Dentro di sé aveva covato la speranza di non dover mai più usare il suo potere per ferire un essere vivente, anche se sapeva bene che suo padre non si sarebbe lasciato sfuggire tanto facilmente una tale benedizione - secondo la sua visione. Quando era stata richiamata nel cortile, già il giorno seguente, aveva però subito compreso di non avere scampo.
Trovò ad attenderla suo padre, che si sfregava le mani in attesa di vedere quante persone avrebbe potuto mettere in ginocchio con quella nuova capacità che la figlia aveva sviluppato, e sua madre, un po' pallida, visibilmente preoccupata, che si stringeva nelle spalle come volendosi abbracciare da sola. Ebbe il forte impulso di andare da lei, consolarla e farsi consolare, ma aveva così paura di farle del male che rimase inchiodata dov'era.
Lo stalliere di palazzo comparì portando due stalloni ormai in età avanzata; non ricordava i loro nomi, ma aveva sentito suo padre lamentarsi di quanto ormai fossero diventati inutili. Strinse i pugni, preparandosi a quanto avrebbe dovuto fare.
«Uccidi il primo», le ordinò il re indicando il più vicino a lei.
«Non... Non voglio farlo», rispose impaurita. Era inutile opporsi, ma non riusciva a eseguire gli ordini senza protestare.
«Non era una domanda, inutile ragazzina! Muoviti, non ho tempo da perdere!»
Chiuse gli occhi, trattenendo a stento le lacrime. Era così sbagliato, così privo di senso, così doloroso, ma era impotente. Le scelte della sua vita non appartenevano più a lei. Di nuovo il calore che si irradiava nel suo corpo, di nuovo il formicolio. Non ebbe il coraggio di aprire gli occhi fino a che non sentì il rumore sordo di un corpo che cadeva.
«Eccellente, mia cara! Eccellente!» Suo padre era su di giri, osservava il cadavere come un trofeo. Cassandra, invece, si sentiva nauseata.
Le venne ordinato di uccidere anche il secondo, che cadde a terra ancora più velocemente. Il re era estasiato. Si azzardò a guardare sua madre, e la scoprì ad asciugarsi qualche lacrima sfuggita sulle guance arrossate. Sarebbe voluta andare ad abbracciarla, ma aveva così paura di ferirla che lasciò stare.
«Vorrei tornare nella mia stanza», dichiarò, desiderosa di silenzio e tranquillità.
«Tra un momento», la fermò subito il re. «C'è un'ultima cosa che devi fare per me.»
«Che cosa, padre?»
L'uomo si voltò verso le guardie alle sue spalle. «Portatelo qui.»
Quale altro animale avrebbe dovuto ferire? Di quale altro sangue si sarebbe dovuto macchiare il suo cuore perché suo padre si potesse ritenere soddisfatto?
I soldati trascinarono un uomo legato con pesanti catene. Era magro, sporco, vestito di stracci, e gli stralci di pelle lasciata libera dagli abiti bucherellati erano insanguinati.
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The cursed love
Romance"Alcune ferite sono fatte per non guarire mai. Possono sbiadire, diventare un po' meno dolorose, ma rimangono sempre lì come monito di ciò che le ha causate. Perché in alcune situazioni, il dolore è una risorsa importante. È l'unica cosa che ci perm...