camminava così veloce per l'enorme ritardo che aveva già commesso dopo una riunione improvvisa nello studio.
aveva dei tacchetti che le impedivano di superare una certa velocità nella corsa e con lo zaino pesante in spalla si sentiva cedere al suolo.
una volta intravista la villetta da poco più lontano sospiro, guardò l'orologio e prendendo coraggio entro nell'abitazione.
c'era aria gelida, niente si aspettava che brutte notizie.
era buio, solo la cucina era illuminata da un piccolo fascio di luce, leggero quanto il suo sguardo pieno di paura.
poggio lo zaino a terra e sentendo solo il ticchettio delle sue scarpe andò verso il cucinotto.
dentro, Alessio, rimaneva piegato sul tavolo su cui era poggiato, con la testa tra le mani ed una cupezza tremante.
Emma deglutì, era spaventata, ma comunque si avvicinò a lui, cercando di non mettersi timore ogni volta che si prostrava verso la sua figura.
per errore, gli aveva toccato la spalla, per errore si era permessa di sfiorarlo.
subito lui le prese il polso, lo strinse nella sua mano potente, quasi da bloccarle la circolazione.
"ti sembra questa l'ora di tornare?"
era stata una sola mezz'ora, e per lo più per lavoro.
ma quello ai tempi del fidanzamento Emma non lo aveva ancora capito, non era mai stata colpa sua.
con la testa annebbiata dai suoi sentimenti cerco di spiegargli, cerco di baciarlo ma lui la respingeva, come ormai faceva da un paio di settimane.
"Ale se potessi fare qualsiasi cosa per farti stare meglio lo farei, davvero"
in quel momento un luccichio passo per lo sguardo di lui, così preso nella sua rabbia che non riusciva nemmeno a porgerle attenzione.
la guardo, con degli occhi carichi di eccitamento, emozione che Emma non aveva mai provato.
"qualsiasi cosa?"
disse con ammiccante tono, mentre le si avvicinava, tanto cautamente da incutere paura.
in quel momento avrebbe voluto rimangiare tutte le parole dette poco prima, aveva paura, ma non voleva darlo a vedere.
in fondo era colpa sua, avrebbe dovuto rimediare.
Emma annuì, con un briciolo di paura nel gesto, tanto che Alessio le tenne il mento con una mano.
"avrei una cosina da sistemare"
la ragazza era terrorizzata, con quegli occhi da predatore, aveva paura, cavolo se aveva paura.
lui sorrise, beffardo, le prese un polso con una certa irruenza e se la posò sotto la cintura dei suoi jeans scuri come la cenere.
Emma perse un battito del cuore, era la prima volta che sentiva l'erezione di un uomo nella sua mano, deglutì un ulteriore volta sentendo davvero la paura avvolgerle il cuore.
"perché non mi aiuti con questo problemino"
non riusciva a guardarlo, non riusciva a rivolgergli nemmeno uno sguardo per la troppa timidezza del momento.
"scusa, ma non lo so"
disse con molto timore della risposta.
la mano intorno al suo polso si strinse nuovamente, più forte di prima.
"ma come, non avevi detto che avresti fatto qualsiasi cosa per farmi stare meglio?"
continuo mettendola in un vicolo cieco.
tremava, non aveva mai fatto nulla del genere ed era davvero in bilico nel affermare o rifiutare.
Emma lo guardò, sentendo la sua mano ancora premuta sui suoi pantaloni, che percepiva sempre più stretti attorno a quel rigonfiamento informe.
"non posso"
a quelle parole, Alessio non sembrò più tenere la pazienza, le tiro uno schiaffo che quasi la tramortì.
non era la prima volta, quasi tutte le sere riceveva uno di quegli urti in viso, alcuni più forti degli altri.
certe volte sperava che non avesse avuto una giornata storta per non subirne le conseguenze.
dopo quell'urto le fece cedere le ginocchia al suolo togliendosi velocemente i pantaloni.
Emma nel trambusto, noto solo l'indumento cadergli alle caviglie.
quello che successe dopo, fu più oscuro di tutto il buio che li circondava.
Emma sentiva le pareti della sua bocca lacerate da una grandezza non adatta alle sue labbra.
sentiva il rigurgito, in quei gesti violenti che le colpivano l'inizio della gola.
piangeva, il ritmo era prestabilito da lui, che le teneva il capo con violenza, senza darle la possibilità di liberarsi.
Emma aveva le mani ancora alle sue gambe nude, sentiva i pensieri in tilt, e gli occhi che facevano sgorgare lacrime continue.
sentiva i suoi gemiti, le sue urla di piacere, sentiva il suo sguardo addosso, con le mani che le teneva legati i capelli castani dietro la testa.
non aveva modo di staccarsi, scappare, urlare.
niente.
ancorata a quella orribile realtà dovette solo aspettare che finisse.
aspettare e subire.
una spinta definita a dentro la sua bocca arrivo dopo pochi minuti, sentendo un caldo liquido ricoprirle la gola, finalmente libera da quella tortura continua.
quando le sue mani abbandonarono il suo viso, finalmente poté ritornare a respirare in libertà.
qualche urlo le uscì dalla bocca, mentre sputava tutti i rimasugli tra le sue labbra.
schifava il sapore amaro che aveva in gola, rimaneva accasciata a terra, con una saliva continua a ripulirle la bocca ed il rumore del suo compagno che si rivestiva soddisfatto.
"la prossima volta cerca di farlo da sola"
le disse prima di lasciarla accasciata al pavimento, con il viso arrossato, i capelli tirati e la bocca completamente smussata.
chiuse gli occhi, non aveva più voglia di vivere."cazzo"
urlo, così forte da svegliare perfino Sole vicino a lei.
era un sogno, solo un fottuto sogno, che sapeva troppo del suo passato.
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𝐃𝐄𝐒𝐓𝐑𝐎𝐘𝐄𝐃 𝐓𝐎𝐆𝐇𝐄𝐓𝐄𝐑--𝐈𝐑𝐀𝐌𝐀
Fanfiction!TW! violenza domestica "parlami Emma, in qualsiasi modo tu voglia, io sono qui, lo sarò sempre e niente potrà allontanarmi da te"