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Distruzione

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Distruzione.

Caos.

Terrore.

Si guardò intorno, impotente, vedendo l'immensità di un potere che non poteva combattere. Teneva una mano a premere la ferita profonda sul fianco che non smetteva di sanguinare, l'altra impugnava la spada. Sentiva che le sue forze stavano per venir meno, a breve sarebbe crollato.

Non poteva permetterselo, però.

Osservò i centinaia di cadaveri sparsi intorno a lui: persone innocenti che non avevano avuto la possibilità di difendersi. Era suo dovere combattere per loro, ma non era riuscito a salvarli. Ora, quantomeno, doveva eliminare la causa di quello sterminio.

Ascoltò, suo malgrado, le urla di terrore dei cittadini ancora in vita; qualcosa dentro di lui scattò e, deciso a fermare quella follia, levò la spada al cielo.

«Se sei tanto potente, vieni qui e combatti!» urlò.

Sperava che il nemico avrebbe accolto l'invito.

Lo fece.

Comparve avvolta da un vortice nero. Erik strinse la spada, forte, fino a non sentire le dita. Eccola, la resa dei conti. Era quello il momento. Doveva dimostrare di essere un degno sovrano: doveva farlo per sé stesso, per i suoi sudditi, per far capire a suo padre quanto avesse sbagliato a ritenerlo inutile. Si gettò in avanti prima che Cassandra se ne accorgesse, ma lei fu comunque più veloce.

Un dolore indescrivibile attraversò il suo corpo come un brivido; Erik crollò in ginocchio, lasciandosi sfuggire un gemito tra le labbra serrate. Alzò lo sguardo sulla principessa che, ancora, non si era scomposta. I suoi occhi si illuminarono, e il dolore aumentò. Il re si accasciò a terra, incapace di fare altro che contorcersi, mordendosi il labbro per non urlare fino a sentire in bocca il gusto ferroso del sangue.

Cassandra sembrava sul punto di sferrare il colpo finale; la scarica che il suo corpo non sarebbe riuscito a sopportare; un minimo sforzo per mettere fine alla sua vita.

Erik si trovò a implorare con le lacrime agli occhi. «Vi prego... Abbiate pietà, vi supplico... Farò qualsiasi... qualsiasi cosa!»

La principessa non sembrò ascoltarlo. Erik vide con la coda dell'occhio i suoi occhi che si illuminavano, stavolta ancora di più, in maniera tanto intensa da fargli male agli occhi. Poi...

 Poi

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