10 Ashley

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Ok, respira, piano, inspira ed espira, non è difficile, connetti il cervello al corpo... Forza puoi farcela...

Sono ancora qui, sotto il gazebo, dove mi ha lasciato Ian, non ho avuto il tempo di dire niente, dopo la sua confessione è preso e se ne è andato, dandomi un bacio sulla guancia destra. Mi tocco la guancia, non mi ero accorta fino in questo momento, li proprio dove mi aveva baciato, quel punto bruciava, sentivo il calore delle sue labbra sulla mia guancia...

Oh mio dio... Le sue parole mi rimbombano nella mente...

Ma, merda, quando ho saputo che eri andata in Spagna e avevi conosciuto Carlos, mi sono sentito una merda totale, non avevo mai pensato che tu avresti potuto avere un'altro... Perché dentro di me tu eri mia...

Tu e tutti gli altri credevate che ero troppo ubriaco per ricordarmelo, invece no, per me quel bacio è stato di più... Il mio passato è buio, nero ma con te potrei farlo diventare bianco, se me lo permetterai...

Io sono sempre stata sua?... Gli permetterò di essere sua ancora?... Lui ricordava il nostro bacio alle superiori...

Gli occhi mi si inumidiscono, le lacrime iniziano a scendere da sole, ma questa volta non sono lacrime tristi, no sono lacrime di gioia... Certo che volevo essere sua ancora , certo che lo volevo, non dovevo neanche pensarci... Però era giusto aspettare a dargli una risposta, volevo vedere quanto si sarebbe spinto per me... Lo so è una cosa egoista, ma da una parte me lo merito...

Mia mamma esca dalla porta d'ingresso e mi raggiunge.

<<Tesoro tutto bene?>>

Mi asciugo in fretta le lacrime, girandomi verso l'altro lato, poi rispondo. <<Si mamma tutto bene, dovevo parlare con Ian per la scuola>>.

Ero brava a mentire, con una mamma stilista che non c'era mai ed un padre avvocato, anche lui inesistente, ero riuscita ad avere un rapporto staccato con loro, ero cresciuta da sola, visto che erano troppo impegnati a farsi vedere al posto di occuparsi della loro figlia.

Mia mamma spalanca gli occhi.

<<Quel fusto è Ian Jackson?... Oddio come è cresciuto.. Non l'ho più visto dall'incidente...>>.

Per un minuto non ascolto più la mamma, già l'incidente, quello strano incidente, dove la mamma di Ian è morta in un incidente d'auto, era su anche lui ma lui è rimasto in vita, mentre lei no. Delle volte penso che lui si senta ancora in colpa per quell'incidente, come se fosse colpa sua se un ubriaco ha fatto il frontale con la loro macchina. Purtroppo l'unico morto fu la mamma di Ian, l'ubriaco si è salvato per miracolo. Da li lui è cambiato, è diventato ombroso, arrabbiato con il mondo...

Ricomincio ad ascoltarla.

<<Comunque, devi stargli lontano... Ho sentito dire, poco tempo fa, che suo padre era diventato violento e non vorrei che anche lui fosse così>>.

Il cuore si ferma... Mia mamma pensa questo?... Non sa nemmeno chi è... come si permette?...

Le parole mi escono di bocca prima di fermarle.

<<Non azzardarti a mettere il becco in questa storia, tu non sai lui chi è... Tu non sai niente nemmeno di me... Sei mia mamma, ma dimmi quante volte ti fregava di me?... Mai.. quando avevo bisogno di qualcuno cercavo Greta o Elly perché tu e papà eravate troppo impegnati a pensare a voi stessi... Vi siete mai chiesti come mi sentivo?... Come questa stupidata che hai fatto... Cosa mi importa di tutti quelli che ci sono li dentro... Cosa sono pretendenti?.. Credi davvero che gli piaccia io?... Quelli li pensano solo hai soldi e basta... Niente di più... Io so già chi voglio e di sicuro non sono loro...>>.

Detto questo, mi alzo senza preoccuparmi della sua reazione o della sua faccia, mi precipito in casa, vedo tutti quegli idioti, che ridono e si guardano con sfida. Non sono mica un premio io...

Batto le mani attirando l'attenzione di tutti e dico.

<<Bene, siete qui tutti per una ragione, ma questa ragione non vale più, non so cosa sia saltato in mente a mia mamma di farvi venire qui, per trovarmi un fidanzato... Ma io non voglio nessuno di voi, anzi, non vi conosco nemmeno... Quindi, siete pregati di alzare i culi dalle sedie ed andarvene... Grazie...>>.

Mi guardavano tutti come se fossi pazza, forse lo ero, ma non mi importava... Volevo solo che se ne andassero, così avrei potuto andarmene anche io da questa prigione.

Alcuni scocciati, altri confusi, si alzano e escono in fila indiana dalla porta senza dire una parola... Finalmente... Io corro in camera, prendo la valigia la riempio più in fretta che posso, sento dei tacchi battere su pavimento, sapevo già chi era, non avevo bisogno di alzare il viso.

<<Cosa vuoi?>>. Gli chiedo senza guardarla.

<<Cosa voglio?... Hai fatto scappare tutti, ti rendi conto?.. Delle volte sei proprio una stupida cocciuta>>.

Sempre ignorandola, gli rispondo.

<<Be', avrò preso da qualcuno>>.

Non diceva più niente, era li immobile, con la bocca spalancata, chiudo la valigia con violenza, finalmente la guardo in faccia, con un sorriso dico.

<<Ora scusami ma ho di meglio da fare>>.

Con la valigia, corro giù per le scale, arrivata alla porta d'ingresso, la apro e la sbatto con violenza uscendo da quella stupida casa. Salgo in macchina e parto a tutta birra, senza preoccuparmi di niente...

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