𝐂𝐇𝐀𝐏𝐓𝐄𝐑 𝟏𝟒

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era pomeriggio, Emma era nella sua stanza, che cercava in qualche modo di non provare dolore nel camminare, dopo un paio di giorni nel lettino dell'ospedale.
le avevano tolto la flebo dal braccio, e prendeva qualche medicinale al giorno per alleviare le infiammazioni sul suo corpo.
era passata quasi una settimana dall'accaduto, e lei non trovava pace.
il fatto più grave non era nemmeno quello che stesse provando lei, ma che Mirko avesse scoperto tutto.
per quanto volesse bene a suo fratello non si era mai sentita di dirgli una cosa simile, Alessio per lui era sempre rimasto il solito ex troppo appiccicoso.
non c'era nemmeno da dirselo che era uscito di testa, era impazzito, con Sole che cercava di riportarlo alla realta.
di primo impatto cerco spiegazioni ma poi uscì dall'ospedale, seguito dalla bionda e da quella serata lui non si fece più sentire.
per quanto fosse preoccupata, Emma non poteva dargli torto, aveva tenuta nascosta una cosa così grande a suo fratello che le aveva sempre prestato supporto.
il cielo era nuvolo, Emma era in silenzio appoggiata alla finestra che dava sul grande parcheggio dell'ospedale dove trafficavano un sacco di macchine diverse.
era triste, le mancava Mirko ma ora che era ritornata più lucida, si ricordo improvvisamente di Filippo, della sua immagine sconvolta e triste davanti a casa sua.
i suoi fiori buttati a terra, con la piccola dedica che lei prima di rientrare in casa aveva letto con le lacrime agli occhi.
"vieni qui, sbrigati, io mi faccio un altro drink, non farti troppo bella, se no mi pento"
una cara citazione di una delle sue tante canzoni che si ricordò sul momento leggendola nella sua testa, subito la melodia le ritorno tra i pensieri.
la canticchiò mentre ritornava a quel momento, quando ancora non sapeva cosa l'aspettasse nei minuti successivi.
in tutto quel trambusto, quello schifo che aveva subito solo le sue semplici parole finali l'avevano ferita più violentemente, quel "ti amo" falso, ipocrita, senza un minimo di senso e sentimento, le aveva lacerato il cuore e dato il colpo di grazia nel momento di massima fragilità.
si sistemò la massa di capelli disordinati in testa e riprovo ad andare verso il bagno della stanza per sciacquarsi il viso.
fece qualche passo ed il dolore che le si propagò per il corpo, tornò fulmineo per perseguitarla.
respiro profondamente guardando l'orologio abbastanza antico attaccato alla parete, che segnava con qualche minuto di ritardo le 6.30 di sera.
Filippo intanto scese dall'auto con Lorenzo alle calcagna che gli urlava di fermarsi prima che potesse fare cavolate.
lui chiese alla reception a cui si era fermato le informazioni sulla stanza e lei con molta pacatezza gliele disse prima che il biondino iniziasse nuovamente a correre per i corridoi.
quell'ospedale era sui toni chiari, quasi tutto bianco, tranne nelle zone dedicate ai bambini che erano decorate e colorate per distrarli dalla paura del momento.
Filippo salì scale infinite finì ad arrivare al secondo piano dove Emma risiedeva da qualche giorno.
cerco la stanza designata, la numero 32 per l'esattezza e quando la avvisto finalmente si bloccò, con Lorenzo che respirava affannosamente per tutto il tragitto percorso.
"Filo, e se stesse dormendo"
gli disse lui mentre si asciugava il sudore con la manica della felpa.
"non mi interessa, mi basterà vederla"
gli rispose subito mentre abbassava lentamente la maniglia della porta, che con leggerezza si aprì, lasciando spazio ad un piccolo fascio di luce che entrava dentro alla stanza.
lui si affacciò, li la vide e cerco di trattenere le lacrime imponenti.
era piangente sul suo letto, era seduta ma si vedeva pian piano che stava cedendo sempre di più, sdraiandosi lentamente.
Filippo entrò nella stanza, ma lei non sembrava essersi accorta della sua presenza intrusiva, si fece spazio nella sua camera povera di colori, con il suo lettino disfatto e la sua unica figura magra che piangeva nel silenzio isolante.
lui si avvicinò cautamente le si mise davanti e si piegò sulle sue ginocchia in modo che appena avesse levato le mani dal suo viso avrebbe potuto vederlo facilmente.
così nei suoi singhiozzi e pianti Filippo la guardava, e più lo faceva più si sentiva il cuore più leggero.
vederla lì, anche se dolorante, ma soprattutto viva, l'aveva davvero ravvivato.
"non piangere stellina mia"
disse con voce soave, così bassa che fece perfino fatica lui a percepirla.
lei subito apri gli occhi, guardandolo incredula, li aveva spalancati, pieni di lacrime e le sue iridi verdi gli erano mancati così tanto, che si fusero immediatamente nelle suoi.
Emma non disse nulla, dopo i primi 5 secondi di shock iniziale gli si buttò addosso, lo abbracciò così forte da quasi strozzarlo.
Filippo sospiro di sollievo, quella stretta così legata, così bisognosa, così piena di affetto la desiderava e sognava da giorni infiniti.
si erano ritrovati inginocchiati a terra entrambi, che si abbracciavano, lei leggermente alzata per incastrarsi meglio con il suo corpo, e lui che rimaneva con il sedere sulle sue scarpe per stringerla meglio a se.
le tenne con importanza la vita tra le braccia, le accarezzava il capo con una mano, così leggero il tocco da sembrare quasi impercettibile.
lei rimaneva sulla sua spalla, piangeva, aveva una mano che gli stringeva le spalle larghe ed imponenti e l'altra che si intersecava con i suoi riccioli tinti.
passavano minuti infiniti e i due non volevano lasciarsi, dopo giorni separati quell'abbraccio era tutto quello che si erano persi in tutto quel tempo lontani gli uni dagli altri.

𝐃𝐄𝐒𝐓𝐑𝐎𝐘𝐄𝐃  𝐓𝐎𝐆𝐇𝐄𝐓𝐄𝐑--𝐈𝐑𝐀𝐌𝐀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora