CAPITOLO 5

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Macarena

Quando l'ho vista ho pensato fosse un miraggio, una visione, uno sbalzo di pressione, un calo di zuccheri o qualunque cosa di scientificamente provato che mi desse delle allucinazioni forti.

Non credevo che l'avrei rivista, né in questa vita né in altre.

Era partita, se ne era andata, aveva voltato pagina lasciandosi tutto e tutti alle spalle, me compresa.

Ho ricordi molto sfocati di noi insieme, come se li avessi chiusi tutti in un baule e nascosti in profondità così da non poterci più pensare.

Quello che ricordo alla perfezione è la nostra ultima discussione sulla sua partenza improvvisa per il fronte. Non mi aveva nemmeno detto di aver spedito la domanda. Semplicemente mi ha comunicato dall'oggi al domani che se ne sarebbe andata. Fine. Decisione presa. Possibilità di replica pari a zero assoluto. Non sono nemmeno andata a salutarla in stazione.

Imparare a vivere senza di lei è stato difficile, doloroso, un percorso lungo che mi sono imposta di fare negando a me stessa e al resto del mondo la verità: non era solo amicizia.

Lo capii quando se ne andò.
Mi sentivo abbandonata, ferita, delusa e arrabbiata.

Non potevo credere che avesse gettato nella spazzatura un rapporto che invece per me era così importante.

E ora dopo dieci anni si presenta alla mia porta.

La rabbia mi lacera gli organi interni nonostante tutti i miei più grandi sforzi per mascherare la cosa.

Mia madre sta discutendo con Cucciolo, il nostro alano, perché non vuole proprio saperne di fare la staffetta "Hai preso tutte le medicine stamattina?"

Lei ridacchia "Rotelle e valvole funzionano correttamente ed è quello che conta!" Esclama prima di guardarmi in faccia, è evidente che non riesco a mascherare un bel niente perché mi chiede "..che succede?"

Mi appoggio alla staccionata in legno "Un fantasma del mio passato si è appena palesato davanti a me e non riesco a scacciarlo"

Annuisce "Quanto passato?"

Sbuffo una risatina isterica mentre sento i nervi tendersi come corde di violino "Direi quello di un'altra vita"

Alza un sopracciglio, sembra alquanto interessata a questo momento di gossip che spezza la nostra routine "Ha un nome?"

Serro la mascella "Oh sì che ce l'ha.."

Un rumore di un'asse che scricchiola dietro di me, mi suggerisce che Zulema si è affacciata e lo sguardo di mia madre, nonostante l'anzianità e un principio di cecità, si illumina "Ma non mi dire.. Zulema Zahir!"

Annuisco infastidita anche solo dal sentirla nominate "Proprio quel nome.."

"Oh capisco.." Adoro trovare un'alleata in mia madre che non aspetta nemmeno un secondo ad esclamare "Ma è in gran forma! Non la ricordavo così bella!"

Grazie mamma.
Davvero grazie mille.

Spalanco lo sguardo "Che?!"

"Guardala!" Mi incita con lo sguardo tutto emozionato "A diciotto anni ricordo che era una bellissima fanciulla ma adesso.. non ha paragoni!"

Mi volto e lo noto. Non che non lo avessi fatto prima ma una parte di me stava del tutto ignorando i dettagli ma, ora che sono praticamente costretta, mi rendo conto dei lineamenti maturi duri, del taglio degli occhi leggermente allungato, dello sguardo più penetrante e intenso, delle movenze più sicure mentre ai guarda intorno, dei muscoli definiti sotto quei vestiti semplici, delle labbra sottili e.. e basta! Distolgo lo sguardo e avvampo.
Irritata sono molto estremamente senza precedenti irritata.

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