[COMPLETA]
🔞 Contenuti sessuali espliciti e scene violente
Lady Eeda è costretta dal padre, il Laird Boyd Manner di Roxburgh, ad introdursi sotto mentite spoglie nell'accampamento del suo acerrimo nemico, il Laird Blake Heron di Berwick.
Si trover...
Dopo il bagno, Eeda rimase nella tenda del Laird. Avrebbe voluto consumare la cena fuori con tutti gli altri in modo da raccogliere altre informazioni, ma non voleva esporsi a situazioni che avrebbero contrariato Blake. Non si era ancora creato un vero e proprio legame tra loro. E ogni passo falso poteva costarle la precaria condizione di sua amante, o meglio mezza amante visto che non avevano ancora consumato. Jamie si era dimostrato una buon angelo custode, e l'avrebbe spalleggiata protetta da altre insidie sociali, ma non voleva comunque rischiare. Doveva procedere piano. Un passo alla volta. Dopo cena si tolse i vestiti rimanendo in sottoveste, si sdraiò sul letto e sentì immediatamente il profumo delle pelli impregnate dell'odore di Blake. Ispirò profondamente e pensò alla domanda che gli aveva posto la notte prima riguardo il fatto di toccarsi. Senza nemmeno accorgersene la sua mano scivolo in basso. E si accarezzo in mezzo alle gambe. Le spalancò richiamando alla mente la sensazione del suo corpo possente sopra il suo. Come avrebbe voluto che tornasse prima. Che fosse entrato in quel momento e che l'avesse fatta finalmente sua. Era decisa a provocarlo al suo ritorno. Doveva farlo. Per il bene della sua missione, ma anche della sua lucidità mentale. Era sempre difficile rimanere concentrata sui suoi obbiettivi, quando ogni volta che la sua mente veniva invasa dal ricordo della sera prima, il groviglio al basso ventre la surriscaldava e le aumentava i battiti del cuore. Il suo viaggio di un paio di giorni fuori del accampamento non ci voleva proprio. Cercò di imitare le movenze delle mani di Blake. Stimolò i punti su cui aveva insistito tanto lui. Si prese il tempo di conoscere quella parte del corpo che aveva trascurato fino alla sera prima. Concentrandosi sul ricordo della sua lingua, si avvicinò piano piano all'orgasmo. Lo prolungò il più possibile reprimendo ogni gemito. E infine la sua mano cadde lungo il fianco. Sospirò e si addormentò pervasa dal benessere che si era procurata.
Fece solo un sonnellino di un paio di ore. Quando si svegliò l'accampamento era quasi avvolto dal silenzio. Era notte fonda. C'era qualche gemito e grugnito che proveniva da qualche tenda in lontananza segno che le ragazze si stavano dando da fare. Meglio così! I pochi che erano svegli probabilmente erano distratti a dovere. Si avvolse nel mantello di pelliccia di Blake, e prima di uscire dalla tenda, ne avvicinò un lembo al suo volto, per respirare profondamente il suo odore. Passó vicino alla tenda della cucina e sentì russare pesantemente quella scrofa di Unah. Perfetto! Si disse per incoraggiarsi che sarebbe andato tutto bene. Voleva capire se c'era la possibilità di andare e venire del campo senza essere notata. Si appostò dietro una delle ultime tende vicino al perimetro sud. Studiò per diverso tempo i movimenti e i ritmi delle guardie che coprivano il confine. Si accorse che camminavano avanti e indietro percorrendo il tragitto ogni 70 secondi. Aspettò altri due o tre giri per verificare meglio e poi azzardò una fuga lenta e leggera. Camminò senza guardarsi indietro per un paio minuti. Poi si voltò per controllare che nessuno l'avesse seguita e proprio in quel momento una mano le tappò la bocca reprimendo un grido, mentre un braccio la stava immobilizzando fino a farla quasi soffocare. «Zitta! sono io!» Riconobbe la voce familiare di Angus. Il braccio destro di Aidan. Era un ometto di bassa statura, ma molto forzuto e robusto. I suo capelli non erano per niente folti e alcune ciocche si allungavano quasi sempre sul suo viso andando a coprire l'occhio sinistro e creando un groviglio arruffato con la sua barba argentata, da cui spuntavano una manciata di denti marci che emanavano un fetore putrido ogni volta che apriva la bocca. Una brutta frattura ad un piede gli aveva regalato un andamento claudicante, ma allo stesso tempo gli aveva concesso una cattiveria che gli aveva permesso di farsi strada tra gli uomini di suo padre fino al fianco della prima guardia di Boyd Manner. Come tutti gli uomini che non riscuotevano gran successo tra il genere femminile, era dotato di una notevole viscidità che aveva sempre infastidito Eeda, ancora di più negli ultimi mesi in cui, essendo stata rinnegata dal padre, né Angus, né Aidan si erano premurati di trattarla con rispetto. «Era proprio necessario?» Escalmò Eeda scrollandosi di dosso le sue mani con fare estremamente infastidito. «Direi di sì, visto che stavi già urlando come un'aquila», ribattè e con un ghigno aggiunse,«senza contare che ormai la tua propensione alle grida è già famosa anche nell'accampamento di Macdellah.» Accidenti! Eeda sprofondò nella vergona. Angus si doveva essere appostato fuori dall'accampamento la sera prima e l'aveva sentita urlare e ovviamente non aveva perso tempo a diffondere l'accaduto tra il suo Clan. Era furiosa oltre ogni limite, proprio perché il pettegolezzo questa volta era fondato. Non l'aveva creato lei a tavolino con un preciso scopo. «Sei più pettegolo di una vecchia prostituta rimasta senza lavoro» «Già! Immagino che tu ora le conosca bene, sei una di loro ormai». Eeda resistette a stento dall'urlargli in faccia il suo stato virginale e di tutta risposta lui rise sommessamente di fronte alla sua faccia completamente adirata. «Ora devo tornare indietro all'accampamento, non ho molte informazioni per ora. Heron è via per qualche giorno. Da quanto ho capito sono andati a fare un sopralluogo ad un ponte, ma non so ancora di quale villaggio.» Cercó di congedarsi ricomponendosi da quell'ondata di rabbia. «Bene è un inizio. Ma cerca di capire al più presto di quale ponte si tratti» Un ghigno viscido si palesò sul suo volto «E buon divertimento nel frattempo.» Eeda alzo gli occhi al cielo e si voltò allontanandosi di tutta fretta. Rimase nell'angolo più buio del bosco cercando di capire se le cadenze delle ronde fossero cambiate. Nel mentre una terza guardia raggiunse le due del perimetro sud e li vide discutere in modo allarmato. Approfittò della loro distrazione per rientrare velocemente. Corse con passo leggero trattenendo il fiato. Superò il primo gruppo di tende e vedendo la via libera si diresse verso il tendone decagonale del Laird, ma vide dirigersi verso di essa la terza guardia in compagnia di una delle due del perimetro sud. Scivolò verso il retro e si abbassò per entrare da un telo che componeva una delle facciate posteriori. Con un gesto veloce si levo' il mantello facendolo cadere a terra e si infilò velocemente tra le pellice chiudendo gli occhi e in quel momento li sentì scostare la tende. «Vedi pezzo di idiota. Sta dormendo. Se Heron sa che siamo entrati ci ucciderà!» Bisboglió uno dei due. «Ti dico che Meeren l'ha vista uscire!» rispose l'altro. «Certo che sei davvero stupido! Dopo il concerto di ieri notte quelle piccola vipera farebbe di tutto per sbarazzarsi della rossa. Ad esempio farla cogliere in flagrante nella tenda del Laird con una delle guardie. E indovina chi altro finirebbe nei guai oltre all'amante di Heron?» «Ehmmm....» «Tu, razza di cervello di gallina! Ora rimani qui appostato e non ti azzardare mai più ad entrare!» Perfetto! Pensò Eeda. Non bastavano quelle due bisbetiche a controllare ogni sua mossa. Ora aveva anche una guardia personale. Se oggi si era sentita lusingata del senso di gelosia di Heron, ora ne era parecchio infastidita, fino a provare un senso di soffocamento. La tensione dell'incontro con Angus e il rientro alla tenda l'avevano abbastanza spossata, ma ebbe diverse difficoltà a prendere sonno. I pensieri le giravano talmente velocemente in testa quasi come a creare un ronzio fastidiosissimo. Continuava a rigirarsi tra le pellicce. Avrebbe voluto perdersi in quel docilissimo oblio in cui Blake l'aveva saputa immergere la notte prima. Quei trascorsi sotto il suo tocco erano stati gli unici momenti in cui la sua mente era stata piacevolmente sgombra da ogni preoccupazione. Alla fine in preda alla stanchezza cadde comunque tra le braccia di Morfeo, il quale non le concesse però sonni tranquilli. Ebbe infatti diversi incubi.
Angus l'aveva immobilizzata al letto. Non riusciva a muoversi. Faceva fatica a respirare. Voleva alzarsi ma aveva le mani e i polsi legati. Le continuava a ripetere che voleva sentirla gridare. Le girava intorno come un lupo quando accerchia la sua preda. Ad un tratto sentì le sue mani viscide toccargli le cosce e salire sempre più in su. Lui la intimava di gridare, ma lei non riusciva ad emettere alcun suono. Quando lo sentì sovrstarla cercò di divincolarsi ancora più con forza. Riuscì a tirarsi su e spalancò la bocca per urlare, ma una mano possente gliela tappò, esattamente come le era successo quella sera nel bosco. «Sssshhhhhhhh. Non gridare!» Era la voce di Blake. Spalancò gli occhi e se lo ritrovò sopra di lei. Gli getto le braccia al collo e si strinse a lui respirando ancora affannosamente per via del brutto sogno. Dopo averla abbracciata, infilando le mani tra i suoi capelli condusse il suo viso di fronte al suo per guardala negli occhi. «E' tutto a posto, nessuno ti può fare del male sotto la mia protezione.» Glenna lo guardò con aria persa. La disperazione l'assalì in pochi istanti al pensiero che poteva essere proprio lui a farle del male, se solo avesse scoperto la sua vera indentità. Socchiuse la bocca come per dire qualcosa, ma sentì le lacrime che le stavano colmando pericolosamente gli occhi. Abbassò le palpebre e si getto in modo disperato sulle labbra del suo nemico. Blake rimase di stucco. Non baciava mai le sue amanti. Era una regola piuttosto ferrea. Gli serviva per mantenere un distacco e ricordarli la loro posizione di semplici intrattenitrici notturne. Non gli piaceva infrangere cuori e preferiva non illudere mai nessuna, ma Dio solo sapeva quanto aveva desiderato quelle labbra dal primo istante. Non ebbe la forza di ritrarsi. Rimasero entrambi immobili per qualche istante. Quando la senti trasalire immaginò che si stesse ritraendo pentita del gesto impulsivo, perciò la strinse a sè e iniziò a divorare le sue labbra in modo famelico. La spinse giù e con la mano destro la condusse verso l'orgasmo senza smettere mai di baciarla. All'apice iniziò ad emettere dei piccolo gemiti sommessi e si staccò dalla sua bocca per prendere fiato. Fuori stava albeggiando e quasi tutti gli uomini stavano ancora dormendo. Non poteva farla urlare come la notte precedente. «Sssshhhhhhhh. Non gridare» le ripeté questa volta con una voce bassa, roca e tremendamente suadente. Lei si morse quindi il labbro e venne in silenzio perdendosi nei suoi occhi. Blake sorrise nel constatare che era riuscito a far sparire tutta la paura, l'angoscia e la tristezza da quello sguardo che lo scuoteva ogni singolo instante di più. Tra un mugolio e un sospiro Eeda ridacchiò. «Credimi, Non ho nessuna intenzione di gridare. Non lo farò mai più!» Blake rise intuendo il perché. «Giornata impegnativa quella di ieri» «Non sai quanto...» Rispose lei stiracchiandosi. «Quando sei tornato? Mi avevano detto che saresti stato via due notti.» Aveva un tono molto più confidenziale della notte precedente. La notte precedente erano diventati decisamente intimi, ma tutte le sue amanti non si erano mai permesse di rivolgersi a lui in quel modo. Nemmeno dopo mesi e nemmeno dopo pratiche molto più audaci di quelle che aveva condiviso con lei. Era sempre stato il loro Signore, mentre Glenna, usando quel tono, avevo reso evidente che si considerasse una sua pari, fino al punto di chiedere conto delle sue attività. «Dovevamo rientrare nel pomeriggio di domani, ma abbiamo concluso tutto questo pomeriggio e invece di fermarci a dormire abbiamo cavalcato di notte» spiegò sbrigativo Blake. La vide guardarlo in modo interrogatorio. Voleva chiedergli qualcosa. «Sta già albeggiando?» «Sì. Quando sono entrato ti ho visto dormire profondamente. Ho pensato di svegliarti nel modo più piacevole, ma credo stessi avendo un incubo e ti sei agitata ancora di più non appena ti ho toccato. Mi spiace.» «Direi che ti sei fatto ampiamente perdonare...» Che Arroganza! Pensò divertito Blake. Tuttavia lasciò correre. Era troppo stanco. Negli ultimi tre giorni aveva dormito solo quelle quattro ore la notte prima. Quattro ore molto rigeneranti, ma andare e tornare da Carham in così poche ore non era stata una passeggiata. Si getto nel letto affianco a lei «Torna a dormire ora» le ordinò chiudendo gli occhi. Lei lo ignoró e si chinò sopra il suo inguine, pronta a ripetere quello che gli aveva insegnato la prima notte. Arrogante e disobbediente! Pensò senza fermarla e con un gemito si rilassò. Era davvero felice di aver ordinato ai i suoi uomini di cavalcare di notte solamente per tornare il prima possibile da lei.
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