19. Allarme

1.5K 66 9
                                    

Eeda si svegliò con il rumore del gallo di Unah.

C'era un silenzio tombale in tutto l'accampamento.

Rimase a letto per qualche istante a riflettere.

Dovevano essere rimasti davvero pochi uomini di guardia.
Pensò che alla fine il clan di Heron sarebbe rientrato molto tempo prima del previsto con l'intero esercito di Mcdellah dirottato a Norahm.

Se solo Blake avesse potuto considerare quel gesto e non tutte le menzogne che aveva dovuto raccontargli sul suo conto, probabilmente avrebbe avuto qualche speranza. Ma le possibilità erano talmente tanto remote che quasi si vergognò della sua ingenuità.

Le borbottava la pancia, stava morendo dalla fame. Si era completamente dimenticata di mangiare la sera prima.

Ad inizio serata non era riuscita ad ingurgitare nemmeno un pezzetto di pane, perché era terrorizzata dall'idea che Ian avesse raccontato a Blake dell'incontro con Angus.

In seguito invece, perché il cibo era l'ultima cosa a cui aveva pensato. L'unica cosa di cui aveva cercato di saziarsi era stato Blake Heron.

Alzò la testa appoggiandosi sui gomiti in cerca di qualche piatto contente qualsiasi tipo cibo. Le era sembrato che Blake avesse in mano qualcosa quando era entrato nella tenda la sera prima. Individuò degli avanzi sul tavolo e scese giù dal letto frettolosamente.

Mentre mangiava qualche boccone del pane raffermo, si soffermò a guardare dei documenti che Blake aveva lasciato sul tavolo. Portavano la sua firma. Si fermò ad analizzare la sua calligrafia. Era molto controllata e bilanciata. In un certo senso in netto contrasto con il comportamento impulsivo che aveva avuto con lei negli ultimi giorni.

Curiosando ancora sul tavolo scorse ai suoi piedi le sacche della sella. Che strano! Non le aveva viste la sera precedente. Probabilmente era stata assorta nelle sue preoccupazioni. Decise di curiosare. Eeda era in cerca di qualsiasi cosa di sua appartenenza che la facesse sentire vicino a lui.

Aveva addosso uno strano senso di nostalgia anche se sapeva che probabilmente Blake se ne era andato da poco meno di un ora.

Aprì un sacca a vi trovò dentro un tartan con i colori del distretto. Se lo avvolse introno alle spalle in cerca del suo odore. Facendo roteare il tessuto urto qualcosa e avvertì un tonfo ai suoi piedi. Aveva fatto cadere un oggetto di legno avvolto in un tessuto abbastanza pregiato.

Lo sollevò. Era un piccolo quadro con una cornice finemente intarsiata. Era un dipinto raffigurante un volto. Il suo.

Eeda smise di respirare. Poteva udire il battito del suo cuore farsi sempre più forte. Le rimbombava nelle orecchie come un suono acuto.

Ricordava il momento del dipinto con esattezza. Il senso di riluttanza con il quale si era fatta ritrarre si destó nella sue viscere. Mostrava chiaramente i colori e i simboli dei Manner. Non arrivava da Angus. Ne da Aidan. Ne da suo padre. Improvvisamente iniziò a collegare tutto quello che era successo begli ultimi giorni. La diffidenza di Blake. La sua assenza durata due giorni interi. Il suo ritorno in preda all'ira. Il suo rifiuto a parlare dei motivi della sua collera. La palese diffidenza di Ian. La guerriera danese che l'aveva collegata a Bebbamburg. Tutto ora quadrava e rientrava in uno scenario ben chiaro.

Blake e Ian sapevano perfettamente da giorni chi lei fosse. Ne aveva la conferma in mano. Perché allora lasciarla libera di girare per l'accampamento? Salvarla da Angus? E sopratutto continuare a giacere con lei in quel modo?

Il quadrò le cadde di mano, serro le labbra e tutti lineamenti del suo volto si contrassero. I suoi occhi si spalancarono come se avesse davanti l'intero piano dei due uomini.

Enemy's Daughter - La figlia del nemicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora