CAPITOLO 19

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Zulema

Nella ristrutturazione ho costruito questa doccia esterna circondata da quattro pannelli resistenti per potermi lavare quando lavoro il giardino. Un po' improvvisata ma funzionale.

Mi stavo lavando le mani dopo aver sistemato il giardino di casa quando ho sentito la porta principale aprirsi e richiudersi.

Lei compare come una visione davanti ai miei occhi. Mi chiedo cosa ci faccia qui ma non ho in tempo di parlare perché cammina con un passo rapido e deciso. Non si ferma. Anzi. Mi afferra per la maglietta e mi sbatte contro il pannello, finiamo entrambe sotto il getto d'acqua quando posa le labbra sulle mie e mi bacia.

Così. Senza dire nulla.

Razionalmente dovrei almeno chiedere che cosa è successo ma non c'è razionalità che tenga in un momento come questo.
Le prendo il viso e rispondo al bacio che diventa immediatamente passionale, le lingue si uniscono, sento il suo sapore mischiarsi con il mio. Mi spinge contro la superficie aderendo il corpo al mio e accende così un vero e proprio fuoco che si propaga come un incendio per tutto il mio corpo. La prendo per la nuca e la divoro, ho così tanto bisogno di sentirla che non saprei nemmeno come descriverlo se non come una necessità di vita o di morte. Questi giorni di assenza non hanno fatto altro che torturarci a vicenda. Il getto d'acqua sopra le nostre teste è forte, i vestiti sono ormai fradici, ma non me ne importa niente.

Prendo il sopravvento.
Inverto le posizioni e spingo il mio corpo contro il suo, inserendo una gamba fra le sue, il fuoco si concentra in mezzo proprio lì.

Addio forza di volontà.

Le mie mani scivolano sul suo corpo e le sbottono la camicia, scoprendole la scollatura che non esito a baciare. La voglio. Ogni cellula del mio corpo la vuole disperatamente. Le alzo una gamba che lei lega alla mia vita. Le sue mani prendono il bordo della mia maglia che tira su. Me la sfilo e la getto a terra. Resto in reggiseno davanti a lei ma non perdiamo tempo ad osservarci. La prendo di peso, le sue gambe si intrecciano alla mia vita e la sbatto contro l'altra parete. Mangio le sue labbra così come lei mangia le mie. Le sue mani sono sui miei capelli bagnati che porta all'indietro e accarezza mentre mi tiene stretta.

Il mio cuore le appartiene.
I miei pensieri le appartengono.
La mia lucidità è svanita così come i buoni propositi di fare le cose con calma.

Si sfila la camicia che getta a terra. Le mie labbra si posano sul seno lasciato scoperto dal reggiseno. Tiene la mia testa contro la sua pelle e quando decido di lasciarle una serie di morsi sento il suo respiro farsi sempre più corto.

Scende e le sue mani finiscono sulla cinta dei miei Jean che slaccia, abbassa la cerniera e sbottona mentre io mi dedico al suo collo.

Dritta al punto.

Amo il fatto che sa esattamente quello che vuole e se lo prende.
Ed è esattamente quello che sto per fare anche io.

Ma prima..

Prendo il suo viso e la guardo negli occhi, le pupille dilatate dal cieco desiderio "Che è successo?" 

Mi afferra il viso "Parliamo dopo" mi bacia ancora e mi trascina dentro casa. Non ho mai pensato che fosse così piena di buone idee e spirito di iniziativa.

Mi levo il pantaloni che lascio sul pavimento e lei fa lo stesso con i suoi, la riprendo a me "La tua camera è dove la ricordo?" Mi chiede mentre barcolliamo strette nei nostri baci lungo il corridoio.

La prendo per mano "Seguimi"

Capisco la foga del momento ma questo va fatto bene. È la nostra prima volta. La porto al piano di sopra. Sto quasi tremando dall' eccitazione e lei stringe la mia mano. È chiaro che entrambe stiamo nel bel mezzo di un tornado di emozioni.

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