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Non le sembrava vero

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Non le sembrava vero. Quando, la mattina dopo, fu il volto amichevole di Leyla a comparire sulla porta della sua camera, per un momento non riuscì a crederci. Le ci vollero alcuni secondi per realizzare ma, appena lo fece, abbandonò le coperte e riabbracciò felice la propria amica.

«Che bello, finalmente qualcuno che conosco!» esclamò commossa.

«È un piacere vederti», sorrise la donna. «Ma vorrei davvero avere delle risposte.»

«Certo, è un tuo diritto. Tuttavia ricorda che qui non siamo al sicuro. Comportati bene, non farti notare, non parlare con nessuno se non di lavoro. E soprattutto, dovremo essere certe che non ci sia nessuno ad ascoltarci quando parliamo.»

«Starò attenta», la rassicurò.

Annuì e si lisciò distrattamente la veste. «Dov'è Javier?»

«Il re è già nella sala banchetti, sta per concludere il pasto e poi sarà occupato in una riunione fino al pranzo», rispose Leyla. «Ho fatto in modo di ascoltare i suoi piani per la giornata.»

Sorrise gioiosa. «Le guardie potrebbero giungere da un momento all'altro e abbiamo bisogno di una scusa per stare insieme. Che ne dici di acconciarmi i capelli mentre ti spiego?»

Leyla accettò di buon grado e si mise a lavorare con minuzia, mentre Cassandra raccoglieva il coraggio per raccontare. Quando ebbe concluso, Leyla la guardava scioccata.

«Quindi... ora stai fingendo di essere innamorata di lui?»

Annuì. «Non ho altra scelta, però farlo mi provoca sensi di colpa. Ed Erik mi manca così tanto...»

«Avete un piano, giusto? Per sistemare le cose?»

«La prima parte del piano era farti arrivare qui», rispose. «Ora tu dovrai trovare il modo di permettere a me e a Erik di scambiarci dei messaggi, avendo l'accortezza di eliminare ogni prova dell'esistenza di questa corrispondenza.»

«Quindi dovrei portare all'uno e all'altro i vostri biglietti?»

«Sì, ma senza insospettire nessuno.»

La donna annuì convinta. «Farò del mio meglio. Tutti vogliamo che re Erik torni a governare...»

La porta si aprì e le due improvvisarono una risata fragorosa per convincere la guardie che fosse tutto a posto. L'uomo le scrutò con attenzione.

«C'è qualche problema qui? Principessa, la cameriera vi sta per caso infastidendo?»

Si irrigidì e affondò le unghie nei palmi delle mani per calmarsi; il dolore acuto le schiarì la mente. Si voltò verso la guardia e, sfoderando una espressione serena ma non abbastanza divertita da destare sospetti, scosse la testa. «Stavo solo osservando quanto la mia nuova cameriera sia brava a sistemare i capelli.»

L'uomo lanciò loro un'ultima occhiata, poi fece un passo indietro. «Il re vi attende di sotto. Ha un'importante riunione, ma non intende avviarsi fino a che voi non sarete scesa.»

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