L'inferno in terra.
Raffiche di mitragliatrici.
Colpi di mortaio.
Esplosioni.Il pericolo proviene da ogni lato e ci disorienta.
L'addestramento non ti prepara a combattere il fuoco infernale.
La vita lo fa.
Il destino invece decide chi vive e chi muore, chi resta e chi se ne va.Vengo assalita da un corpo a corpo e mi sveglio di soprassalto, reagisco automaticamente e prendo per la gola in mio aggressore prima di sovrastarlo con il mio corpo.
È adesso che vedo nei suoi occhi il terrore prima di realizzare che è soltanto mio nipote che voleva farmi uno stupido scherzo.
Tremo.
Il fratello urla altrettanto spaventato "Mamma! Mamma!"
Lascio andare di corsa il bambino, lo libero dal mio peso, sono in preda a spasmi muscolari e brividi "Scusa.. mi dispiace.. Tim.. scusa!" Gli urlo ma scappa via terrorizzato.
Sudo freddo mentre ricado a peso morto sul letto e mi passo entrambe le mani sul viso.
Saray, sulla soglia, mi guarda preoccupata "..Uno psicologo dell'esercito potrebbe darti una mano.."
Sappiamo entrambe che il mio è uno stress post traumatico, un disturbo comune per chi ha affrontato gli inferi e può ancora raccontarlo.
Gestisco il tremolio, nonostante mi senta ancora in subbuglio, la guardo consapevole che sono un pericolo qui con loro "Scusami.."
"Vorrei solo che tu stessi bene" mi risponde comprensiva, poche persone sono capaci di tale empatia.
Mi lascia sola con i miei demoni sapendo perfettamente che odio mostrarmi così vulnerabile.
Il bambino ha lasciatl cadere la videocamera.
Volevano solamente svegliarmi di soprassalto e riprendere la scena per prendermi in giro.
Questo genere di scherzi lo facevamo ogni volta che ritornavo dalle missioni, si può dire che sia normalità.
Ma io non sono più quella di prima e devo fare i conti con questo.
Afferro la videocamera e decido di girare un video.
Lascerò questa casa ma non posso farlo senza dire nulla.
Mi sistemo alla scrivania e premo play senza decidere prima cosa dire "Ehi.. beh lo sappiamo entrambe che come coinquilina sono terribile quindi forse è meglio che ti lascio alla tua vita.. grazie per avermi accolta, ti voglio bene.. il problema è che ho perso molte parti di me e devo ricominciare da zero.. la verità è che non so perché sono sopravvissuta mentre tanti altri non ce l'hanno fatta.. ho guardato in faccia la morte milioni di volte e non mi ha mai presa con sé.. Sento che ho un grosso debito e devo ripagarlo" tiro fuori dalla tasca la fotografia che mi porto dietro da sempre "Torno a casa, anche se so che non c'è più niente per me laggiù, ho solo bisogno di ricordarmi da dove vengo e capire se c'è ancora un posto in cui posso davvero sentirmi al sicuro.. sentirmi a casa.. Non so più qual'è il mio posto e penso che devo cercare di capirlo. Non c'è una risposta semplice, Hermana, forse ho solo bisogno di tempo.."
Raccolgo le mie cose, prendo Zeus, ed esco di soppiatto lasciandomi tutto alle spalle.
Decido di intraprendere un viaggio lunghissimo, la mia città natale dista chilometri da qui, sono giorni interi di camminata lungo pianure e colline, strade sterrate e piccioli paesini.
Di tanto in tanto mi fermo, accendo un falò, e mi riposo dormendo abbracciata al mio fedele amico.
Poi riprendo il mio cammino come se niente fosse.
Capisco che possa sembrare rudimentale ma sono abituata così.
Mi piace camminare, sentire las terra sotto le suole degli scarponi, respirare aria pulita.
Muovermi mi impedisce di pensare troppo, mi dona pace e scarica la tensione.
Talvolta mi fermo in qualche motel per una doccia e una dormita più comoda, e in qualche tavola calda per un pasto caldo completo.
Dopo ventinove giorni di cammino, 1923 miglia di percorso, arrivo nella piccola cittadina di Hamden, nella Contea di New Heaven, Connecticut.
La cittadina conta circa sessantamila abitanti, si conoscono tutti fra di loro, c'è sempre aria di unione ed è tranquilla.
Il centro storico è molto vissuto e il resto è zona residenziale pieno di campi e prati verdi.
Una piccola oasi paradisiaca, una bolla di vetro protettiva contro il mondo esterno.
Quando giungo a destinazione mi rendo conto che è tutto cambiato, tutto è diverso, ristrutturato, modificato, abbellito ma in fondo, nella sostanza, resta lo stesso paesino di sempre.
Cammino sul marciapiede, affiancata da Zeus, mi guardo intorno e ci metto un po' prima di orientarmi.
E, senza programmarlo, la prima tappa che faccio è il cimitero sulla tomba abbandonata dei miei genitori.
Sono dieci anni che non vengo qui.
La lapide è quasi mangiata completamente dalle spine.A mani nude, la pulisco dalle erbacce e scopro le scritte in rilievo "Ciao Mamma.. Ciao Papà.." non pretendo assolutamente che mi rispondano mentre mi accovaccio all'altezza delle loro fotografie "Sono appena tornata.." dico osservando i dettagli dei loro volti "..e ho pensato fosse giusto farvi un saluto.. non so bene cosa ci faccio qui né quanto rimarrò.. non so nemmeno se il mio posto sia qui.. ma volevo solo farvi sapere che sto bene e che ce l'ho fatta.. vi ho reso fieri di me.. ho servito il nostro Paese con onore.." Zeus si accuccia sui miei piedi mentre io accarezzo il suo pelo folto "..e vorrei tanto che foste qui per vederlo" la vista si offusca appena e sento il mio tono incrinarsi dall'emotività che mi permetto di provare.
Ritrovare la strada di casa sembra più difficile del previsto, specie perché il vialetto è completamente mangiato dalle spine dagli arbusti, li supero a fatica e scorgo così la vecchia casa in legno completamente devastata da correnti d'aria e pioggia. Il rudere abbandonato non è altro che uno scheletro di quello che ricordavo. Dieci anni sono davvero troppi e mi chiedo cosaltro avrei dovuto aspettarmi se non questo sfacelo generale. Una complessa distruzione di tutto ciò che un giorno mi apparteneva, niente che però non possa sistemare.
Entro nella tavola calda del paese, il locale è l'unico a non aver subito modifiche perché è rimastonlo stesso squallido bar che ricordavo.
Sono cambiate solo le persone.Mi avvicino al barista che, nel mentre che pulisce il bancone, alza lo sguardo e mi domanda "Ehi.. posso esserti utile?"
"Sto cercando questa ragazza.." tiro fuori la fotografia e gliela mostro "..è una vecchia amica"
"Macarena Ferreiro" conferma lui riconoscendola immediatamente "Gestisce una pensione per cani appena fuori città.."
Mi fa un certo effetto sapere che lei, al contrario mio, non si è mai mossa da qui "La conosci?"
La sua espressione è più eloquente delle sue parole "Una ragazza così non passa inosservata.. era sposata con un mio amico" usa il tempo verbale al passato, indizio che forse adesso non lo è più "Che cosa vuoi da lei?"
Non sono certo il tipo di persona che risponde in maniera eloquente a domande personali "Solamente ringraziarla.. tutto qui" dico prima di uscire dal locale.
Accanto a Zeus, cammino per un paio di chilometri finché non vedo un piccolo ranch sulla strada e una distesa di prati recintati con percorsi canini.
La scritta "Dogs Residence" sulla staccionata è un indizio piuttosto grande del fatto che sono arrivata a destinazione.
Non mi soffermo sul mio stato d'animo e nemmeno sui motivi che mi hanno spinta fin qui perché rischierei di fare una ritirata strategica. Invece mi avvicino al posto, guardandomi intorno "C'è nessuno?"
La risposta non arriva a parole ma laggiù, a pochi metri di distanza, proprio oltre il recinto dei segugi, una figura bionda e snella punta gli occhi verdi su di me.
..Macarena
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EL HILO ROJO
Fanfiction[Il filo rosso del destino è una leggenda popolare di origine cinese diffusa in Giappone. Secondo la tradizione ogni persona porta, fin dalla nascita, un invisibile filo rosso legato al mignolo della mano sinistra che lo lega alla propria anima geme...