Essere a casa non è sempre bello, sopratutto se vivi in una casa che è sempre vuota, con mia mamma che viaggia per le sfilate e mio papà che lavora fino a tardi nel suo ufficio. Infatti mi ritrovo qui, di fronte alla casa buia.
Sbuffo. Lentamente mi dirigo all'entrata, prendo la chiave sotto lo zerbino e entro in casa. Accendo la luce, la ritrovo come sempre, vuota e troppo grande per solo tre persone, ho sempre odiato trovarmi qui da sola, delle volte da piccola pensavo che al piano superiore potessero entrare i ladri e rapirmi, ma dopo un po' di tempo ho capito che la casa era circondata da telecamere e nessuno poteva entrarci. Salgo le scale, entro in camera mia e mi butto sul letto, il viso rivolto al soffitto, guardo una per una le stelle che avevo appeso quando avevo quattro anni, mi ricordo ancora mia mamma che mi accarezzava il viso e diceva:
<<Ecco tesoro, così non avrai più paura del buio>>.
Sposto lo sguardo sulla carta da parati, era ancora la solita vecchia carta da parati, lo sfondo era rosa con sopra dei microscopici fiorellini rossi e azzurri, i mobili erano bianchi laccati e in fine il mio letto, quello che ho sempre amato, era un letto a baldacchino, con le tende rosa e il piumone rosa.
Sospiro. Inizio a pensare alle volte in cui Greta ed Elly sono venute in questa stanza, tutte le volte che la vedevano sospiravano, perché per loro sembrava un sogno, una stanza da principessa ma nessuno sa le volte in cui sono rimasta da sola in questa enorme stanza e ho sentito le urla dei miei genitori, quando litigavano, nessuno sa le volte in cui piangevo perché mia mamma rompeva un vaso o i piatti per la rabbia che aveva contro mio papà. Questi sono i fantasmi che mi porto dietro, una casa bella all'apparenza ma morta dentro, dove tre persone fanno finta che tutto vada bene e giocano alla famiglia unita e felice, noi non siamo niente di tutto questo. In compenso però penso che c'è chi sta peggio di noi, così non mi rimprovero pensando che magari fosse colpa mia, e mi faccio forza andando avanti.
Persa nei miei pensieri, sento un campanello suonare. Mi alzo di fretta, scendo le scale di corsa e mi dirigo verso il citofono. Pensando che magari mamma avesse dimenticato le chiavi. Invece sento la sua voce entrarmi nel'orecchio.
<<Emm... Salve, c'è Ashley?>>.
Oddio... rimango senza fiato... Cosa diavolo ci fa qui?...
<<Ciao, Ian, si sono io>>.
Silenzio. <<Ah, emm... Mi faresti entrare?, devo parlarti>>.
Ok... stai calma, non agitarti...
Sospirando rispondo. <<Ok>>.