Capitolo 28

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Lo stronzo continuò a trascinarmi, fino a quando si fermò, tolse la mano dal mio inguine e mi fece scontrare contro un muro.

Agganciò il mio polso, mi tolse la mano dalla bocca ma me la tappò immediatamente con l'altra, spostandola dal polso alle labbra.

Poi iniziò a cercare nella tasca dei jeans ed estrasse un rotolo di nastro isolante: ne strappò un pezzo con la bocca e lo attaccò poi sulla mia.

Poi agganciò nuovamente il mio polso e iniziò a trafficare nuovamente nei jeans: questa volta tirò fuori una corda.

Agguantò il mio collo e lo strinse talmente forte che per un attimo smisi di respirare.

Annodò poi la corda ai miei polsi, tenendoli uniti.

Mollò il mio collo e mi spinse: barcollai, ma riuscii a restare in piedi. Purtroppo questa resistenza durò per poco: infatti il bastardo alzò la gamba e tirò un calcio all'altezza della mia pancia.

Caddi a terra e le collante si bucarono.

Le lacrime iniziarono a scivolare rapide sulle guance.

Chiusi gli occhi, e mi sentii morire sull'asfalto.

Il mio rapitore mi strinse poi le caviglie e cominciò a trascinarmi per terra, fino a portarmi all'ingresso di un luogo, che aprendo gli occhi, non riconobbi.

Chiuse poi la serratura a chiave.

Iniziai ad annaspare, in cerca di ossigeno: sentivo le costole doloranti e un senso di nausea incredibile.

L'uomo si chiuse la porta alle spalle e ci ritrovammo al buio, per impedirmi di vedere ciò che era presente in quello spazio.

"Bene, bene.." la voce inquietante e roca risuonò nella stanza e io iniziai a muovermi sul pavimento, lamentandomi.

"Ferma e zitta altrimenti.." silenzio.

Poi sentii un rumore che mi tolse il respiro. La bestia si tolse la cintura e percosse il pavimento con essa.

"Sono stato chiaro?" urlò. Io mi limitai a stare in silenzio.

Lo sentii poi avvicinarsi a me e sollevarmi da terra: mi lasciò poi su una piattaforma liscia che sembrava essere un tavolo.

Nel frattempo feci finta di nulla e ne approfittai per cercare di snodare la corda che mi circondava i polsi.

Il perverso iniziò poi a toccarmi le cosce, probabilmente cercando di togliermi la gonna.

Non ci riuscì, perciò mi girò a pancia in giù. Persi dei battiti, quando realizzai che sul retro della gonna c'era la zip.

Mi sentii morire dentro quando sentii il rumore della cerniera scivolare verso il basso.

Tirò poi giù la mia gonna e me la rimosse dai piedi. Sfilò anche il giubbino ed io rimasi in body.

Rimasi in silenzio ad assaporare il gusto disgustoso di quella tortura orrenda, che era solo all'inizio.

Lentamente iniziai a toccare il tavolo e iniziai a tastare un oggetto che si trovava su di esso: passai le mani su quell'oggetto ancora ignoto. Rimasi in dubbio su cosa fosse solo quando passai la mano sulla lama tagliente, procurandomi un taglio sulla mano destra: un coltello.

L'uomo si allontanò per un attimo e io sfruttai quei pochi attimi per prenderlo e distruggere la corda che teneva uniti entrambi i polsi: lo passai più volte sulla corda, anche se il rumore era impercettibile visto il chiasso che proveniva da fuori.

Quando finalmente sentii i polsi staccati mi sentii qualche battito in più. Con lentezza, per produrre meno rumore possibile, strappai lo scotch dalla bocca e aspettai che lo stronzo tornasse.

𝓐𝓻𝓻𝓱𝔂𝓽𝓱𝓶𝓲𝓪: 𝒉𝒆𝒂𝒓𝒕𝒃𝒆𝒂𝒕𝒔 ♥︎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora