36.Pioggia e ozio

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Ancora con gli occhi chiusi, Blake allungò la mano in cerca di Eeda. Non trovandola si issò sui gomiti cercandola invano nella stanza. Era già fuggita. Si lasciò cadere alzando le mani dietro la nuca e con lo sguardo rassegnato fissò le tende che ricoprivano il baldacchino.
Cercava di non essere possessivo in modo da lasciarle il suo spazio per affermarsi, ma in realtà era tremendamente geloso di tutto il tempo che passava con i suoi uomini.
Un lampo illuminò la stanza e il suono del tuono gli fece tornare il sorriso. Con un po' di fortuna non ci sarebbero stati addestramenti quel giorno. Balzo giù dal letto per scrutare il cielo. Era un'alba grigia e tempestosa. Non sarebbe piaciuta ad Eeda. Non vi era orizzonte. Le nuvole scure ci confondevano con il mare, ma per lui sarebbe stata una meravigliosa giornata di tempesta, dove tutte le incombenze  venivano temporaneamente sospese.
Doveva solo scovare dove si fosse cacciata la sua amata, per poi trascinarla di nuovo a letto.
Qualcuno busso alla sua porta.
«Chi è?» Chiese quasi scontroso sapendo bene che non poteva essere lei.
«Unah, mio Signore.»
«Avanti.»
«Vi ho portato la colazione.»
«Colazione? Io non ho chiesto nessuna...»
Si interruppe vedendo la sopracciglia delle donna inarcate e le sue labbra rugose che trattenevano a stento un sorriso compiaciuto.
«Lei no, mio Laird...ma
Qualcun'altra ì.»
«Grazie, Unah. Posa pure il vassoio sua la mio scrittoio.»
«Vi auguro una buona giornata mio Signore» e si dileguò.
Blake non toccò nulla del vassoio, ma ravvivò in fuoco in attesa che Eeda tornasse nelle sue stanze.
Dopo pochi instanti, percepì la sua presenza dietro di lui, mentre era ancora chino a sistemare un nuovo ceppo di legna. Indossava solo un mantello di lana e nient'altro. «Alba interessante, non trovate?» Lo incalzò  con un sorriso denso di malizia e allargando le gambe.
«Davvero affascinante, non c'è che dire.» La guardava dal basso mentre le sue mani stavano già risalendo la lunghezza delle sue flessuose gambe, ma prima di giungere alla fine, l'afferrò con forza, la trascinò sul tappeto e si gettò sopra di lei con impeto, poi si fermò. La guardò per un attimo e iniziò a baciarla con una lentezza disarmante. Ogni movimento era lento e delicato, ma denso di eccitazione.
Voleva gustarsi ogni istante di quella mattina e soprattutto voleva che durasse il più a lungo possibile.

***

«Non le hai detto niente vero?» Ian guardò l'amico preoccupato mentre consumavano il pranzo nel salone tutti assieme. Blake non gli rispose per un lungo istante. Era assorto nell'osservare Eeda. Era radiosa nonostante la giornata fosse così cupa. Indossava una tunica verde scuro che le accendeva ancora di più il rosso dei suoi lunghi capelli sciolti e richiamava il colore cristallino dei suoi occhi.
Parlava con i suoi uomini con disinvoltura, esattamente come quando le sue curve erano nascoste dagli ampi pantaloni e dal corpetto in pelle. Ma i suoi uomini non riuscivano più ad interagire con lei scherzosamente come sempre. Sembravano aver assunto un atteggiamento reverenziale nei suoi confronti. Erano palesemente a disagio in quanto ammaliati da lei.  
«No, non sa niente. Le ho detto che erano due semplici ladri che veniva da nord.»
«Non pensi sia giusto che lo sappia?»
«Perché tu invece hai detto a Hemma che stiamo ospitando due spie di Ranulf nelle nostre segrete?»
«No, ma solo perché scenderebbe subito di sotto e taglierebbe le gole di quei poveri malcapitati semplicemente perché provengono da Bebbamburgh. E noi non potremmo più interrogarli.»
«Ian, Eeda non sa esattamente come stanno le cose tra Ranulf e suo Padre. Non sa che la vuole morta. Non voglio turbarla per ora. Quel viscido di un tricheco spiaggiato avrebbe comunque saputo a breve della presenza di Eeda qui a Berwick. Poteva anche risparmiarsi di inviare qui le sue spie. Non appena la bufera passerà, manderò un messo a Roxbourgh per chiederla in sposa a suo padre.»
«Pensi possa funzionare il piano di Eeda?»
«Vuoi la verità?» Continuò a rispondere all'amico senza mai smettere di osservarla. «Penso che le possibilità siano davvero poche, ma non abbiamo niente da perdere provandoci. Nella peggiore ipotesi sarà comunque la mia Signora. Con o senza il permesso del padre, ma se c'è una anche piccola e remota possibilità che la nostra unione porti la pace è nostro dovere provarci.»

Enemy's Daughter - La figlia del nemicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora