Capitolo 12

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Quella mattina mi svegliai con l'aria di una che non aveva dormito neanche un secondo, e in effetti avevo passato la notte quasi in bianco.

Trovai Jade ancora stravaccata sul letto, in una posizione ben poco normale.

Pensandoci bene Jade non era una normale, in niente.

Andai in bagno e guardandomi allo specchio rimasi alquanto spaventata dal riflesso della mia immagine: sembravo un misto tra Voldemort ed un troll.

Mi sciacquai la faccia ripetutamente ma questo non fu utile, perciò mi armai di forza e coraggio ed entrai in doccia.

Mi lavai attentamente, corpo e capelli, e quando uscii dal box mi sentii rigenerata, ma poco dopo un capogiro mi scosse, e mi dovetti sedere sul water: le gambe erano tremolanti, non reggevano il peso del mio corpo.

Ebbi il tempo di guardarmi allo specchio: vidi un lenzuolo, di un pallore anormale.

Una nuova visione mi stava colpendo:

William si scagliò contro di me con una forza inaudita: una forte sberla mi fece andare in fiamme la pelle.

Mi dovetti appoggiare al muro, il dolore era troppo e non riuscivo a sostenerlo, quello esteriore ma soprattutto quello interiore.

Qualcosa dentro di me si stava rompendo o forse era già rotto da tempo".

Quella visione fu brevissima ma molto forte, d'impatto.

Quanto tornai alla realtà mi sentii senza fiato, come ogni volta, ma evidentemente dentro di me stava cambiando qualcosa: ero riuscita a svegliarmi dopo pochi secondi.

Mi stavo facendo forza, avevo bisogno di circondarmi di tanta energia positiva.

Rimasi avvolta per qualche minuto dentro l'accappatoio.

Poi decisi di andare a prendere i vestiti per quella giornata.

Jade si era alzata, perchè non la trovai più nel letto.

Aprii il cassetto e presi i primi stracci che mi capitarono sotto mano.

Mi infilai di corsa l'intimo e poi iniziai a vestirmi: allacciai la salopette e mi infilai una felpa di qualche taglia più grande.

Andai in bagno e mi diedi una sistemata, insomma, sistemai quello che si poteva sistemare.

Diedi una rapida penninata ai capelli e indossai una collanina d'argento e degli orecchini rotondi.

Presi le scarpe e le portai al piano di sotto con una lieve corsetta.

Lì trovai la famiglia Stones schierata al banco colazione.

"Scusate il ritardo, ma mi sono fatta una bella doccia!"

Sarah mi salutò con un sorriso genuino e Jack con un ampio cenno di mano.

Jade non mi guardò neanche in faccia.

Sì, Jade Annabeth Stones, proprio lei, la mia migliore amica da 15 anni non mi degnò neanche del buongiorno.

Jade era una delle persone più permalose che io conoscessi, ma il comportamento che stava attuando era quello di una bambina dell'asilo: prima le sigarette, poi si era dimostrata con la testa non si sa dove piena di pensieri, cosa che Jade non ha mai, poi non mi saluta neanche.

Qualcosa stava succedendo, forse qualcosa stava cambiando in me o forse qualcosa in lei.

In quel momento tutti i possibili e immaginabili film mentali mi passarono per l'anticamera del cervello, ma dovetti mettere da parte tutte le idee visto che era ora di andare a scuola.

𝓐𝓻𝓻𝓱𝔂𝓽𝓱𝓶𝓲𝓪: 𝒉𝒆𝒂𝒓𝒕𝒃𝒆𝒂𝒕𝒔 ♥︎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora