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La cella era buia e silenziosa, puzzava di marcio ed era spoglia, se non per un pezzo di dura pietra senza alcun lenzuolo che avrebbe dovuto essere il suo letto

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La cella era buia e silenziosa, puzzava di marcio ed era spoglia, se non per un pezzo di dura pietra senza alcun lenzuolo che avrebbe dovuto essere il suo letto. Le segrete erano diversi metri sotto terra, per questo erano prive di finestre e l'aria giungeva dal lungo passaggio per raggiungerle, l'unica parte lì sotto con quel tipo di aperture.

Non si era mai sentita così sola; perfino da albero aveva avuto più compagnia, con Nardini a pochi metri da sé, gli uccellini che si posavano sui suoi rami, gli insetti che le volevano intorno... Lì, la guardia che doveva controllarla si teneva a debita distanza, appoggiata allo stipite della porta dell'unica entrata e uscita di quel luogo. Dalla sua cella, tanto era lontano, lo vedeva a malapena.

L'unica fonte di luce erano le fiaccole appese ai muri delle prigioni; le fiamme erano magiche e non si spegnevano da quando il castello era stato costruito. Senza niente di meglio da fare, osservò lo strano effetto della luce delle fiamme sui nuovi "accessori" che portava. Le manette continuavano a essere gelide fino a farle male al contatto con la pelle, anche se meno rispetto a quando il fuoco del suo potere bruciava ancora nel suo corpo.

Appoggiò la schiena contro la fredda parete di pietra e raccolse le ginocchia contro il petto. Aveva sonno, ma non voleva dormire. Sapeva che non appena avrebbe chiuso gli occhi le sarebbero comparse davanti le immagini terrificanti di ciò che aveva fatto. Una parte di lei era cosciente che non fosse stata una sua scelta, ma non riusciva a scacciare il senso di colpa che la opprimeva.

Riuscì a non addormentarsi, ma non a fermare i ricordi.

Rivide il corpo senza vita di Riley, quello di Kyler, le loro espressioni di terrore e sofferenza prima che il loro sangue macchiasse il suo abito e la sua anima. Rivide i cittadini che urlavano e fuggivano, osservandola con orrore. Sapeva che avevano sperato che non tornasse mai a tormentarli. Lei stessa, se avesse potuto, avrebbe scelto di morire. Eppure, per motivi inspiegabili, alcune persone ritenevano che sarebbe stata una salvezza per il regno. Si portava dietro quel peso da anni e anni, temendo di deludere le aspettative dei pochi che tenevano ancora a lei. Di sua madre.

Iniziò a singhiozzare, incapace di scacciare quella tristezza. Era così tanto che non riportava alla mente tutto quello, che non pensava alla donna che l'aveva messa al mondo. In quel momento le sembrò che qualcuno stesse cercando di strapparle il cuore dal petto. Continuò a piangere, senza curarsi di asciugare le lacrime che le rigavano le guance.

Non appena si ricordò del sangue di cui era ancora macchiato l'abito, e che apparteneva a Kyler e Riley, venne investita da una forte nausea. Rigettò in un angolo, il corpo stremato da quei ricordi che la tormentavano e dalle manette che, per tenere a bada il suo potere, le creavano un malessere non indifferente. La sua magia, infatti, stava utilizzando ogni briciola di energia vitale che possedeva per provare a liberarsi. Sentiva entrambe le cose: il potere che si agitava dentro di lei e la sua energia che veniva risucchiata ogni secondo di più.

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