Capitolo 6

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Quella mattina di quel sabato d'autunno mi svegliai senza forze, come non avessi dormito per neanche un minuto.

Mi alzavo dal letto senza alcuna motivazione ed energia da ormai mesi, se non anni.

Da quando William si era mostrato per chi era davvero.

Appena aprii gli occhi mi misi a tastare il comodino, in cerca del mio cellulare.

Prima di trovarlo toccai il mobile numerose volta, andando a tentoni.

Dopo innumerevoli tentativi lo trovai e lo impugnai.

Me lo mii davanti al volto, stordita, e rimasi accecata dalla luce che il display mi aveva proiettato negli occhi.

Controllai l'ora e mi resi conto che erano le 10:30, un orario ben fuori dai miei orari.

Ero sempre stata da 3 anni a quella parte una lavoratrice instancabile, abituata ad alzarsi molto prima, in quanto alla mattina lavoravo nel bar accanto al ristorante nel quale facevo la cameriera alla sera.

Sfortunatamente da un po' di tempo i locali in cui lavoravo andavano molto male e alla fine d'agosto di quell'anno chiuse, lasciandomi disoccupata.

Il bar ed il ristorante avevano lo stesso gestore, ed il titolare, non riuscendo a mantenere le spese di entrambi, chiuse tutti e due i locali.

Perciò io rimasi a casa, senza un lavoro e senza una paga.

Bella merda, vero?

Controllai poi le notifiche e un brivido freddo come il ghiaccio mi attraversò da capo a piedi: era Dylan.

"Ehy io ho provato a essere buono e carino con te, ho provato a rendermi amico, ma oramai mi sono rotto le palle di fare la parte del deficiente con una stronza come te.

Te l'ho detto anche la scorsa settimana, sono giorni che non mi rivolgi parola, sono giorni che mi lanci occhiataccie e continui a stuzzicarmi.

Io faccio finta ma me ne accorgo."

Rimasi bloccata, con l'espressione fissa a quel messaggio e la collera che mi annebbiava la mente.

Era proprio vero che era stato gentile con me, ma me l'aveva rivelato persino lui che quella che mi stava mostrando era una versione irreale di sé.

Spensi il telefono, misi il silenzioso e la modalità "Non disturbare" e lo lanciai bruscamente sul letto senza neanche rispondergli.

Dylan mi causava ogni volta quel senso di ira che si espandeva nelle vene, nel sangue e persino nelle ossa.

Mi causava talmente tanta rabbia che ogni suo tentativo di instaurare un rapporto civile era stato vano.

In cuor mio, la mia razionalità avrebbe voluto ricambiare e accettare quella proposta ma non mi volevo ma soprattutto non mi dovevo fidare.

In fondo da ormai mesi mi fidavo solo di me stessa, Jade, Sarah e Jack.

La vita mi aveva insegnato di non appoggiarmi a nessuno, di non affezionarmi troppo a nessuno.

Le persone che mi avrebbero dovuta amare e proteggere, i miei genitori e mia sorella, si erano dimostrati ostili e disonesti.

Degli stronzi, se devo dirla tutta.

Avevo sciolto quella promessa solamente una volta e non si era conclusa nei migliori dei modi.

Con William niente andò per il verso giusto, escludendo i primi pochi mesi.

Alla fine mi ero ritrovata solo con il cuore spezzato, tanti lividi, sia dentro che fuori e zero certezze.

Jade salì in camera proprio in quell'esatto momento, mi guardò con un sorriso contagioso che io non riuscii a ricambiare.

𝓐𝓻𝓻𝓱𝔂𝓽𝓱𝓶𝓲𝓪: 𝒉𝒆𝒂𝒓𝒕𝒃𝒆𝒂𝒕𝒔 ♥︎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora