- Vorrei solo che potessi sentire quello che provo senza bisogno di parlare... - lo dissi piano, quasi a non voler disturbare quel silenzio che si era creato... - Vorrei solo che potessi leggere il mio sguardo e capire... - continuai con il terrore...
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Cosa c'è dopo? Tutti se lo sono sempre chiesti ed anche Jungkook un giorno l'aveva fatto, dopo cosa poteva esserci? Sarebbe stato tutto uguale solo più bello? Più pulito? Avrebbe avuto accanto la persona che amava?
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Jungkook Pov
Sentivo continuamente della musica in quello strano e pacifico silenzio, amori persi, amori arrabbiati, traditi, ma per la maggior parte del tempo sentivo una voce che mi piaceva, che mi calmava, che non mi faceva provare alcuna paura in quell'oblio. Sapevo di conoscerla, sapevo di dovermi ricordare ma era come se una leggera patina si fosse posata su di me: - Sai per caso dove è finita la mia tazza preferita? - mia madre, a piedi scalzi come piaceva a noi, gironzolava in cucina alla ricerca di quella strana tazza. - Si è rotta dopo.. - c'era qualcosa di sbagliato in tutto quella situazione ma c'era la mia mamma e a me importava solo quello: - Aigo.. che sbadata.. - era tutto strano e nonostante questo continuavo a sentire un leggero ticchettio e quella dolce musica: - Omma.. la senti anche tu? - si voltò a guardarmi mentre la sua fronte si corrugava: - Cosa angelo mio? - non la sentiva ed io non continuai. - Allora, lo beviamo un te? - Dio quanto era bella, non me la ricordavo così ma ricordavo che lei non sarebbe dovuta esserci: - Omma.. che ci fai qui? - mi sorrise di nuovo, sistemandomi una ciocca dietro l'orecchio. - Quando mi hanno detto che eri in ospedale sono corsa subito.. - fui io a corrugare la fronte chiedendole di cosa stesse parlando: - Non te lo ricordi? - scossi la testa, non capivo a cosa si riferisse e la mia mente sembrava non voler collaborare come avrebbe dovuto e, come se niente fosse: - Omma, facciamo gli hotteok? - mi guardo nuovamente stranita ma sorrise come faceva solo con me: - Ma certo angelo mio.. - sarebbe stato come un tempo ed io ne fui felice. Ma, di nuovo, sentii quel ticchettio, lo stesso che mi fece innervosire: - Angelo mio.. devi lottare adesso.. - lottare? Contro chi avrei dovuto lottare? Ma tutto divenne nuovamente buio ed io non ebbi la forza di aggrapparmi a nulla, non volevo in realtà, volevo tornare da mia madre, dalla calma, dalla felicità.. Jungkookie.. eppure, quella voce, mi fece in qualche modo, smettere di precipitare iniziando a planare dolce mentre mi accompagnava verso una distesa di erba.
Per un po' ci fu di nuovo silenzio, la musica era più dolce questa volta, sembravano pianoforti suonati con leggiadria e mi piacque.. torna da me.. da chi? Chi sei tu? In cuor mio lo sapevo, sapevo chi fosse eppure continuava a sfuggirmi e, nuovamente mi ritrovai nella mia vecchia cucina, mentre mamma preparava l'impasto dei nostri pancake preferiti. - Cosa manca angelo mio? - le dissi che mancava il miele ma che non ne tenevo più in casa e lei ridacchiò divertita: - E quello cosa è? - indicò la mia mano, in essa vi era un barattolo stracolmo di miele ambrato e corrugai la fronte, continuavo a ripetermi che c'era qualcosa di sbagliato, che io non sarei dovuto essere lì ma nonostante tutto, non volevo lasciare la mia mamma né quella strana felicità. - Posso stare qui per sempre? - lei continuava a lavorare con l'impasto per poi prendere una padella antiaderente e il burro: - Niente dura per sempre angelo mio.. - le chiesi il perché e il suo viso si fece triste, nuovamente sentii quella voce, sembrava sul punto di piangere: - Non possiamo restare qui per sempre. - misi il broncio come facevo un tempo, lei sorrise accarezzandomi la guancia, sembrava volermi dire di più ma era chiaro che non poteva. - Hai ancora tanto da fare angelo mio.. - era come se mi avesse messo davanti ad una scelta ed io non volevo, sentivo il desiderio impellente di trovare quella voce ma allo stesso tempo avevo il bisogno di rimanere con la mia mamma e sospirai: - Perché devo scegliere? - accese il fornello e si avvicinò per accarezzarmi ancora una volta la guancia: - Perché non può farlo nessuno se non tu.. - in quello stesso istante il fuoco si spense senza nemmeno che gli hotteok fossero pronti, mi guardava come a volermi dire addio ed io non ero pronto. Sgranai gli occhi e presi la sua mano chiedendole ancora del tempo e, seppur sembrasse felice, la stessa non coinvolgeva il suo sguardo: - Puoi averlo angelo mio ma dopo sarà ancora più difficile tornare.. - tornare da chi? - Appa ti aspetta.. luiti aspetta.. - lui, era la voce che sentivo? Quel lui era quella calma che mi faceva sentire bene nonostante fossi in quella specie di limbo? Fece si con la testa e, stranamente felice, iniziò a cuocere i pancake, ancor una volta la musica cambiò e chiusi gli occhi nell'ascoltare quel canto disperato, qualcuno diceva di non poter vivere senza qualcun altro, che tutto sarebbe stato difficile ma decisi di non voler ascoltare perché faceva male ed io non volevo sentire niente.
Trovai gli hotteok pronti sul piatto, erano ancora caldi ma non avevo visto mia mamma cucinarli, provai a prenderne uno ma era caldo e la mia mamma rise divertita: - Non sei mai stato un bambino impaziente, sei cresciuto ed io non c'ero.. - le sorrisi caldo, perché non era colpa sua, perché lei c'era stata comunque ma sorrise nuovamente dicendomi che potevo mangiare il mio hotteok. Gli diedi un morso e gemetti dal piacere: - Dio è buonissimo! Non ho mai mangiato niente di così buono! - mia madre non aveva perso quel sorriso, sembrava stesse fingendo: - Sai cosa li rende così buoni? Non fanno ingrassare! - avevo i miei dubbi considerando la quantità indefinita di miele che avevamo messo ma ancora una volta la mia mamma sorrise: - Perché non esistono angelo mio.. - piano rispose alla mia domanda e mi sentii tremare. Posai quel dolcetto per poi guardarla serio questa volta, non c'era altra spiegazione allora, considerando che lei non c'era più: - Sono morto vero? - scosse la testa, accarezzando il mio viso per poi spostare nuovamente un ciuffo ribelle dietro l'orecchio: - No Jungkookie, nemmeno io esisto, non ci sono più.. - allora com'era possibile che parlassi con lei, che fossi in quella che era casa mia, che sentivo ogni cosa o almeno credevo di percepirla: - Se non sono morto allora perché sei qui? Perché io sono qui? - fuori prese a fare buio improvvisamente, quella voce si fece ancora più forte confondendomi.. non lasciarmi ok? Sono qui Jungkook, posso aspettare ma non lasciarmi.. guardai mia madre che sembrava non aver sentito quella voce disperata. - Sono qui perché hai bisogno di qualcuno che ti dica di non arrenderti. - stavo morendo, era questo che stava accadendo e nel momento in cui lo compresi, quel ticchettio prese ad aumentare tanto da farmi male e cadere nuovamente in quell'oblio.
.. il suo corpo sta cercando di collassare, deve essere lui a volerlo, non possiamo fare più niente.. non conoscevo quella voce, non mi piaceva nemmeno, era piatta mentre io sentivo di voler ascoltare l'altra voce.. Jimin, non.. quel nome mi ricordava qualcosa ma cosa? Jimin.. nel momento in cui dissi quel nome qualcosa esplose dentro di me: occhi verdi come il mare, capelli rosso cremisi lisci e morbidi, labbra carnose e calde, Jimin, ecco cosa avevo dimenticato, per questo mia madre non voleva che mi arrendessi? Mi ritrovai nel giardino di quella che era stata casa nostra, seduto su una stuoia con mia madre accanto che faceva l'uncinetto, da quando sapeva farlo? - È bello.. - disse guardando verso qualcosa che non mi era data sapere: - Non credo esistano persone come lui.. - dissi flebile, per l'ennesima volta sorrise mia madre ma io non avevo niente per cui sorridere: - Perché il mio angelo è triste adesso? - gli raccontai cosa avevo fatto, gli dissi delle volte in cui l'avevo lasciato solo. Gli raccontai delle sue parole e dei miei silenzi per poi scegliere di andare via e lasciare tutto: - Basta ammettere i propri errori Jungkookie.. sono sicura che è un ragazzo intelligente. - oh lo era davvero Jimin, così tanto da essere sempre un passo avanti a tutti perfino al signor Moore. - Allora perché quel musetto? - premette leggera il pollice e l'indice sul mio labbro inferiore tanto da farmi sorridere: - Non mi perdonerà mai.. gli ho fatto troppo male.. - smise di fare quello che sembrava essere un maglione, posò il tutto per poi avvicinarsi tanto da sentire la sua gamba contro la mia. In quel preciso istante una canzone si librò in quel giardino, un uomo che sapevo conoscere ma di cui non ricordavo il nome cantava "giuro su tutto ciò per cui prego che non ti spezzerò il cuore... sarò qui quando.."* non lo sentii perché mamma mi gridò: - Ti devi svegliare! - lo fece così forte che chiusi gli occhi ma, nel preciso istante che accadde, una luce forte colpì gli stessi. Mi sembrava di soffocare, qualcosa occludeva la mia bocca ma nel cercare di toglierla due mani forti mi fermarono. - No no.. aspetta Jungkook ok.. devi aspettare.. - puntai i miei occhi su quei piccoli smeraldi ed esattamente come in quel limbo, tutto si calmò, Jimin..
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Nulla contava, né le mani sapienti dei dottori e delle infermiere che lo stavano aiutando a liberarsi di quel tubo, né le parole ovattate dei dottori che gli chiedevano se ricordasse chi fosse o che giorno fosse. Nulla, solo gli occhi verdi di quel ragazzo che non smise di guardarlo seppur non potesse, in alcun modo, avvicinarsi.