Isabelle
Prigione di Al Said.
- Dove sono le mie compagne? Dove le avete portate? - Domando per l'ennesima volta da quando mi hanno rinchiusa in questa stramaledetta prigione e per l'ennesima volta vengo ignorata.
Sospiro frustrata, mentre il panico si fa strada dentro di me e devo far ricorso a tutta la mia forza di volontà per non cedervi.
Il mio sguardo torna alle guardie alla porta, chiedendomi se il non rivolgermi la parola
Mi mordo le labbra, passandomi una mano tra i capelli, frustata.
Non doveva andare così. Avevamo organizzato una manifestazione pacifica contro la violazione dei diritti umani, delle donne soprattutto, in relazione al caso di una donna frustata pubblicamente solo perché non arrivata vergine al matrimonio. Una barbarie che in alcuni paesi arabi è ancora prassi comune nonostante l'approvazione della legge universale islamica sui diritti dell'uomo. Ma le cose ci sono sfuggite di mano e la polizia ha caricato i manifestanti con violenza inaudita ed io e le mie compagne siamo state separate. Ed ora mi ritrovo in questa prigione dove nessuno sembra parlare inglese e senza sapere che cosa mi aspetta.
Un rumore di passi che si stanno avvicinando mi riscuote dai miei pensieri. Il mio sguardo saetta verso la porta che dà sul corridoio, sgranando gli occhi quando all'improvviso davanti a me appare l'ultimo uomo che mi sarei aspettata di vedere e mai come ora visione gradita.
- Rashid! - Esclamo, incredula.
Poi il mio sguardo si posa sull'uomo accanto a lui e il sangue mi si gela nelle vene.
Alto, con spalle larghe che suggeriscono una forza formidabile, irradia un'aura di potenza indiscutibile. I suoi occhi neri sono penetranti, quasi ipnotici, e i suoi capelli neri come l'ebano aggiungono un ulteriore tocco di mistero alla sua figura. Una presenza possente e intimidante. Indossa un caftano è di seta pregiata, ricamato con fili d'oro e pietre preziose che risplendono alla luce. Sul capo porta un agal e un ghutra, simboli del suo status di principe. Ogni dettaglio del suo abbigliamento è stato scelto con cura, rivelando la sua ricchezza e il suo rango. La sua presenza è quasi palpabile, riempiendo la stanza con un senso di autorità e rispetto. Non c'è dubbio sulla sua potenza, è evidente in ogni movimento, in ogni parola, in ogni sguardo.
Deglutisco.
Ad un suo ordine secco i soldati scattano sull'attenti, affrettandosi ad aprire la porta della mia cella.
Quando vi entra l'aria sembra improvvisamente venire a mancare.
Indietreggio istintivamente.
Questo è un uomo che comanda, che detiene il potere, e che non ha paura di usarlo.
I suoi occhi neri si posano su di me scrutandomi con attenzione, quasi cercasse un mio punto debole.
Mi mordo le labbra.
Quando mi dicevano "lotta per ciò in cui credi" non credo intendessero "fatti arrestare in un Paese arabo in cui la pena di morte è ancora in vigore".
Sospiro.
- Io ...-
Un altro ordine secco e le guardie escono dalla cella come se fossero inseguite da mille demoni.
Il mio sguardo si sposta su Rashid che mi sta guardando come si guarda una bambina disubbidiente e indisciplinata.
Immagino che la descrizione mi calzi a pennello, dopotutto.
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Cuori nel deserto (Serie Amore 3)
RomanceIsabelle, una giovane laureanda in legge americana, arrestata per aver partecipato a una manifestazione per i diritti umani nel regno del principe Kadir. Durante la manifestazione, in un momento di paura e confusione, ha colpito una guardia. Kadir...