‧͙⁺˚*・༓☾ ☽༓・*˚⁺‧͙La fiducia è un sentimento umano, che consiste nel presupporre un comportamento o un atteggiamento adeguato alla situazione da parte di altri individui o di sé stessi. Almeno è quello che dice un enciclopedia o qualcuno di razionale, fiducia significa affidarsi all'altro senza riserve, credere alle sue parole e far si che le stesse entrino in te con quel calore che sentiamo verso una persona amata e Jungkook si fidava ciecamente di Jimin, seppur avesse visto un lato di lui che non conosceva, avrebbe avuto fiducia di Jimin anche quando tutto il passato fosse venuto a galla?
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Jungkook Pov
Non avemmo il tempo di parlare io e il mio Jimin, perfino mio padre era tornato a Seoul quando gli raccontai tutto, aveva detto di voler venire per chiedere perdono alla mamma di Jimin, come se la colpa fosse la sua: - Signor Jeon la prego, lei non mi deve nulla e nemmeno Jungkook.. anzi, avete reso felice il mio piccolo angelo.. - eravamo a casa di Jason, ancora non ci aveva permesso di tornare alle nostre, quell'idea non mi piaceva. Dividermi da Jimin era impensabile ma mi chiesi se per lui era ancora lo stesso, se dopo tutto quello che aveva passato a causa mia, i suoi sentimenti per me erano in qualche modo cambiati: - Adesso possiamo tornare alla normalità, non sono il tipo di persona che fa queste cose alla James Bond. - disse serio Jason, lo guardammo tutti, perfino mio padre. - Come se fosse stato il tuo culo a venirmi a prendere! - disse Jimin con altrettanta serietà e, dopo qualche minuto, ridemmo tutti compreso Jason anche se era diventato rosso in viso: - Stasera, se il mio angelo se la sente, possiamo andare a mangiare tutti fuori, anche tu Jason. - la mamma di Jimin era davvero bellissima. I suoi capelli erano color caramello e lunghissimi, li teneva in una coda leggera, con qualche ciuffo qui e la che scappava al fermaglio. Gli occhi erano verdi come quelli di Jimin, forse di poco più chiari, una donna con i tratti tipici americani gli stessi che, seppur smussati, aveva anche il mio Jimin, lo guardai notando che i suoi occhi erano puntati su di me e arrossii sorridendogli: - Alle nove giù? - fu Jimin a parlare, sembrava che volesse chiuderla lì, era visibilmente stanco e di nuovo mi senti in colpa.
Nessuno fece domande, Jimin si avvicinò prendendo la mia mano portandoci in quella che, per un po' era diventata casa nostra: - Jimin io.. - ma non mi fece finire perché le sue labbra si avventarono sulle mie facendomi gemere come solo lui era capace: - Amore.. - ansimai, sentivo il suo bacino scontrarsi con il mio, le sue mani sotto la felpa e quelle labbra succose si erano portate sul mio collo: - Se mi dici ancora che la colpa è tua.. ti punisco Jungkook.. - disse basso ed i miei occhi rotearono. Seppur la sua non fosse una minaccia vera e propria l'unico effetto che ebbe fu quello di sentire il mio sesso scattare nell'intimo: - No io.. ah.. volevo sapere se.. - Dio era così difficile parlare con lui che si era portato oltre la felpa per mordere i miei capezzoli mentre le sue mani scendevano in picchiata nel mio basso ventre. - Cosa amore mio.. - mi incintò quel piccolo demonio: - Mi ami.. ancora.. - doveva essere una domanda quella ma usci come una richiesta disperata per colpa delle sue mosse su di me, lo sentii sorridere fino a quando non sbucò dal collo della mia felpa: - Non ho mai smesso e vorrei dimostrartelo.. - disse ancor più basso, con quello sguardo che mi faceva pensare alle peggio cose: - Sono tuo! - quella era la mia risposta e fu lui a gemere sulle mie labbra. Tolsi la felpa dopo che uscì da sotto, feci lo stesso con lui mentre ci trascinavo in quella che era diventata la nostra camera da letto, sorrideva il mio piccolo demone ed io con lui perché, mi resi conto, che le mie paure ancora cercavano di essere più forti ma il mio Jimin mi aiutava a combatterle, come aveva sempre fatto.
Mi portai al centro del letto, quando tutto fu tolto, ammiravo il corpo di Jimin e non potei non soffermarmi sui lividi che aveva un po' sparsi e strinsi i pugni: - No.. - mi disse piano, mi era arrivato di fronte, alzò il mio mento in modo che lo guardassi in viso: - Non lasciare che entri qui dentro.. - continuò ed io mi concentrai sui suoi occhi. Jimin mi guardava come nessuno aveva mai fatto, perfino il suo sguardo era sempre stato dolce su di me, anche quando ero solo un corpo di cui era attratto, gli presi la stessa mano per portare due dita dentro la mia bocca, non perdeva nulla, ansimava piano perfino ed io presi a succhiare quelle dita che amavo tanto e, quando capii che fossero bagnate abbastanza, le portai davanti la mia entrata. Fui io a spingerlo dentro mentre mi guardava con attenzione, fui io a chiamare il suo nome in devozione e, finalmente si mosse come sapeva fare. Lo sentii piegare le dita fino a toccare un punto preciso, lo stesso che mi fece gemere di più e aprire le gambe per dargli maggiore accesso: - Amore.. ti prego.. - volevo sentirlo addosso, volevo sentirlo dentro di me, essere un'unica cosa perché il peso di quelle ore senza di lui, si era fatto più presente ed io non le volevo più.
Tolse le dita con attenzione, erano bagnate ma non aveva importanza, lo tirai fino a prendere le sue labbra e sentii chiaramente la mano prendere il suo sesso e posizionarsi davanti alla mia entrata. Lento, con calma straziante, mi riempì di lui fermandosi una volta dentro: - Sei l'unica cosa che mi tiene in vita Jungkookie.. - lo disse piano e con altrettanta cadenza, iniziò a muoversi facendomi ansimare per come lo stessi sentendo nel suo toto. In ospedale mi aveva detto che era stato il mio pensiero ad aiutarlo a combattere, non ero del tutto certo che fosse stato solo quello ma mi aveva fatto sentire importante ed anche in quel momento mi ci fece sentire: - Sei l'unica cosa che mi tiene in vita Jiminie.. - ripetei e li vidi quegli occhi lucidi, sapendo perfettamente dove il mio dolce demone angelico si era portato. Presi le sue labbra, gli pregai di muoversi, di essere se stesso e di nuovo quel sorriso che dedicava solo a me, e lo fece, si spinse in me con forza, si sentivano le nostre carni sbattere, i nostri gemiti intrecciarsi e rincorrersi, le mie unghia sulla sua pelle ed i suoi denti nella mia. Vedevo le sue smorfie di dolore, sapevo a cosa fossero dovute ma se l'avessi fermato, mi avrebbe detto nuovamente di non permettere a quel bastardo di toccarci ancora e non lo feci, lo fermai per dargli le spalle sapendo che, in quel modo, non avrei gravato sul suo petto o sull'addome, ma sapevo anche che fosse la sua posizione preferita e, con le sue mani sui miei fianchi, mi colpì con tale forza da farmi gridare il suo nome, pregandolo di non fermarsi, di darmi ancora tutto se stesso. E lo fece, come solo lui ne era capace, lo fece con tutto l'amore che sentiva e potei percepirlo ad ogni colpo, perfino quelle lacrime che vidi scendere dal suo volto mi gridavano amore, mi spinsi con il busto in modo da sedermi su di lui, ancora alle mie spalle, un suo braccio mi avvolse tenendomi stretto mentre l'altra mano andò sul mio sesso. Girai il viso verso il suo, baciando ogni lacrime mentre il mio angelo continuava ad entrarmi dentro con lentezza, con amore, con devozione e potevo vederla nei suoi occhi: - Ti amo Jimin.. ora e per.. sempre.. - ansimai, quasi a corto di aria e sorrise quell'angelo dalle ali bianche e immense: - Ed io amerò te per il resto della vita.. anche oltre.. - lo disse con così tale convinzione che non ebbi modo di dubitarne. Ci amammo quella sera come non avevamo mai fatto, con la consapevolezza che quel bastardo si era portato tutto con sé e noi eravamo finalmente liberi, nemmeno la verità sul padre di Jimin e del perché lui fosse così capace a difendersi mi fecero desistere dall'amarlo con tutto me stesso. Perché Jimin lo meritava ed io meritavo una vita felice accanto a qualcuno che mi amava esattamente per quello che ero e non per come voleva che io fossi.
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Amare è la metà di credere, lo diceva Victor Hugo, se ci pensiamo è vero perché ci affidiamo quasi totalmente ad un'altra persona e quello è già un passo per dargli fiducia. Jungkook questo lo sapeva, perché aveva creduto in un amore che non ne meritava alcuna mentre adesso, vedeva quelle verità in due grandi occhi verdi. Gli stessi che non avevano smesso di guardarlo con tutta la devozione che un essere umano possa donare ad un altro.
Adesso si che è finito..
KAMU SEDANG MEMBACA
Ikigai
Romansa- Vorrei solo che potessi sentire quello che provo senza bisogno di parlare... - lo dissi piano, quasi a non voler disturbare quel silenzio che si era creato... - Vorrei solo che potessi leggere il mio sguardo e capire... - continuai con il terrore...