PROLOGO

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Un dettaglio, anche il più insignificante, può cambiarci la vita in un attimo, quando meno ce lo aspettiamo, succede qualcosa che ci porta su un sentiero che non avevamo scelto e verso un futuro che non avremmo mai immaginato.

Dove conduce quel sentiero?
È il viaggio della vita.
La ricerca di una luce.
Ma a volte, per trovare la luce, significa dover attraversare la più fitta oscurità.

O almeno.. per me è stato così.

Imbracco il fucile stretto al busto mentre mi sistemo dietro al muro portante, pronta al segnale del mio superiore.

Sono nelle forze armate speciali da dieci anni. Marines.
È una parte di me troppo grande che mi ha cambiata radicalmente.
Sono sveglia, lucida, sull'attenti e sempre pronta a lottare.

Sono qui perché mio padre era un marine e mio nonno prima di lui. Hanno servito il loro Paese con onore ed io, non appena ne ho avuto la possibilità, ho seguito le loro orme.

La notte è scesa velocemente, il freddo riesce a raggiungermi nonostante la spessa divisa che indosso. I miei capelli lunghi neri come la notte più buia sono raccolti in uno chignon stretto sotto all'elmetto di protezione.

Non ricordo l'ultima volta che ho indossato un vestito e un paio di tacchi. Non ricordo cosa voglia dire andare a cena in un bel locale.

Ho abbandonato una vita normale per questo. Per la guerra.

Una guerra che posso combattere e che avrà una fine.
Una guerra che mette a tecere una mia guerra personale interiore.

Il rischio però è sempre dietro l'angolo.

In guerra impari che la morte è una possibilità concreta, un'entità che sta sempre in agguato, non sai mai quando potrebbe prenderti.

Qui è tutto diverso.
Il tempo scorre molto più lentamente e le giornate sembrano tutte uguali.

Non piove mai nel deserto.
Di giorno le temperature sono così alte da farti stare male mentre di notte il freddo è quasi insopportabile.

Polvere ovunque.
Negli stivali, nelle tasche dei pantaloni militari, nel giubbotto antiproiettile e fra i capelli che raramente tengo sciolti al vento.

Farsi la doccia è un lusso che viene concesso una volta a settimana e il cibo della mensa è commestibile. Ma lo mangio da così tanto tempo che adesso mi sembra cibo vero.

All'inferno la morte è ovunque.
E per sopravvivere, trovi sollievo e speranza in pochi attimi, momenti di serenità, che trovi in una lettera di un nostro caro o in una vecchia fotografia. Ognuno di noi ha il suo amuleto portafortuna a cui si aggrappa per restare in vita.

Io, che non ho più la mia famiglia, mi sono aggrappata ad una vecchia fotografia sbiadita che raffigura la vita che avevo un tempo, la mia vita precedente, quando ancora era una ragazzina e il mondo era ancora estraneo ai miei occhi.

La guardo per un istante mentre la sfilo dalla tasca. È spiegazzata sugli angoli e leggermente consumata ma posso vedere me e Lei abbracciate dietro le luci di natale della sua roulotte parcheggiata nel suo giardino.

Chiudo gli occhi per cercare di trovare forza in quel frammento di ricordo: noi due passavamo sempre la mattina di Natale insieme a scartare i regali da sotto l'albero. Quell'anno le regalai una polaroid perché sapevo quanto le piacesse l'arte della fotografia. Scattò così la prima foto e me la diede come ricordo.

Io e Lei.

Mi sono arruolata dieci anni fa e da allora non l'ho mai più sentita.

Tutto quello che mi rimane è questa fotografia e un'amara nostalgia che sa di rimpianto.

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