Aveva continuato a mangiare contro la propria volontà; avrebbe potuto arrendersi, ma non aveva la minima intenzione di illudere Javier che cominciasse ad ammansirsi. Voleva mostrargli il proprio disappunto almeno nelle piccole cose di ogni giorno.
Dopo il discorso dell'uomo, era calato il silenzio. Cassandra non aveva più alzato lo sguardo dal proprio piatto, ma aveva la sensazione che Javier la fissasse incessantemente. Lei, comunque, non aveva ceduto e si era finta molto interessata al cibo davanti a lei.
«Sire!»
Uno degli uomini di Javier si precipitò nella sala in modo molto scomposto; lui si girò e gli lanciò un'occhiataccia.
«Cosa c'è?»
«S-sono arrivati dei messaggeri per conto delle truppe al confine, credo... credo sia importante che voi li ascoltiate, sire.»
Il cuore di Cassandra perse un battito. Cosa stava accadendo? Aveva un brutto presentimento.
L'uomo sbuffò, annoiato. «Mandateli nella Sala del Trono, li raggiungerò tra poco.»
L'uomo fece un inchino e si dileguò. Javier bevve un lungo sorso, si alzò lentamente e, proprio quando era sul punto di voltarsi e andarsene, puntò i suoi occhi su di lei.
«Aspettatemi di sopra.»
Si trattenne a fatica dall'imprecare. Quell'ordine così diretto non poteva essere ignorato, e le avrebbe precluso la possibilità di soddisfare la propria curiosità. Poi, mentre procedeva per il corridoio e giungeva alla sua stanza, le venne un'illuminazione.
«Leyla, sei qui?»
La donna emerse dall'armadio che stava sistemando, con un abito sulla spalla e altri tre tra le mani. «Che succede?»
«Ho bisogno di un favore.»
Leyla lasciò subito ciò che stava facendo e si concentrò su di lei. «Dimmi pure, cercherò di fare del mio meglio.»
«Sono arrivati dei messaggeri dal confine, sembra qualcosa di serio e vorrei sapere di cosa si tratta, ma Javier mi ha dato l'ordine diretto di aspettarlo qui. Potresti andare a sentire?»
Il volto della donna si illuminò. «Ora sono curiosa anche io», dichiarò prima di precipitarsi fuori dalla stanza.
Cassandra si sedette davanti alla specchiera, fingendosi indaffarata a sistemarsi per la notte, e attese. Quando, finalmente, la porta si riaprì, le sembrò di aver aspettato un'eternità.
L'espressione di Leyla non faceva presagire nulla di buono: la donna pareva sconvolta, tremava persino un poco.
«Allora?» la incalzò, curiosa e anche un po' preoccupata.
La donna aprì la bocca per parlare, ma poi si bloccò. Sospirò, si tormentò una ciocca di capelli e la guardò dritta negli occhi. «Non so da che parte cominciare.»
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The cursed love
Romance"Alcune ferite sono fatte per non guarire mai. Possono sbiadire, diventare un po' meno dolorose, ma rimangono sempre lì come monito di ciò che le ha causate. Perché in alcune situazioni, il dolore è una risorsa importante. È l'unica cosa che ci perm...