Capitolo 14

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Ero immobilizzata.

Era una delle poche volte in cui non trovai le parole.

"Avanna, devi smetterla di importi, io proseguo con la mia vita e tu con la tua. Fatti i cazzi tuoi, ok?" era nero dalla rabbia, ma cercò di contenerla in qualche modo.

Il modo in cui calcò sul mio nome, che gli avevo sentito pronunciare poche altre volte mi fece venire i brividi.

Cazzo Jade, dove sei?

Dylan continuò a trascinarmi per il cappuccio, oltre il cancello.

Sentivo come la sensazione di essere sollevata da terra.

In effetti non gli sarebbe servito chissà quanto.

Non ero bassa, e nemmeno una piuma, ma lui era alto almeno 15 centimenti più di me e la sua stazza era molto robusta.

Le braccia soprattutto, era un tutt'uno di muscoli.

Ero convinta stessi per soffocare, ma cercai di mantenere la calma il più possibile.

Non mi avrebbe fatta soffocare, giusto?

La salopette era certamente l'abbigliamento più scomodo che potessi indossare in quella situazione.

In quel momento ero veramente indifesa, perlomeno fisicamente.

Forse mi sarebbe bastato spingere il gomito all'indietro e assestarglielo per bene lì sotto, ma decisi di attendere.

Ripresi a marciare con i miei piedi quando Dylan allentò la presa.

Finalmente.

Ero costretta a camminare nella stessa direzione in cui lui voleva procedere, perché la forza che stava opponendo era troppa, anche per me.

I capelli mi solleticavano le guance e il vento mi spingeva a camminare sempre più velocemente.

Tutti ci stavano tirando occhiate indiscrete e il solo pensiero di essere associata a Dylan mi faceva rabbrividire.

Insomma, non lo conoscevo chissà quanto bene ma da quel poco non mi sembrava un soggetto a cui avrei desiderato essere accanto.

"Potresti rallentare, Flash?" gli domandai irritata più che mai.

Attesi per qualche attimo.

Nessuna risposta.

Non potevo e non volevo avere a che fare con lui: nulla di nulla.

Tutte le ragazze avrebbero pagato per essere al mio posto ed io glielo avrei ceduto volentieri, specialmente in quel momento.

Continuammo a marciare a passo veloce.

Dylan continuava a camminare alla velocità di una gazzella.

"Ti converrebbe mollarmi, anche perché, a causa delle cazzate che stai facendo, sei passibile di denuncia, per sequestro di persona".

Ok, forse non era propriamente passibile di denuncia, ma cercai di intimidirlo.

"Vuoi tacere rossa?" mi rispose lui, passandomi la mano sulla bocca, tappandomela.

Un calore estremo mi si propagò in tutto il corpo, facendomi scaldare a temperature che rasentavano la normalità.

Avanna, cazzo, perché?

Mi stavo agitando, e le mie viscere ne stavano risentendo.

Ad un certo punto Dylan mi mollò e sentii una sensazione di sollievo non indifferente.

𝓐𝓻𝓻𝓱𝔂𝓽𝓱𝓶𝓲𝓪: 𝒉𝒆𝒂𝒓𝒕𝒃𝒆𝒂𝒕𝒔 ♥︎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora