8 - Nelle viscere di Olvak

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Alek e Rachel erano seduti a terra, con la schiena poggiata contro la vetrina di un rinomatissimo salone di moda, il cui nome, però, era andato perso da tempo, così come la vita di coloro che lo avevano frequentato durante i suoi momenti migliori. Tra i due ragazzi vi era circa un metro di distanza, colmato da un quasi imbarazzante silenzio. Avevano pensato che, con lo Steartrix probabilmente ancora in zona, sarebbe stato più sicuro passare altro tempo in un luogo protetto da delle mura e da un tetto, anche se, in realtà, ad Olvak nessun luogo era veramente sicuro. L'enorme creatura avrebbe potuto scoperchiare l'intera struttura come i due ragazzi aprivano le loro scatolette di razioni, con una semplicità disarmante. Quel senso di protezione, quelle quattro mura, quella tranquillità, erano solo un'illusione.

Rachel stava ripensando ancora alla ragazzina che aveva visto sfrecciare davanti ai suoi occhi. La disperazione sul suo viso sembrava così reale, come poteva trattarsi solo di un brutto scherzo della sua mente? Che si trattasse di una tecnica di caccia che faceva leva su quel briciolo di umanità rimasto nelle persone per far uscire allo scoperto la preda? O forse...era un ricordo?

-- Ti chiedo scusa per lo sfogo di prima.

-- Eh... ah sì, non preoccuparti.

Il volto di Rachel era nascosto dietro alle ginocchia e la sua voce, flebile e tremante, aveva fatto fatica a raggiungere l'orecchio di Alek. Per lui non era stato un problema, o qualcosa di cui doversi scusare; tutt'altro. La sensazione di benessere che aveva provato abbracciando quella sconosciuta, quella ragazza fragile e malnutrita, l'aveva rinvigorito come niente prima di allora. La solitudine lo stava lentamente mandando fuori di senno; se ne era accorto il giorno in cui era rimasto una manciata di minuti a conversare con una scultura di Meralio seduta dentro la vasca asciutta di una fontana. Il fatto di aver conosciuto Rachel, di averle salvato la vita, di poterci parlare ricevendo persino delle risposte, gli sembrava un sogno ad occhi aperti. Non lo dava a vedere, ma dentro di sé faceva fatica a contenere l'euforia. Lo stesso, tuttavia, non sembrava valere per lei.

-- Q...quindi vuoi partire con me?

-- In realtà ho paura...non capisco nemmeno perché te l'ho detto...

Ah. La ragazza aveva fatto un passo indietro. La fiamma della determinazione era svanita pochi istanti dopo il suo "allora voglio venire con te", spenta dalla paura di un qualcosa che Alek non conosceva. Doveva riuscire a riaccendere quella speranza in lei, altrimenti non ce l'avrebbe mai fatta a lasciare Olvak insieme a lei. E senza Rachel, non sarebbe mai partito. Non se ne sarebbe andato di lì sapendo che avrebbe lasciato a morire lì quella ragazza.

-- Non possiamo restare qui! Dobbiamo andarcene o, almeno, dobbiamo provarci!

-- Morire provandoci o morire da codardi... sai, Kyle me lo ripeteva spesso...

Kyle. Doveva trattarsi di qualcuno a lei caro. Alek non avrebbe approfondito la questione più del dovuto. La ragazza seduta accanto a lui doveva aver attraversato le fiamme dell'inferno per arrivare fin dove si trovava, fiamme che avevano lasciato delle ferite ancora sanguinanti. Perché infilare il coltello nella piaga? Non era necessario dopotutto. 

-- E poi sono ferita, potrei rallentarti durante la fuga.

-- Sei ferita? Dove? -- scattò il ragazzo non appena udì quella parola.

-- Non è niente di ché, non sanguina nemmeno più.

-- Ho un kit di pronto soccorso; me lo porto sempre dietro nel caso in cui mi dovesse accadere qualcosa durante i miei giri. Mi è tornato utile in diverse occasioni e se può servire ad aiutare anche te, ben venga.

Spesso, durante le sue esplorazioni per le strade della città, ad Alek capitava di ferirsi a causa delle tante macerie, aventi talvolta i bordi taglienti come lame, sparse praticamente ovunque. Quel kit lo aveva tirato fuori da guai in diverse occasioni ed era l'unico che possedeva. Il ragazzo si mise in ginocchio e incominciò a frugare nelle tasche del borsone che aveva con sé e, da una di esse, vi estrasse una scatola di piccole dimensioni di colore bianco. Rachel, ancora poggiata contro la vetrina, fissava ogni suo movimento.

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