26.

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Lunedì. La sveglia alle sette e il dovere di andare a scuola.
Quella mattina vedevo tutto nero, per tutta la notte ero rimasta a pensare a Gary e la paura mi aveva tenuto sveglia.
Le occhiaie sotto gli occhi erano troppo evidenti nonostante i vani tentativi di nasconderle e quando arrivai nel parcheggio della scuola mi vergognai del mio aspetto. Davanti alla porta d'ingresso c'era Megan, ben ferma sui suoi tacchi a spillo e con la sua minigonna blu. Mi squadrava ogni singola volta che mi vedeva, c'avevo fatto l'abitudine. Ma ora sorrideva, era contenta e sfacciata mentre continuava imperterrita a mantenere lo sguardo su di me.
«Ehi, eccola. Spero vada bene con Gary...» mi rivolse uno strano sorrisetto e sentii più di prima una pressa allo stomaco e il cuore battermi sempre più forte nel petto. Spero vada bene..
«Cosa scusa?»dissi inghiottendo quel poco di saliva che rimaneva nella mia bocca. Si riavviò e capelli sorridendo amaramente.
«Spero vada bene con Gary, ti fidi di lui, no?» mi guardò di nuovo dall'alto in basso poi tornò a sistemarsi. Cosa? Di nuovo. Fidarmi? Sentii un'altra forte fitta al petto.
«Di lui si, di te no»borbottai prendendo  la maniglia della porta e spingendola per farla aprire.
Lei, ancora dietro, stava ridendo e dentro di me mi sforzavo di non picchiarla. Ero sicura che se avrebbe fatto un passo in più sarebbe cascata come una cretina. Dio quanto ci speravo. Entrai in classe e mi sedetti in ultima fila. Continuavo a tamburellare le dita sul banco quando mi si sedette accanto Gary.
«Buongiorno» disse.
«Ehi» ero nervosa e parlare con lui avrebbe peggiorato le cose riguardo il nostro rapporto.
«Stamani ti ho vista parlare con Megan, ti ha detto qualcosa per caso?»
Lo guardai per un istante e notai che stava diventando rosso sulle guance. Guardava fisso le mie mani ed io aggrottai la fronte quando riesaminai le sue parole.
«Nulla di importante... Le solite battute»
Vidi un lampo di salvezza nei suoi occhi e di lì a poco si rilassò.
«Bene, allora ci vediamo a pranzo, ti aspetto« si avvicinò e mi stampò un bacio sulle labbra, poi uscì.
Il battito del cuore mi rimbombava perfino in testa, quella domanda e la sua preoccupazione, la mia riposta e subito dopo quel lampo negli occhi e improvvisamente la tranquillità.
No, non andava bene. Centrava Megan e al pensiero rabbrividivo. Già una volta aveva toccato Gary ed io avevo sofferto molto, ma non stavamo insieme allora e quel sentimento era molto differente da quello di ora.  Quando uscii dalla classe trovai Molly accanto alla porta, appoggiata al muro di pietra mentre mangiava una mela.
«Eccoti Jenny. Ma che hai?» disse prendendomi sotto braccio.
«Ti dico dopo...» abbassai lo sguardo e rimasi a fissare le scarpe.
«Gary? Davvero? Ma andava tutto bene...» disse battendosi una mano sulla fronte.
«Esatto andava...» risposi socchiudendo gli occhi. Mi prese e mi fece sedere appena fuori dalla porta d'entrata.
«Che ha combinato adesso?»
«Che io sappia niente, ma lo vedo strano e sono sicura che centri Megan..» una lacrima si presentò sulla guancia ma mi affrettai ad asciugarla. Molly mi mise un braccio attorno alla schiena e mi strinse a se.
«Ehi, tranquilla piccolina. Non sai ancora niente» sospirò asciugandomi l'occhio.
«Invece lo so....» non mi fece finire la frase che mi fermò stringendomi ancora più forte, quasi a togliermi il fiato.
«Non rovinarti la vita per lui»
«È lui la mia vita»
Mi lasciò, sorrise e mosse la testa.
«Un caso perso» disse scuotendo al testa.Mi alzai e dopo averla salutata entrai di nuovo per pranzo.
Lo trovai in mensa ad aspettarmi, era seduto in un tavolo abbastanza appartato e aveva davanti a se due vassoi. Mi sedetti di fronte a lui pensando a come iniziare un discorso sensato.
«Ti aspettavo» disse rivolgendomi un sorriso. Dio quanto era bello.
«Grazie di avermi preso il pranzo» tentai di ricambiare il sorriso, ma per quanto mi sforzassi non mi riusciva.
«Gary, perché Megan?» proferii quelle parole ancora prima di pensarle davvero. Non sapevo nemmeno perché avevo cominciato così.  Lo vidi sbiancare, poi lasciò cadere la forchetta nel piatto che risuonò in tutta la parte attorno a noi della mensa.
«Cosa?» spalancò gli occhi fingendosi perplesso e stupito. Io lo sapevo che aveva capito e che stava facendo solo il vago cercando di cambiare discorso.
«Megan... Proprio lei?»Gary  mi guardò per un istante poi chiuse gli occhi e fissò il suo piatto.
«Oggi le patate fanno più schifo del solito...» disse poi continuando a fissare il piatto ormai tutto piastricciato. Inarcai un sopracciglio. C'era davvero qualcosa sotto.
«Gary rispondimi!» sbottai senza nemmeno accorgermene e molte persone si girarono con aria curiosa, per poi tornare sui loro piatti. Cercai di calmarmi e poi continuai.
«Non sono cretina.... Devo sapere Gary» sussurrai sentendo che non era per nulla vero. Non volevo sapere niente che riguardasse lui e Megan.
«Non qui» sentii una fitta al cuore più forte di qualsiasi altra. Mi alzai e lui con me e uscimmo dalla porta posteriore.
Ci sedemmo su un muretto e lui si avvicinò a me prendendomi la mano mentre io lo guardavo corrucciata e preoccupata.
«Jenny, io ti amo e non so nemmeno perché ho fatto quello che ho fatto»
Altra fitta.
«Fatto cosa?» dissi inghiottendo di nuovo.
«Sabato sera ero ad una festa...» cercai di fare mente locale, anche se in quel momento non ci riuscivo. Era vero, era alla festa della compagnia di calcio. « E ho incontrato Megan, mi ha preso e mi ha baciato, e poi...» Scostai veloce lo sguardo e mi alzai al pensiero di quello che poteva essere successo. Sentii riaffiorare le lacrime.
«Non continuare» Ero un fontana adesso, e il cuore era completamente andato. Le lacrime mi scendevano senza fine sulle guance che ormai erano praticamente mezze.
«Jenny, no ti prego» provò ad avvicinarsi, ma mi scostai e mi misi una mano sulla bocca e con gli occhi ancora gonfi e pieni di lacrime scappai via.
Non riuscivo a crederci, non volevo.
Quella stronza era riuscita a rovinare tutto, ma anche Gary aveva fatto la sua parte.

Pazza di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora