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Non era tanto il dolore fisico a togliergli ogni forza, quanto il vuoto che percepiva nell'anima osservando Cassandra

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Non era tanto il dolore fisico a togliergli ogni forza, quanto il vuoto che percepiva nell'anima osservando Cassandra. Lei, la donna che amava con ogni fibra del suo essere, stava composta e con sguardo impassibile come se non fosse stata, appena un momento prima, sul punto di ucciderlo. Ancora non comprendeva come fosse possibile che fosse stata tutta una farsa, che tutti i momenti condivisi, le parole dette, i baci rubati, non avessero il minimo significato per lei. Tuttavia quel gelo nel suo sguardo, la naturalezza con cui si lasciava stringere da Javier... Lo stava facendo impazzire.

Osservò tutto questo nei pochi secondi che separarono la sua dichiarazione di rinuncia al trono in favore di quell'uomo spregevole dall'arrivo di due soldati nemici che, con poca cortesia, lo afferrarono le braccia e lo fecero alzare.

«Da questo momento in poi, chiunque nel regno del Sud è tenuto all'obbedienza nei miei confronti», dichiarò Javier con solennità. «Chiunque sia scoperto a fraternizzare con quest'uomo» e lo indicò con disprezzo, «sarà condannato a morte. Il medesimo trattamento sarà riservato a coloro che ordiranno contro di me o mancheranno di rispetto alla mia persona.»

Il silenzio nella stanza era vibrante, quasi spaventoso. I funzionari si guardavano impauriti, incapaci di dire alcunché per opporsi, e i domestici si fecero piccoli piccoli; alcuni si avvicinarono così tanto alle pareti da dare l'impressione di desiderare di esservi risucchiati all'interno.

Javier si voltò verso di lui e sorrise soddisfatto. «Portatelo nelle segrete.»

Mentre gli uomini che lo tenevano stretto obbedivano, il suo sguardo corse a Cassandra. Pregò che lei lo guardasse, fosse solo per incrociare i suoi splendidi occhi un'ultima volta, ma la ragazza rimase a testa bassa e molto, troppo vicina all'usurpatore.

Venne trascinato via, costretto a percorrere i corridoi in fretta; i suoi pensieri corsero subito a considerare quanto fosse patetico, quanto tutto quello lo facesse sentire uno sciocco, quanto i momenti insieme a Cassandra non fossero stati abbastanza.

Non avrebbe mai amato nessuna dopo di lei neanche se, per miracolo, fosse riuscito a uscire dalla prigione in cui veniva condotto.

Raggiunsero le segrete senza che se ne accorgesse, e venne spinto in una cella sudicia con poca cortesia. Non tentò neppure di opporsi mentre le guardie lo chiudevano dentro. Si abbandonò contro la parete fredda, il respiro spezzato dal dolore causato dalle ferite. Ripensare a come se l'era procurate, però, era anche peggio.

Aveva dato tutto per lei. Aveva superato le proprie paure, era venuto a patti con la sua convinzione che fosse meglio stare soli, aveva tentato di curare la propria mente e la propria anima per essere al meglio. Per lei. E cosa aveva ricevuto? Tradimento. Dolore. Ferite.

Eppure, benché desiderasse con ogni fibra del proprio essere pentirsi di ogni momento, non ci riuscì. Erano state le settimane migliori della sua intera esistenza, le uniche in cui avesse provato un sentimento autentico, le uniche in cui fosse riuscito a vivere davvero.

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