CAPITOLO 26

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Nonostante tutto

Zero

L'ora di cena è passata da un po', quando il treno annuncia di essere entrato nella stazione di Usotzuku. Non mi sono reso conto nemmeno di quanto sia durato il viaggio. In realtà ho smesso di guardare fuori dal finestrino da quando San Diego è diventata solo un puntino insignificante e lontano; da quando quindi ho perso ogni legame con ciò che mi teneva ancorato alla vita che stavo conducendo, una vita fatta di nuove certezze e di speranza, quella vera, quella che ti si insinua nel cuore e che ti fa cambiare.Ora, invece, sono qui, nel posto che mi ha visto nascere e crescere come un bastardo e in cui tutti mi conoscono come il ragazzo senza madre e senza cuore.Credo che prima o poi i miei nervi cederanno. Se non lo stanno facendo è solo per il caffè che ho bevuto prima di partire, per il bacio che ho dato a Yuuki, e per il fatto che la mia pelle sia ancora indelebilmente marchiata con il suo profumo. Non ho la minima idea di cosa farò quando questo se ne andrà, quando i giorni passeranno e lei sarà costretta a udire la mia voce solo per telefono e quando l'acqua della doccia mi ruberà ogni suo tangibile ricordo. Non lo so, non voglio nemmeno pensarci. Per adesso vado avanti per inerzia, con un solo pensiero: devo raggiungere Hanako.YuukiNon so e non capirò mai perché gli ho detto quelle parole. Mi sento già tremendamente in colpa, eppure sono uscite. Non mi ricordo chi è stato ma qualcuno, quando ero piccola, mi aveva detto che non dobbiamo mai pentirci di aver detto le cose che abbiamo detto, soprattutto se, nel momento in cui le abbiamo dette, ci credevamo davvero. E per me è stato così...solo che adesso lo stomaco fa male, è come se si spezzasse ogni volta che ripenso a quelle orribili parole.Non è un addioDevo solo crederci -Essere forte -Ho bisogno di te. Ho bisogno di sentire che va tutto bene.ZeroIn meno di mezz'ora, mi trovo davanti all'ospedale. Non ci sono quasi mai stato, se non qualche volta quando venivo a trovare i parenti.Un'infermiera sulla cinquantina, alla reception, mi indica dove posso trovare il reparto maternità. Calcolando ogni passo e con il cuore in gola, mi avvio verso quello che è il mio destino.L'ospedale, nel reparto maternità, assume tutt'altro aspetto. Qui c'è aria di vita, in un certo senso, di libertà. Ci sono molti uomini, alcuni sereni, altri in preda a una crisi di panico; molti sono giovani, altri più grandi, accompagnati da un ragazzino o da una ragazzina che non sa contenere la gioia perché sanno che fra poco nascerà il loro fratellino.Non sarà mai in grado di essere all'altezza di tutto questo. Non lo sono stato mai. Come diamine ho potuto anche solo pensare che ce l'avrei fatta, che avrei potuto sopportare un peso così grande? Io non sono niente. Il mio passato e i miei errori hanno costruito una persona orribile e falsa; un uomo che non è in grado nemmeno di tenere al sicuro la propria donna. No, Yuuki non l'ho mai salvata, io semmai la ucciderò. La sbranerò.-Mi scusi, cerca qualcuno?Una piccola infermiera – piccola in tutti sensi, perché sembra una bambina, dev'essere anche molto giovane – mi guarda a pochi metri di distanza con due occhioni preoccupati color del cielo. Mi sorride, e io cerco, in qualche modo, di ascoltarla, scrollando via come posso i miei cupi pensieri.-Sì, io...sono qui per Hanako, Hanako Yamada.L'infermiera controlla sulla lista che aveva in mano, mantenendo un' aria molto professionale, ma regalandomi sempre il suo bel sorriso. Se sapesse cosa sono, che cosa ho fatto, mi sputerebbe addosso e non si farebbe molti problemi a cacciarmi via dall'ospedale.-Eccola qui. Posso sapere il suo nome?-Io...io sono Zero, Zero Kiryuu.-E' il padre?Il cuore mi batte a mille. -Io...-Dev'essere per forza il padre! Deve vedere il bambino, ha i suoi stessi occhi. E' una meraviglia. Il parto è andato bene; Hanako è stata davvero molto brava. Ora si sta riposando....vuole venire a trovarla?Annuisco. L'infermiera comincia a guidarmi attraverso lunghi corridoi, finchè non arriviamo alla stanza di Hanako. Lei bussa, ricordandomi, prima di tornare al lavoro, di mantenere un tono di voce basso per non disturbare le madri e i bimbi appena nati.In corridoio sono solo. Le mani tremano, e con loro le gambe. Al posto dello stomaco ho un buco grande come una casa...e non so cosa succederà, non so cosa ne sarà di me, Zero Kiryuu: so solo che quando aprirò questa porta non potrò più tornare indietro.E lo faccio. Afferro come posso la maniglia ed entro nella piccola stanza poco illuminata.Don't you worry child (Acoustic version) – John MartinHanako è distesa su un letto che è attaccato alla parete sinistra: è sola e, forse per questo, ha gli occhi chiusi. Probabilmente perché sente i miei passi li apre, e io mi rispecchio nei prati di primavera più puri di questo mondo. La pelle di Hanako è ancora più chiara di quanto ricordassi, non è truccata ed ha il viso stanco: i suoi occhi sembrano più grandi, sempre luminosi. Piano piano, mi concede un sorriso alzando gli angolini delle labbra. I suoi occhi si fanno più lucidi, ma non cede a nessuna lacrima.-Zero...- sussurra, con un filo di voce. Dev'essere davvero stanca.Mi siedo accanto a lei e prendo una delle sue mani tra le mie. -Ehi...come stai?Lei accenna una risata, ma si ferma ancora prima di iniziare, probabilmente perché non ha nemmeno la forza di ridere. -Non so da dove cominciare. Vediamo: devastata. Felice. A pezzi. Sconvolta. Serena. In un certo senso...nuova, diversa.Sorrido anche io. -Fa male come dicono?Stavolta ride di gusto. -No, fa molto più male, credimi. Ma tanto poi te lo dimentichi. - Stringe un pochino di più la mia mano. -Sono davvero felice che tu sia qui, Zero. Credevo non saresti venuto...e probabilmente, da un lato, sarebbe stato più sicuro così. Poi però mi sono detta che non potevi non vedere tuo figlio, così ho chiamato tua zia, che ha avvisato te. E adesso sei qui.Le offro una carezza al livello della guancia. E' davvero molto calda. E' una cosa naturale che quando si è madri si diventa calde?Dietro di noi, sento un movimento. La porta si apre e l'infermiera di prima, quella piccola, porta tra le braccia un minuscolo esserino avvolto da una coperta enorme di colore azzurro chiaro. Quando entra, la prima cosa che fa è sorriderci.-Credo che sia ora che vi veda. - ci dice. Poi, con una delicatezza e una dolcezza che non ho mai visto, posa il bambino tra le braccia di Hanako. Immediatamente, come una cosa chimica, lei si illumina, e il bambino comincia a regalarle degli strani versetti...che sono meravigliosi. E' come se volesse parlare, e come se volesse ringraziarla di essere venuto al mondo. E nello stomaco stavolta non avverto più un buco. E' qualcosa di molto più primitivo e devastante del dolore, della fame; forse è ancora più antico del mondo. Non so dire bene cosa sia, so solo che è forte e che inevitabilmente mi costringe ad avvicinarmi a quel piccolo esserino, a scostare le coperte, a rispecchiarmi nel suo volto.Oh mio dio. Questo è – oh mio dio.Non ho dubbi, fin da subito, che questo sia il momento più bello ma al contempo più sconvolgente di tutta la mia vita. Non c'è più paura, non c'è rimorso: c'è solo amore, un profondo, indistruttibile, fortissimo amore per una creatura che non mi ha mai parlato ma che già mi appartiene.Questa meraviglia non è un errore, è un miracolo.E non so come abbia potuto pensare che qualcosa di così puro e semplice potesse essere un errore. E' vero, io non sono innamorato di Hanako, lei non lo è di me, apparteniamo entrambi ad altre persone, ma ciò che teniamo tra le braccia, ciò a cui abbiamo dato vita sa di speranza, speranza di vita che va avanti, nonostante tutto ciò che abbiamo fatto, detto o pensato; nonostante non sia stato in grado di donare un briciolo del mio cuore a questa donna, nonostante continui a mentire a me stesso e a Yuuki, non posso più pensare che questa meravigliosa creatura sia un errore.Mai più, mai più.Il bene che già gli vogliamo ci fa paura, perché scava dentro e costruisce nuove prospettive, nuovi orizzonti. Non so dove mi porterà tutto questo, so solo che qui e adesso sto vivendo una nuova vita, una vita nella quale sono diventato padre.-Zero...- mormora Hanako. -Stai piangendo.Non me n'ero reso conto, ma calde lacrime solcano il mio viso. Senza dire una parola, solo con lo sguardo, chiedo ad Hanako di cedermi il bambino. E' fragile, piccolo: pesa quasi quanto un piccolo gatto...ed è così bello. L'infermiera aveva ragione, ha gli occhi uguali ai miei. Un piccolo simbolo del mio peccato che mio figlio porterà sempre con sé. Eppure, non ne sono deluso, non sono arrabbiato.Questo bambino è mio mio mio mio mioAnche Hanako piange in silenzio, osservando i miei piccoli gesti insicuri. Non so proprio niente di queste cose, ma forse avrò l'occasione di imparare. E poi, non so perché, mi viene da dire una cosa che forse spezzerà sia me che Hanako, ma sento che deve starci, deve venire fuori adesso.-Hanako, quello che abbiamo fatto è...bellissimo. Guardalo, questo bambino è un miracolo, ed è nostro. Aver scelto di tenerlo è stata la cosa più bella e più giusta che abbia mai fatto in vita mia.Hanako mi tende la mano, e io gliela stringo, mentre con l'altro braccio tengo forte mio figlio. -Anche per me è così, Zero. Se lo avessi perduto, se avessi scelto di abortire, credo...credo che sarei morta.Proprio in quel momento, mentre il bambino è tra le mie braccia e Hanako mi sta stringendo forte la mano, Kaito entra. La sua espressione, quando ci vede, cambia nel giro di un secondo, attraversa almeno un milione di stati d'animo diversi. Ciò che percepisco è dolore, angoscia, rabbia e, in forma più nascosta, disperazione. Il mio migliore amico comincia a sbiancare sotto il mio sguardo, poi, senza dire nulla, abbandona la stanza.-Kaito! - grido, spaventando il bambino che comincia a piangere. Hanako mi fa segno di darglielo e nel giro di un secondo si calma tra le braccia della madre.-Non...non può averlo capito. - mormoro più a me stesso che a lei. Hanako culla nostro figlio, continuando a guardarmi con occhi impotenti e tristi. Le lacrime si sono placate, ma vengono sostituite da un tremolio molto forte che la scuote e la fa sembrare ancora più vulnerabile.-Hana...-sussurro, con un filo di voce. -Lui non lo ha capito, vero?I suoi occhi non sono più nei miei. Stringe spasmodicamente le copertine del piccolo, e, così facendo, le sue mani diventano bianche come il latte.-Lui non lo ha capito. - mi dice, con una calma che mi fa rabbrividire. -Lui lo sa.Il mio mondo crolla e si ricompone troppo in fretta. Mi manca il respiro per più di qualche secondo, poi mi ricordo che se voglio vivere i maledetti polmoni li devo usare. Respira, mi dico, ma nonostante ciò il dolore non mi lascia. Mi spacca, mi devasta, mi fa capire quanto stronzo io sia stato, ma non se ne va.-Come lo sa?-Gliel'ho detto io, Zero. Non ce la facevo più...dire lui tutte quelle bugie, continuare a mentirgli per me era diventato impossibile, insopportabile. Alla fine gliel'ho detto. Ieri. Poco prima di venire in ospedale. Gli ho detto che circa un anno e mezzo fa ho cominciato a venire a letto con te e che a un certo punto è successo...noi...Mi alzo dal letto, praticamente in preda a un attacco di panico. -Cristo, Hana! Sei matta? - Cerco di non urlare, per non spaventare il piccolo di nuovo. -Ti ha picchiata? Ti ha fatto del male?-No! Subito è andato di matto, ha dato calci e pugni a tutto ciò che trovava nella mia stanza e mi ha spaventato a morte...poi ha visto che ero disperata. E con disperata intendo veramente a pezzi, Zero, non mi riconoscevo nemmeno io. Credo di avergli chiesto scusa, tra le lacrime. Non capivo più nulla, il dolore era troppo forte. Credevo che se ne andasse. Credevo mi avrebbe abbandonata per sempre. Invece, dopo mi ha abbracciata. Capisci, Zero? Mi ha perdonata. Ti rendi conto del cuore grande che ha quel ragazzo? Ti rendi conto che né io, né tu ce lo meritiamo? Eppure lui mi ha detto che è disposto ad accettarmi. Però...Non sento più le palpebre. Non sento più le labbra, il corpo, il calore dei vestiti. Tutto superfluo. -Però non riesce a perdonare me, vero?Hanako torna a guardarmi. -No, Zero.Prendo un bel respiro e mi precipito fuori dalla stanza. Certo che un anno e mezzo fa dovevo essere una gran testa di cazzo per fare una cosa del genere: scoparmi la ragazza del mio migliore amico. Ma dove avevo la testa? Ma chi cazzo credevo di sorprendere? Mio padre, che nemmeno era con me? O mia zia, che si faceva in quattro per prendersi cura di me e della casa? O forse non è niente di tutto ciò. Forse l'ho fatto per me stesso, per dimostrare che ero in grado di fare tutto quello che volevo quando volevo senza avere il problema dei sentimenti. Mi ricordavo perfettamente cosa volevo: divertimento, svuotamento. Solo sesso. Beh, ora mi sembra la cosa più sporca del mondo. Ora che so come si vive, ora che so come si ama, vorrei solo strapparmi di dosso i miei cazzo di errori e la mia stupida vita in cui non riuscivo a far altro che far del male alle persone.Yuuki, amore mio.Lo vedo, in fondo al corridoio, proprio mentre sta uscendo dall'ospedale. Cammina a passo spedito, col cappuccio in testa, gesto che fa quando è arrabbiato e vuole isolarsi dal mondo. Anche alle medie una volta avevamo litigato di brutto e lui, il giorno dopo, si era presentato a scuola col cappuccio e nessuno gli poteva rivolgere la parola. Alle medie avevamo litigato per una cazzata, ora la situazione è ben diversa.-Kaito!Ovviamente, non si ferma. Ma io non mi arrendo, lo seguo fuori dall'ospedale. Ormai gli sono vicinissimo, perché ho sempre avuto il passo piuttosto svelto. -Kaito, per favore...E arriva. In pieno volto, sul naso, spostato sulla parte destra. Un pugno. Un pugno liberatorio, che sa di odio, vendetta, di che cazzo hai fatto della mia vita e dei miei sogni.Perdo l'equilibrio e per un po' non vedo niente. Sento solo dolore, l'odore del sangue e il suo sapore metallico nel giro di qualche istante arriva alla bocca.-Ti spacco la faccia, Zero, se non te ne vai immediatamente. - dice lui. Non ho mai visto i suoi occhi così grandi e nemmeno il suo corpo così teso.-Kaito, ascoltami.Mi picchia, di nuovo, e io non faccio assolutamente niente per difendermi. Arrivano altri colpi, uno che fa più male dell'altro, ma come punizione, li accetto. Se fossi in lui farei la stessa cosa. In un certo senso, lascio che Kaito uccida la parte di me che odio. La parte di me che per tutto questo tempo ha sbagliato. Mi va bene così.-Hai rovinato la mia vita, stronzo! Eri il mio migliore amico...sapevi quanto ci tenevo a lei, Cristo santo! Vaffanculo. Io ti odio, mi hai capito, Zero? Ti. Odio. Hai rovinato tutto di me. I miei sogni, le mie speranze. Hai mandato tutto a puttane. Tutto!I colpi continuano per un po'. La pelle diventa insensibile, non sento quasi più il dolore. Dopo qualche minuto, Kaito si inginocchia vicino a me. Respira affannosamente, e non so se è per gli sforzi o perché sta piangendo.-Kaito...-...mi fa schifo perfino la tua voce.-Ascoltami. - biascico a fatica. -Probabilmente non le vuoi sentire queste parole, ma devo dirtele. So che ti faccio schifo. Mi faccio schifo anche io. Non mi riconosco più nel coglione che ha fatto tutti questi casini, e sai perché? Perché adesso sono diverso. Adesso so che cos'è l'amore...-Non me ne frega un cazzo dei tuoi sentimenti...-E invece te ne frega, Kaito, perché adesso so cosa vuol dire! So cosa stai provando. Posso immaginare cosa senti perché se a me avessero fatto quello che io ho fatto a te, probabilmente non mi sarei limitato alle botte. Io mi sto odiando. Non so più chi cazzo sono, Kaito...se potessi tornare indietro, se solo potessi cancellare quello che ho fatto, lo farei, adesso. Senza nemmeno pensarci. Perché non è giusto. Perché lei era tua, l'ho sempre saputo che era tua. E quel bambino...Sento che geme, spezzato dal pianto.-Doveva essere vostro, Kaito. Lo sai anche tu. Perché tu saresti stato un padre perfetto. Perché tu ami Hanako più della tua stessa vita.Rimane così, a piangere accanto a me per lunghi, interminabili secondi. Il mio sangue sporca i vestiti e bagna il terreno, ma non trovo la forza di mandarlo via, di pulirmi. A un certo punto, con un gesto brusco, Kaito si asciuga le lacrime.-Non voglio vederti mai più, Zero, hai capito? Stammi lontano. Fallo o è la volta buona che perdo il controllo e ti ammazzo.Si alza, e lo faccio anche io, piano piano. Vedo che si allontana; ogni passo è una nuova firma verso il nostro definitivo addio.-Kaito? - lo chiamo. Lui si ferma, ma rimane voltato.-Puoi dire addio a me, ma non abbandonare lei. Ha bisogno di te, Kaito, non di me, lo sappiamo bene tutti e due.Le sue spalle, impercettibilmente, si alzano e si abbassano. Poi, senza dire più nulla, sparisce nella nebbia di un mattino di Novembre.Quando torno da Hanako, il bambino sta dormendo tra le sue braccia. Mi medico le ferite come posso – ed è buffo farlo da soli, visto che sono in un ospedale, ma non voglio spaventare le infermiere – e con gli oggetti che trovo in giro. Ad Hanako ho già raccontato tutto. Che Kaito probabilmente non mi perdonerà mai, e che non vorrà nemmeno mai più vedermi. Lo capisco, comunque, e forse è proprio per questo che non riesco a disperarmi. Ha fatto la cosa che avrei fatto anche io.-Ho rovinato la sua vita, Hana. E' il minimo che possa fare.-Io credo che col tempo ti perdonerà, Zero. O almeno è quello che spero. Nemmeno io meritavo il suo perdono, eppure me lo ha dato. Anche se adesso dubito che dopo quello che ha visto tornerà da me.-Ti ama, Hana. Non ti lascerà andare, ne sono sicuro. Ha solo...bisogno di tempo.Rimaniamo in silenzio per un po', contemplando la bellezza di nostro figlio che dorme. A un certo punto, Hana dice: -Dovremmo dargli un nome.-Non lo hai ancora scelto?Hanako sembra imbarazzata. -No, senza di te non volevo fare proprio un bel niente, Zero.-Dovresti scegliere il suo nome insieme a Kaito, Hana...-Io voglio farlo insieme a te. Almeno il nome posso sceglierlo insieme al padre biologico, per favore?Afferro le dita paffute di mio figlio, che come risposta, benchè stia dormendo, stringe le mie sua volta.-Ti piace Naoki? - chiedo.-Mmmh...c'era un bambino alle elementari che si chiamava così e mi prendeva sempre in giro.Ridacchio. -E allora?-E allora sarebbe meglio che mio figlio non si chiamasse così! E se invece lo chiamiamo Rido?-Scommetto che diventerà un ragazzino molto simpatico...Hana mi dà una forte pacca sulla spalla, ed entrambi cominciamo a ridere. -Uffa, credevo che la scelta del nome fosse molto più semplice! - borbotta lei, dopo un po', ancora ridacchiando.-Che ne dici di Haru? - chiedo infine.Lei ci pensa sopra. -...Haru. - ripete, assaporando la parola lentamente. -Haru significa luce del sole, splendore, vita. Mi piace, mi piace molto.Accarezza il volto del piccolo e gli sorride. -Haru. - mormora. -Il tuo papà ha proprio un buon gusto in fatto di nomi.Di nuovo, il meraviglioso dolore allo stomaco si fa sentire. Non ho mai passato una giornata più sconvolgente di questa. Ho visto mio figlio, ho scelto il suo nome, ho perso il mio migliore amico. So che questo è solo l'inizio di un lungo percorso che sarà pieno di ostacoli, paure e perdite, ma non posso fermarmi adesso, non adesso che ho un'altra ragione per vivere.E Yuuki, Yuuki... mi manca. Vorrei che fosse qui. Vorrei poterla stringere tra le braccia, sentire il calore che emana il suo corpo, nonostante sia così piccola, nonostante sia così fragile. Vorrei semplicemente poter lei dimostrare che in me c'è ancora una parte che è degna di essere amata e salvata, ed è la parte che lei e questo bambino hanno fatto nascere.***-Non mi toccare! - grida, lacerando il silenzio. -Semplicemente, non toccarmi.Sono circondato da buio. Non quel buio che trovi la notte quando dormi e sei certo di essere tra le mura di casa, al sicuro. Quel buio che ti attanaglia quando perdi tutto, anche il respiro, il buio che non ti fa ragionare e si insinua nella tua mente, logorandola.Sono certo che sia un sogno, ma la mia mente accetta questo pensiero come da lontano, così continuo a viverlo. Un po' come se non avessi scelta, come se fossi inerme. Lasciarsi divorare dai sogni è un po' anche questo: farci dominare, a conferma del fatto che a volte siamo inetti perché scegliamo di esserlo.A poco a poco, davanti a me, si fa chiaro il volto di una donna. Anche la voce che avevo sentito prende forma: se prima era un semplice sussurro, ora è forte e chiara. So di chi è, eppure non mi viene in mente il nome. E a pensarci è come se avessi un enorme buco nello stomaco. Perché fa così male? Perché non posso semplicemente far finta di non aver sentito nulla e continuare a farmi divorare dal buio?-Non toccarmi.Il volto ora ha un senso. Anche la voce di prima, abbinata alla persona che le dà vita, ha un senso. E se poco fa potevo dire di non possedere un corpo, ora invece lo sento, forte e chiaro. Ho mani e piedi e braccia. E un cuore, in un posto remoto del mio petto.-Yuuki? - chiamo. Ma il suo volto è così sfocato che devo stringere gli occhi a una fessura per vedere la sua reazione. -Yuuki, sono io. Non mi riconosci?Anche il suo, di corpo, ora esiste. Se allungo un dito la posso toccare. Perché posso solo sognarti, Yuuki? Perché non puoi essere qui, adesso?Ma anche se è un sogno, posso in ogni caso provare a avvicinarla. Allungo il braccio per toccarle il volto con le dita, ma lei indietreggia. -Non toccarmi. - mormora. Poi piange. Il pianto fragile di una creatura che non si è mai meritata tutto questo.Il buio, come un mostro, mi mangia. Comincia dai piedi, le gambe, poi lo stomaco: spappola loro come se fossero mangime per animali. Eppure non voglio lasciarmi andare. Eppure, voglio provare ad andare avanti perché un motivo per vivere ce l'ho. Sei tu, amore mio. Non lasciarmi, non ora.-Yuuki! - grido. Ma non serve a niente. Nonostante siamo così vicini, nonostante ci separi solo un filo d'aria, lei sfugge. Non mi ascolta ed ora è sempre più lontana, più inconsistente. -Yuuki! - grido, ancora e ancora. Di concreto e vivo mi è rimasta solo la voce: le tenebre hanno spazzato via tutto.L'unica luce è il suo volto.Quando apro di nuovo la bocca, la mia voce ha perso ogni tipo di consistenza. E proprio quando capisco che sto soffocando, sto soffocando, Yuuki scompare, la sensazione di vuoto svanisce e per un attimo ho come la sensazione di brancolare nel vuoto.Sono sveglio.-Zero? - mormora Hanako, preoccupata.Mi ci vuole qualche secondo per capire che sono vivo, che sto bene, e che quello era solo un sogno.

Just believe (Zero X Yuki)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora