era sera in quella che ai tempi, nella milano degli anni '00 veniva chiamata Calvairate, un quartiere estremamente povero in cui vivevano solo persone bisognose di una vita migliore.
la in un palazzetto malridotto viveva una famigliola composta da 3 figli ed una madre rimasta sola dopo un complicato matrimonio.
erano seduti a tavola in silenzio, accompagnati solo dalle loro bocche masticanti, che si nutrivano del poco cibo che la donna riusciva a procurarsi.
in quella sera, allora 15enne, Emma Martorana non aveva intenzione di mangiare, era incentrata su una frase che uno dei suoi compagni di scuole le aveva detto dopo una sua breve battuta a puro scopo ironico.
la madre, che di solito la vedeva finire il piatto dopo pochi minuti dall'inizio della cena, le chiese se qualcosa era andato storto durante la giornata.
lei aveva solo scosso la testa, non era abituata ad essere derisa così da qualcuno.
suo fratello Mirko, il figlio mezzano la scrutava curioso, dato che gli capitava molto raramente di vederla giù di morale.
era un 18enne sempre su di giri, molto maturo per la sua età e che provava una immensa protezione verso la sorella.
era sempre stato molto empatico con lei, non aveva mai avuto bisogno di spiegazioni sui suoi malesseri, ma quella sera qualcosa gli sfuggiva.
aveva fatto fuori centinaia di ragazzi che avevano cercato di farle del male, ma ancora la vedeva triste.
non capiva ed Emma non voleva che capisse.
"che ti succede tesoro"
continuava a chiedere la madre, vedendola così giù di morale.
"niente tranquilla, solo una battutina fuori luogo"
rispose lei vedendo subito il fratello fermarsi nel mangiare.
"che tipo di battutina?"
chiese subito intromettendosi nella conversazione tra madre e figlia.
"niente che ti importi"
rispose subito lei, risvegliando in se il suo carattere acceso.
"c'entra un ragazzo?"
"Mirko!"
lo rimproverò la madre.
"mi rispondi?"
continuava imperterrito.
"so difendermi da sola Mirko"
gli disse lei mentre rispondeva al suo tono inquisitorio.
lui si alzò solamente dalla sedia, prese le chiavi di casa e uscì dal suo appartamento con passo svelto.
"torniamo subito"
disse svelta la ragazza infilandosi l'unico paio di scarpe che possedeva, prima di lasciare la madre da sola con il fratello maggiore nel cucinotto di casa.
scese le scale con velocità raggiungendo in poco tempo la figura di suo fratello che con il telefono alla mano stava parlando con uno dei suoi migliori amici.
"qui sotto tra due minuti Andre"
gli disse chiudendo la chiamata con velocità.
"Mirko, te l'ho già detto mille volte, so cavarmela da sola"
"non farò mai scomodare una ragazza in un lavoro così sporco, soprattutto se si tratta di te"
rispose subito dopo salutando da lontano la figura magrolina di Andrea, uno dei suoi migliori amici.
"come si chiama questo coglione?"
chiese subito dopo mentre accendeva tra le sue dita una sigaretta rubata dalla tasca del suo amico.
"sai che non te lo dirò"
"sai che dovrai farlo, oppure pesterò ogni ragazzo che mi passerà davanti"
"quanto ti odio quando fai così"
rispose subito dopo cercando tra la cronologia del suo telefono una foto del ragazzo interessato.
"cerca di non fare troppi casini"
disse avvertendolo, mentre gli mostrava il viso del suo compagno di classe.
"ultima cosa e poi lo sistemo, che ti ha detto?"
lei sospiro per un momento, non sapeva se dirgli la verità.
"avevo risposto ad una sua offesa e lui ha fatto una battutina stupida su papà"
"che cosa ha detto di preciso?"
chiese Andrea mentre Mirko si stava scrocchiando le nocche tese dalla rabbia.
"almeno mio padre non mi ha abbandonata"
a quelle parole i due si guardarono, e prima di lasciarla tornare a casa le baciò la fronte sussurrandole qualche parola rassicurante.
lei li guardò scomparire tra il buio della notte, sentendo già qualche d'uno urlare intento a scappare dalle grinfie di Mirko.
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𝐃𝐄𝐒𝐓𝐑𝐎𝐘𝐄𝐃 𝐓𝐎𝐆𝐇𝐄𝐓𝐄𝐑--𝐈𝐑𝐀𝐌𝐀
Hayran Kurgu!TW! violenza domestica "parlami Emma, in qualsiasi modo tu voglia, io sono qui, lo sarò sempre e niente potrà allontanarmi da te"