CAPITOLO 30

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Pain is necessary

YuukiUndone – Hailey Reinheart-Se un giorno dovessi perderti, Zero, cosa dovrei fare? Intendo dopo. Senza di te.-Amore, smettila di essere negativa. Davvero, io...-Sono seria, Zero! Non ridere. Guarda che se ridi ti prendo a calci. Rispondi, cosa dovrei fare?Zero guarda il campi immenso di fiori di fronte a noi, perdendosi in un mondo troppo grande e troppo bello che noi uomini purtroppo non sappiamo preservare. E' serio, non c'è la minima traccia di un sorriso sul suo volto. -...Non mi perderai, Yuuki. E se dovesse succedere promettiamoci che andremo avanti.-Tu ce la faresti? - chiedo, abbassando la voce. -Ad andare avanti senza di me.-No. E lo sai.-E allora?-E allora non perdiamoci, Yuuki. - mi dice praticamente sulle labbra. Poi mi bacia e io lascio che mi divori, che mi avvolga, che mi trascini in un mondo che so che esiste grazie a lui.Quella volta avrei dovuto dirgli che nemmeno io sarei stata in grado di andare avanti senza di lui. Avrei dovuto farlo ma non lo avevo fatto. Lo avevo baciato, il cervello era andato a farsi fottere ma nonostante tutto non avevo parlato, perdendo l'occasione di confessargli che semmai tra noi sarebbe stata scritta la parola fine, di me sarebbe rimasto solo uno stupito involucro vuoto. Il cuore, l'anima, l'essenza dell'essere e i sentimenti: era andato via tutto con un semplice e gelido soffio di vento.Le giornate passano ma perdono il loro vero significato. Il tempio si mischia allo sforzo di rimanere lucida, di non perdersi nel buio; è come se guidassi in un tunnel che è infinito. Un buio che non ha fine non troverà mai la luce che di per sé perde ogni più fragile speranza.Natale è passato. Non so, forse siamo a Gennaio. Forse ai primi giorni di Febbraio. Davvero, da un certo punto di vista non mi importano più lo scorrere del tempo, il ticchettio delle sveglie, la necessità di essere sempre puntuale. Vado a scuola, certo. Mi sto impegnando per riuscire a uscire con un voto decente. Se devo essere sincera, negli ultimi tempi sto andando molto bene; prendo voti che non ho mai visto in vita mia in tutte le materie. E lavoro. Lavoro a volte finchè le mani non mi fanno male e gli occhi bruciano, con la consapevolezza che, grazie a Kaien, i miei e i suoi turni sono stati intervallati in modo da impedirci di incontrarci.L'importante è non rimanere sola. Questo significherebbe automaticamente lasciarsi divorare dalla nostalgia, dalla paura e dal dolore. Agli inizi piangevo ogni notte prima di addormentarmi e mamma veniva a tenermi stretta finchè non mi lasciavo andare, sfinita tra le sue braccia. Poi, piano piano, mi sono imposta di dare una tregua alle lacrime, di tentare di essere più forte, non solo per me ma per tutti coloro che mi circondavano. Le notti non piango più ma mi capita spesso di sognarlo, o di sognare buona parte dei momenti che abbiamo trascorso insieme. E' incredibile come la mente ci giochi brutti scherzi: frasi o discorsi ai quali prima non davo importanza ora riemergono violenti durante la notte, facendomi svegliare di soprassalto, spaventata e incredibilmente triste, vuota.Non so come potrò superare tutto questo. In verità dubito che ci riuscirò. Forse rimarrò così tutta la vita: una donna che sembra un fantasma, che preferirebbe scomparire piuttosto che vivere la vita che c'è la fuori, perché teme di farsi troppo male, di nuovo. Una donna che non ha più nulla in cui credere.Tocco il vetro della finestra in camera mia con la punta delle dita. Il mondo, là fuori, sta andando avanti e lo fa senza di me. Mi chiedo a cosa stia pensando lui. Mi chiedo se pensi mai a cosa avremmo potuto fare oggi o ieri, se non fosse successo quello che è successo, se tutto fosse continuato normalmente. Mi chiedo, ancora, cosa ne sarebbe stato di me se non lo avessi mai incontrato. Probabilmente ora non starei qui a piangere, a soffocarmi col dolore, a rimpiangere momenti che non potrò mai vivere.Eppure, sento che il dolore è necessario. Almeno so che lui c'era, che c'era veramente, che avevo un corpo e un cuore e un anima, e, per quanto mi è stato concesso, ho amato, ho dato tutta me stessa, perché nel mio amore io ci credevo.YoriDurante tutta la mia esistenza ho dovuto fare molte scelte e buona parte di esse mi spaventavano a morte. Non le scelte di per sè, probabilmente, ma quello che sarebbe venuto dopo. Essere qui, ora, di fronte a questa porta e con questo strano sentimento nel cuore – un misto di nausea, voglia di picchiare qualcuno, altruismo e per ultima ma non meno importante, un pizzico di agitazione – rappresenta sicuramente una delle scelte più grandi che abbia mai compiuto. Scoprirò a breve se non diventerà anche la più sbagliata.Ad aprirmi la porta è una ragazzina meravigliosa dagli occhioni di un blu intenso. Un blu meno prepotente – e anche meno sensuale – nel quale sono abituata a immergermi, ma che ha comunque la capacità di mozzare il respiro per un po'.-Ehi. - mormoro. La bimba accenna un sorriso, ma non parla. -Sto cercando Hanabusa...è tuo fratello, vero?La piccola fa cenno di sì con la testa, poi immerge le manine nei capelli e comincia a giocarci, forse per trovare un appiglio. Si vede che è molto timida, ma questo, ai miei occhi, la rende ancora più adorabile – forse perché, per certi versi, mi ricorda suo fratello.-Sì. - dice a voce bassa, dopo un po'. -Vuoi che te lo chiami?Entrare nella casa di Aidoh ha un sapore dolce che sa di conquista, ma ha anche un retrogusto amarognolo. Quando mi vedrà capirà immediatamente perché sono qui, e tutto ciò mi spaventa. Forse non sarei dovuta venire, forse avrei dovuto lasciar correre le cose come dovevano correre. Eppure sono qui comunque – con il cuore in gola, tutta tremante – aspettando di scoprire se c'è ancora qualcosa che si può fare per non ridurre i mesi più belli della vita di Yuuki in cenere in meno di un istante.-Yori?Hanabusa, in cima alle scale, indossa un paio di jeans scuri e una felpa enorme, chiara, che si abbina perfettamente alla sua pelle candida. L'ho sempre visto vestito elegante, e non avrei mai immaginato che potesse stare così bene con dei vestiti semplici.-Ciao. - mormoro. -Scusa il disturbo, ma avevo assolutamente bisogno di parlarti. - Siamo di fronte, adesso, e posso sentire tutta l'influenza positiva che questo ragazzo ha su di me, che mi avvolge e mi scalda, proprio come un dolce raggio di sole del mattino.-Non credevo sapessi dove abitavo. Vuoi qualcosa da bere?-Me l'ha detto Yuuki. Se sei capace di preparare un caffè, molto volentieri. - gli sorrido. Poi mi do un'occhiata in giro, lasciandomi andare, finalmente. -Hai davvero una bella casa.Dire bella la sminuisce. Seppur sia più piccola della mia, è molto elegante e rispecchia la vita di persone semplici, intelligenti ed ordinate. Il salotto è diviso in due parti, in una delle quali vi è una tavolo di cristallo che racchiude la luce del sole – il sole debole e freddo di Gennaio – e la irradia per tutta la stanza. Dall'altra parte, invece, c'è il televisore, due divani in pelle nera e una poltrona dall'aria comoda. Io la userei la sera, per mettermi a leggere un buon libro e avere l'opportunità di vedere la strada attraverso la finestra che vi è accanto.-Grazie. Ma non ti illudere che sia io a tenerla così in ordine: il merito è di mia madre.-Non avevo dubbi. - Gli sorrido. -Però ci sono tante cose che mi ricordano te, come i libri laggiù, in quel mobile, o la tavola di cristallo. Ho come l'impressione di vedere i tuoi occhi quando la guardo.Hanabusa si avvicina, affiancandomi. -E' proprio quello che dice Anastasia, la mia sorellina. Lei dice che in questo salotto ci sono io, ovunque. E' come se portassi luce...come se brillassi. Ti rendi conto di quanto faccia ridere? Io non brillo per niente, Yori!Mi volto verso di lui, in modo da essergli di fronte. -Ti sbagli, sai, Hanabusa? Tu proprio non te ne accorgi di quello che fai...dell'effetto che puoi avere sulle altre persone.Uno dei motivi per cui – a tradimento – mi sono innamorata di questo ragazzo è perché è ancora in grado di arrossire e non cercare di nasconderlo. Proprio come adesso. -Ehm...- comincia poi, guardando ovunque tranne che nella mia direzione -Lo vuoi alla fine, questo caffè?Quasi non sputo il liquido – amaro, ma con la giusta dose di zucchero che lo rende irresistibile e rigenerate – che ho appena bevuto.-Tu...tu lo sapevi? Cioè...sapevi del bambino?Hanabusa è seduto sul tavolo – no, non sulla sedia come tutti i comuni mortali! - e beve il suo caffè. Abbassa lo sguardo, come se guardarmi negli occhi fosse impossibile e significasse che ho capito bene. -Sì. - mormora. -Lo sapevo da prima che si mettessero insieme.Ringrazio il cielo per non aver mangiato molto oggi a pranzo, perché di sicuro non ce l'avrei fatta a sopportare che mi rimanesse nello stomaco dopo quello che ho appena sentito. Mentre Hanabusa preparava il caffè, in modo sempre calmo e controllato, ho cominciato a raccontargli di ciò che era successo a Yuuki e a Zero. Del modo squallido in cui sia lui che Kaname si erano comportati facendo scoprire una cosa così delicata in una maniera poco opportuna e distruttiva – per chiunque, e non solo per Yuuki. Gli ho poi detto che la mia amica si sta spegnendo, inesorabilmente, e che non trovo il modo per tirarla su. Anzi, più ci provo, più sento che lei diventa sempre più piccola, che vuole sparire sempre di più, proprio come una fiammella che che non riesce in alcun modo a rimanere accesa. Certo, continua a studiare e a lavorare e apparentemente si comporta come sempre, ma io ho notato il vuoto pazzesco che le divora gli occhi, quando per sbaglio si lascia guardare e si dimentica di nascondersi.Forse credeva che non me ne sarei accorta, ma a un certo punto Hanabusa ha cominciato ad agitarsi e a non parlare più, sinonimo che sapeva qualcosa di cui io non ero al corrente. E così siamo arrivati a questa bella confessione.-Tu lo sapevi e non mi hai detto niente? - domando di nuovo. Di certo la rabbia è la prima cosa che mi assale. Grazie al cielo le buona maniere mi accompagnano sempre, un po' come la fede che accompagna sempre il monaco, e invece di lanciare per aria la tazzina, la ripongo semplicemente su un piano e scappo via, senza mai voltarmi. Ma che gli è preso a tutti quanti? Credono che sia bello dire le bugie, tra le altre cose in modo così disattento? Prima o poi la fottuta verità viene a galla e spezza, posso vedere con i miei occhi che spezza e costringe a cambiare. Sto per afferrare la maniglia della porta principale, quando vengo strattonata.-Non andare via, Yori. Non mi hai fatto finire! Voglio spiegarti.- dice Hanabusa, tenendomi tra le braccia in un gesto così brusco che stento a credere che gli appartenga.-Non c'è niente da spiegare! Credevo che tra noi non ci fossero bugie, Hanabusa. Beh mi sbagliavo. Voi uomini siete tutti uguali! Ci prosciugate, ci fate morire d'amore, e poi guarda i risultati. Siamo sempre noi quelle a cadere dalle nuvole. Siamo sempre noi quelle che ne escono distrutte.-Smettila! Lo sai che non è così. Ti stai sfogando con me per una cosa che non ci appartiene. Io lo so che cos'hai: ti senti in colpa per Yuuki, perché credi che avresti dovuto proteggerla da tutto questo. Ma ti sbagliavi. L'unica persona che poteva dirgli quella cosa era Zero. Nè io, né tu e nemmeno Kaname dovevamo intrometterci...e forse è proprio perché qualcuno si è intromesso che è venuto fuori questo casino. Yori...non è colpa tua. E' da quando sei entrata che nei tuoi occhi leggo senso di colpa, ma è sbagliato. E' sbagliato e mi da fastidio vedere che ci stai male.Lì, tra le braccia del ragazzo più tenero del pianeta, mi accorgo che ho davvero torto. Che effettivamente il biondino ha ragione, non avrei potuto fare niente per salvare Yuuki. Ho cercato di evitare che soffrisse per amore nella stessa identica maniera di come ho fatto io, ma queste cose non si possono prevedere o fermare. O cambiare. Arrivano, spezzano e se ne vanno, lasciando dietro di sé cocci di una vita spezzata. E il ricordo di Kevin è troppo forte e troppo vivido per non scoppiare a piangere.Una mano di Hanabusa arriva e avvolge metà del mio viso, accarezzandolo. Un gesto che trabocca d'affetto, di tenerezza, che ha il sapore di protezione, come se volesse dirmi non fare così perché insieme a me – e grazie a me – tutto andrà meglio. Tutto avrà un senso.-Era mio amico, Yori. Lo sai che non lo avrei mai tradito. Non ce l'avrei mai fatta ad andare da chiunque e dirgli il suo segreto. E credimi, non lo avresti fatto neanche tu, al posto mio.Con una calma straziante arriva anche l'altra mano. Ora Aidoh avvolge tutto il mio viso, facendomi sentire bene, al sicuro.-Mi dispiace per le parole che ti ho detto...non erano vere. Lo sai che non erano rivolte a te. - sussurro con un filo di voce.I suoi pollici disegnano cerchi distratti sulle mie guance, trascinando via le lacrime leggere. -Lo so, Yori.-Dobbiamo prometterci – comincio, con voce ferma e decisa – che faremo di tutto per fare stare loro meglio. Che io starò accanto a Yuuki e che mi prenderò cura di lei, proprio come lei ha fatto con me tempo fa. E lo dovrai fare anche tu con Zero...Hanabusa mi stringe forte, ma proprio forte forte, fino a quando non capisco più dove incomincia la mia pelle e la sua finisce. -Non credo mi sarà possibile, Yori. Zero è andato via. E' tornato ad Usutzuku.YuukiCalifornia King Bed - RihannaA volte mi fermo un attimo, mi sento cantare e a stento mi riconosco. Da quando mi è stata strappata via l'anima, è come se la mia voce ne avesse risentito. E' più roca, più bassa. Sicuramente meno viva. Questo non significa che non sappia più cantare o che stoni in continuazione, ma sicuramente, ora la mia voce rispecchia una donna diversa, una donna spezzata dal dolore che sta cercando di recuperare i cocci della sua esistenza, nonostante non abbia la minima idea da dove cominciare.-So how come when I reach out my fingers... It seems like more than distance between us.All'improvviso, mentre rannicchiata sul mio letto ascolto una canzone con le cuffie attaccate al mio fedele i-pod, sento che il campanello suona. Per fortuna, soprattutto in quest'ultimo periodo, non ascolto mai la musica troppo alta, perché ho come l'impressione che possa soffocarmi. Deve essere un suono lieve e che accompagna, non qualcosa che fracassa i timpani e fa pompare il sangue nelle vene. Deve calmare, rilassare. Niente di più.Scendo al piano di sotto ed entro in cucina, notando che mia madre è ai fornelli. Si volta, e sorridendomi come una bambina – paziente e dolcissima – mi domanda di aprire la porta perché lei ha le mani sporche di farina. Non so proprio chi potrebbe essere, e forse è anche per questo che percorro i metri che mi separano dalla porta con il ghiaccio al posto del sangue. E quando la apro, effettivamente smetto di respirare.-Kaname? - mormoro con un filo di voce. Un sussurro impercettibile, flebile come il vento di primavera, leggero come la pioggerella d'estate e fragile, fragile come solo le foglie d'autunno possono essere. In un attimo sorgono nella mente troppi ricordi, troppi pensieri che con tutta la mia forza ho cercato di allontanare senza riuscirci: Zero, i giorni passati insieme a lui, il provino, la serata di canto e infine il disastro di qualche tempo prima. Ricordi troppo violenti per rimanere impassibile e non cominciare a tremare. -Cosa ci fai qui? - chiedo.Kaname, come sempre, è elegantissimo. Indossa un impeccabile cappotto lungo sopra un paio di jeans blu scuri, e al collo porta una sciarpa dello stesso colore dei suoi occhi. Occhi caldi, accoglienti, che sembrano chiedermi perdono. Si dice che gli occhi siano effettivamente lo specchio dell'anima: per certe persone, credo lo sia veramente. Nessuno è mai riuscito a chiedermi scusa solo guardandomi, penetrandomi l'anima così facilmente e così dolcemente. Nessuno, tranne Kaname.-So che forse non dovrei essere qui. - comincia, sorridendo appena. -Ma...avevo bisogno di vederti. Posso entrare?Respiro a fondo. La tenerezza che traspare dai suoi gesti – il modo in cui mi guarda, o ancora, come muove le mani o sorride – hanno la capacità di sciogliermi. Non vedo Kaname dal giorno della lite e non avevo mai pensato, prima di adesso, a come mi sarei dovuta comportare nei suoi confronti, semmai l'avessi rivisto. Ma non ho dubbi: io non lo odio per niente, nonostante mi abbia sbattuto quella verità in faccia con così poca delicatezza. So per certo che non lo ha fatto apposta o che comunque aveva avuto i suoi buoni motivi. Gli sorrido, notando che era da una vita che non lo facevo.-Entra. - mormoro.Con passi eleganti, Kaname percorre il corridoio che porta alla cucina. Gli chiedo il cappotto e la sciarpa, così rimane solo in camicia, di un colore scuro, quasi nero. Sta molto bene. Si è fatto crescere ancora un pochino i capelli: adesso gli arrivano fino alle spalle.-Vuoi...qualcosa da bere? - anche un cieco si accorgerebbe del mio imbarazzo. E non so a cosa sia dovuto, visto che Kaname non mi ha mai dato sensazioni negative ma, al contrario, con lui, quando provavo, potevo sempre essere me stessa, esplorare quella parte della mia anima che non potevo e non volevo trovare con nessun altro. La parte che sapeva comunicare agli altri.-Un bicchiere d'acqua va benissimo, Yuuki. - risponde lui. Così entriamo in cucina e, mentre io apro il frigo e preparo l'acqua per Kaname, mia mamma si volta dopo essersi lavata le mani e inconsciamente apre un pochino la bocca.-Ehm, Yuuki, lui sarebbe...?-E' Kaname, mamma. Kaname Aidoh, il mio insegnante di canto. Ti ricordi? Lo hai visto al mio saggio, a Novembre.Kaname saluta cordialmente e prende la mano di mia madre. Entrambi sono rilassati e sereni, e questa cosa, non so perché, mi fa sentire meglio. -E' un vero piacere conoscerla.-Yuuki mi ha parlato molto di te. Un artista, eh?-Non mi definirei un artista, signora. Forse un pazzo a cui piace suonare il pianoforte e che cerca di trovare la perfezione.-Lo sai che è impossibile, vero, giovanotto?-Mamma...- cerco di intervenire. E' adorabile, dolce e protettiva, ma quando fa gli interrogatori diventa strana. Si fa più mamma, ecco. E mette quasi paura.-Lo so, signora Kuran. Ma nessuno ha detto che è una cosa semplice, infatti. L'arte può darti tutto come niente, può donarti la vita più bella o strappartela via. Gli artisti si limitano a maneggiarla. I pazzi...i pazzi la dominano e finiscono per essere dominati. Ma per la musica è diverso e in fondo lo sappiamo tutti. La musica, o almeno la musica bella, quella che viene dal cuore, dovrebbe cambiare le persone.-Tu sei cambiato per la tua musica?-Tantissimo. Ma perché io e la mia musica abbiamo un fine.-Mmmh...- mamma prende una forbice da un cassetto e taglia il bordo di una scatola di panna da cucina. -E quale sarebbe il tuo scopo, Kaname?Lui sorride, distogliendo lo sguardo. -Beh, il mio più grande desiderio è quello di cambiare il mondo. Per adesso, però, vorrei limitarmi a chiedere scusa a sua figlia, perché mi sono comportato come un verme, e non riesco più ad andare avanti se non le chiedo scusa.Il bicchiere, sì, il bicchiere di vetro, stava per cadere a terra e rompersi in mille pezzettini. Non ce la faccio a non sciogliermi in un sorriso enorme, sincero e incredibile. Gli occhi cremisi di Kaname sono nei miei. -Possiamo parlare, Yuuki?Deglutisco. -Certo. - Mi incammino verso il mio maestro di canto e gli afferro una mano, dicendogli: -Andiamo su, in camera mia. - Non voglio che mia madre senta una parola di più, altrimenti rischierei di impazzire. Non posso fare a meno di notare, però, che prima di sparire dalla cucina, ho notato che mamma stava sorridendo. E non sorrideva – in modo puro e spensierato - almeno da quando io avevo cominciato a non essere più la Yuuki di sempre.
Una volta entrati in camera, entrambi rimaniamo in piedi. Osservo Kaname che si guarda intorno sorridendo, mentre di tanto in tanto sorseggia qualche goccia d'acqua. -Si vede che è la tua stanza. - mormora a un certo punto. -Sa proprio di te.-Cosa intendi?-Beh, bassa osservare bene per capire che ti piace la musica: l'i-pod sul letto, lo stereo, i cd impilati là in fondo. - dice, indicando uno scaffale. -Che sei una giovane donna, che ti piace leggere...devo continuare?Ridacchiamo, osservandoci negli occhi. Essere qui in sua compagnia mi fa sentire di nuovo viva. Mi fa sentire che ho ancora qualcuno, là fuori, che crede in me, che non ha ceduto e che vuole aiutarmi.Mi siedo sul letto, rannicchiandomi nella stessa posizione di prima, quando Kaname non era ancora arrivato. Raccolgo le cuffie attorno all'i-pod.-Che canzone stavi ascoltando?-California King Bed.-Mmmh...Rihanna?-Non fare finta di non conoscerla, lo so che la sai.Si siede sul letto, mantenendo una certa distanza da me. -Potresti ricordarmela.Gli sorrido, diventando ancora più piccola. E' da tanto che non canto davanti a qualcuno, ma mi impongo di fare un bel respiro e così, comincio: -Chest to chest, nose to nose, palm to palm, we were always just that close...Wrist wrist, toe to toe, lips that felt just like the inside of a rose...
C'è un momento di silenzio nel quale i nostri sguardi si incontrano e probabilmente ci perdiamo l'una nell'altro. Non ha niente a che fare col desiderio, ma è più una sensazione di benessere. E' come se Kaname mi stesse salvando da me stessa. Poi, con delicatezza, mi afferra una mano. -Mi mancava la tua voce.Ma fa male. Fa tanto male che tutto sia finito e che soprattutto sia finito così. -Kaname...-Ascolta, Yuuki, voglio che tu sappia perché sono qui. Io non avrei mai, mai dovuto comportarmi in quel modo. Era una questione fra te e Zero e io mi sono intromesso deliberatamente, senza pensare, dimostrando di essere stupido e comportandomi da immaturo. Non lo meritavi, Yuuki. E non lo so perché l'ho fatto...cioè, lo so, ma mi sarei dovuto fermare comunque. Yuuki...tu non meritavi di essere tenuta all'oscuro di tutto. Non meritavi di non sapere una cosa così grande e quando io ne sono venuto a conoscenza, ho ceduto, perché ho pensato che non nessuna persona al mondo sarebbe stata in grado di ferirti a tal punto. Ho pensato...ho pensato che se te lo avessi detto, saresti stata salva. Libera. Invece ti ho distrutto. Ed è per questo, Yuuki, che ti chiedo scusa, con tutto il mio cuore e con tutta la mia anima.Sto per piangere, e la cosa più devastante è che credo che poi non riuscirò più a fermarmi. -Non è stata colpa tua, Kaname. La verità sarebbe venuta fuori comunque e mi avrebbe devastata in ogni caso. Forse è vero, mi ha spezzata ancora di più saperla da un'altra persona che non fosse Zero...ma c'è una cosa, Kaname, alla quale purtroppo non posso non pensare. E' orribile, ma la penso, e non ci posso fare nulla. Io a volte credo che se non me lo avessi detto tu, questa storia sarebbe continuata all'infinito. E solo al pensiero che avrei potuto vivere tutta la vita nella menzogna, io...La mani di Kaname arrivano inaspettatamente sul mio volto, avvolgendolo in una morsa delicata ma al contempo possessiva. Le lacrime, lente e inesorabili, hanno cominciato a scendere. -Io sarei morta, Kaname. Sarei morta.A questo punto, Kaname mi avvolge in un abbraccio molto più bello e molto più caldo di quello che mi aveva dato dopo la nostra esibizione. Questo gesto sa di casa, ha un profumo buonissimo e rassicurante e, in un certo senso, ho come la sensazione che tra le sue braccia nessuno potrà più ferirmi. Davvero, mai. -Ti ricordi quando ti avevo chiesto di non spegnere la tua luce, Yuuki? Quanto ti avevo chiesto di lottare? E' arrivato il momento di farlo, di lottare per le persone che ti stanno vicino ma soprattutto per te stessa. Sei una luce, piccola Yuuki, una luce che illumina le vite degli altri e che le migliora, e sai perché lo so? Perchè tu hai migliorato la mia vita. Sento di essere in debito con te. Per cui...- Kaname si stacca e prende di nuovo il mio viso fra le mani -Non ti lascio sparire, non ti lascio spegnere la tua luce. Io voglio aiutarti, proprio come tu hai aiutato me. Usciremo dal tunnel, Yuuki, insieme e con l'aiuto della musica. Hai voglia di fidarti di me?Con le mie mani, molto più piccole di quelle di Kaname e tremanti come non mai, avvolgo le sue. Chiudo gli occhi e ispiro a fondo. Se voglio posso ricominciare, mi ripeto. E non sarò sola. Ho un sacco di persone che credono in me, che non mi abbandoneranno, persone meravigliose che sono pronte a mettersi in discussione proprio come ho fatto io. E non ho motivo di avere paura. In un attimo, è come se il mio mondo riprendesse forma, colore e significato. Le lancette degli orologi e delle sveglie tornano a girare, sento di nuovo i profumi, i suoni della strada, distinguo la bellezza del mio respiro spezzato. Sento il sapore delle lacrime. A un certo punto chiedo, riaprendo gli occhi: -Kaname, che giorno è oggi?-Il sedici di Gennaio. Perchè Yuuki?Perchè è come se per tutto questo tempo fossi morta. Tutto tempo buttato via, sprecato. Ma non ne vale la pena! Voglio lottare, voglio andare avanti. Basta morire, basta spegnersi, perché è tutto finito. Tutto! Adesso si vive. Si ricomincia a respirare, a sognare, a credere.Sorrido come non facevo da troppo tempo. -Credo di essermi devastata abbastanza. Voglio vedere la fine del tunnel, Kaname. Voglio tornare a cantare. Voglio...voglio fidarmi di te.

Just believe (Zero X Yuki)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora