto il corpo e si era ficcato sotto la pelle – ma desiderava tanto che ci provasse. Che voltasse pagina e che da grande, guardandosi indietro, avrebbe detto che era stata una stupida a sprecare tutto quel tempo con un poco di buono come lui.Faceva ancora più male ricordarsi che lei lo stava ancora aspettando. Perché lui, da bravo doppiogiochista, le aveva chiesto di aspettarlo. E, anche se lei gli aveva detto di essersi stancata, Kevin sapeva che in realtà il suo cuore lo aspettava in silenzio. Ma lui aveva fatto la sua scelta.Il suo cuore lo avrebbe indubbiamente portato verso Yori. Perché Kevin Yori l'amava, l'amava davvero. Yori gli trasmetteva delle sensazioni di giovinezza e purezza assolute che lui non avrebbe mai potuto dimenticare, nemmeno se avesse voluto. Ma Rue gli dava delle certezze. Certezze di una famiglia, di un posto di lavoro condiviso in una scuola di Londra alla quale avevano puntato da anni. Gli trasmetteva calore, ma un calore che non aveva niente a che fare con l'amore di un corpo, ma un calore che significava casa e certezza di non rimanere soli. Stavano insieme da cinque anni, ormai. E, se all'inizio i suoi amici non ci scommettevano una lira, su di loro, ora entrambi erano cresciuti, e lo avevano fatto insieme. La sua anima lo sapeva, Yori era stata una sbandata. Un percorso alternativo, ricco di esperienze nuove, di carezze, di baci mai sperimentati, perché Yori era nuova, giovane, nel pieno dei suoi anni. Gli aveva dato la speranza. La speranza che la vita non era mai monotona, ma che andava vissuta, fino in fondo.Si disse che in quel periodo dovesse essere più felice per il biondino che le girava intorno come un cane in adorazione. No, no, stronzo, non dire così. Sei solo geloso, ti stai rodendo, ecco cosa. Sì, Kevin si stava rodendo. Vedeva negli occhi del ragazzo una luce che non aveva mai visto in sé stesso. La luce di un ragazzo innamorato perso. Se a quel cucciolo innamorato avessi detto che c'era un barlume di speranza che Yori lo ricambiasse, lui sarebbe morto. Sarebbe morto di gioia, perché Yori era la sua vita, adesso, o forse lo era sempre stata e nessuno lo aveva mai capito.Quel pomeriggio avevano parlato, poi erano stati raggiunti da un paio di amici. Erano andati al cinema, poi a un bar, ma Yori le era sembrata pensierosa, e non capiva perché. Cercava di impegnarsi, di leggerle l'anima, ma qualcosa non andava più, in loro. Quando le guardava gli occhi, non sentiva più quella scossa che aveva il sapore di certezze. Vedeva solo vuoto, e il vuoto era la cosa che più lo spaventava.I ragazzi si erano separati. Ora Kevin seguiva Yori e il biondino, giù per la strada principale. Vide la familiare villa in cui abitava il suo bellissimo angelo e si nascose, ascoltando ogni cosa.-Lo vedo che c'è qualcosa che non va, Yori. Ancora da prima che arrivassero Zero e Yuuki. Me lo vuoi dire o no?La piccola non rispose. Non era poi cambiata così tanto. Quando aveva dei problemi se li teneva per sè, come se non volessi caricare nessun altro di un peso troppo grande. O forse dando per scontato che nessuno l'avrebbe mai ascoltata.-Non ho niente.-Tutte palle! Guarda che ti conosco. So che forse non sembra, ma ormai ti conosco.-Hanabusa...E qualcosa squarciò il petto di Kevin. Il silenzio. Un silenzio lungo, metaforicamente assordante. Si voltò disperato, in cerca di risposte.Quel ragazzo biondo, quello che lei aveva chiamato Hanabusa, la stava abbracciando.Lei si lasciava abbracciare.Lo stringeva, come per cercare un appiglio.La piccola scoppiò in un singhiozzo che Kevin udì alla perfezione. Poi, piano piano, e con tono di voce calmo, disse: -E va bene. Ti dirò tutto. Però per favore, quando avrò finito, non andare via. Non andare via. Perché vanno via sempre tutti, Hanabusa.E il professore si prese il volto tra le mani, e con il cuore a pezzi, ascoltò la sua – la loro – storia che veniva fuori veloce e inesorabile dalle labbra di Yori...

Just believe (Zero X Yuki)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora