Capitolo 23

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Riapro gli occhi alla luce del mattino che filtra dalle finestre aperte, sentendomi in pace con me stessa e riposata come non accadeva da tempo. Il mio corpo è rilassato, avvolto in un piacevole torpore.

Sospiro, mettendomi più comoda non desiderando affatto svegliarmi.

- Odio doverti svegliare piccola americana, ma se continui a muoverti così non rispondo delle mie azioni-

Riapro gli occhi di scatto al suono della voce maschile, dal tono divertito, solo per incontrare due occhi neri come la pece e dannatamente famigliari.

Urlo, scostandomi di scatto, indietreggiando sul materasso

- Andiamo, non sei un po' esagerata? Hai passato la notte tra le mie braccia dopotutto! -

Sgrano gli occhi, gli eventi della sera prima che tornano con la forza di un ciclone nella mia mente.

- Mi hai drogata! – Lo accuso, mettendomi a sedere.

Fa una smorfia.

- Non direi proprio drogata, più un aiuto a rilassarti-

Lo fulmino con lo sguardo.

- Hai drogato il mio the! -

- Ancora una volta tengo a precisare che non vi era nessuna droga nel tuo the, ma solo delle erbe che servivano a farti rilassare e a giudicare da come hai dormito tra le mie braccia tutta la notte, sono servite al loro scopo-

Arrossisco.

- Perché? –

- Perché ti ho dato delle erbe per rilassarti? Perché eri talmente tesa al solo pensieri di dividere il letto con me che stavi per avere un attacco di panico-

- Questo non giustifica il fatto che tu mi hai drogata! –

- Preferivi avere una crisi di panico forse? –

- NO! –

Maledizione! Si sta prendendo gioco di me, lo leggo nel suo sguardo.

- Quindi non vi erano altre soluzioni che metterti a tuo agio-

Sospiro, passandomi una mano tra i capelli.

- Vado a farmi una doccia- Grugnisco, scendendo dal letto.

- Vuoi compagnia? –

- No! - Ringhio, marciando verso la cabina armadio per prendere il necessario per vestirmi, per poi dirigermi verso il bagno.

- Non sei una persona solare appena alzata, uhm piccola americana? –

La porta che gli viene sbattuta in faccia è la sua risposta.

Sento la sua risata e sollevo gli occhi al cielo.

Come diavolo è stato possibile che io abbia passato un intera notte tra le braccia di un uomo e mi sia rilassata per giunta? Il solo pensiero di dividere il letto con lui è bastato a farmi avere i brividi, nonostante mi sia ripetuta che non era il mostro della mia infanzia e che lui non mi avrebbe fatto del male.

Sospiro.

Che cosa ha quest'uomo che mi permette di rilassarmi in sua presenza? Da non vederlo come il mostro che è in realtà, come tutti gli uomini?

Chiudo gli occhi sfinita, lasciando che l'acqua della doccia lavi via le mie preoccupazioni.

Mezz'ora dopo con indosso un paio di jeans e una maglietta a maniche corte, i capelli leggermente umidi raccolti in una coda, a piedi scalzi, torno in camera da letto, per scoprire che non vi è traccia di Kadir.

Cuori nel deserto (Serie Amore 3)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora