24 - Minaly

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La tempesta continuava a sferzare contro la barriera che proteggeva la città di Minaly, ululando come un predatore al quale avevano inferto una ferita che lo avrebbe portato a morte certa. La principessa Vera, intrufolatasi, insieme ai due ragazzi salvati da Olvak, nel primo appartamento trovato aperto, osservava la sua spada con migliaia di domanda che affollavano la sua mente. Chi l'aveva creata? Per quale scopo? Come faceva a fermare quelle creature? Era merito degli strani simboli presenti lungo la sua lama? Più si poneva quei quesiti e più complicato sembrava trovare una risposta.

In attesa che Rachel e Alek terminassero di farsi una bella doccia e darsi una sistemata, Vera si dilettava a far mutare forma alla sua arma, convertendola da spada a sfera lucente e viceversa, mentre i suoi occhi turchesi la fissavano con lo stesso stupore della prima volta. In quel mare di domande, vi era una sola certezza: quell'arma le permetteva di salvare delle preziose vite e non aveva bisogno di altro per potersi affidare a essa. Qualunque fosse stato il prezzo da pagare per il suo potere, lo avrebbe accettato.

-- Cosa fai qui tutta sola? 

Rachel era appena entrata nella camera da letto dove la principessa si era sistemata. Prima di aprire bocca, tuttavia, era rimasta qualche istante sul ciglio della porta a osservare la spada blu che continuava a cambiare forma tra le mani di Vera. Era affascinante, quasi ipnotica.

-- Stavo ripensando a un ragazzo -- replicò, con sincerità, lei. Trasformò per l'ultima volta l'arma in una fulgida sfera semi-metallica e la adagiò sul letto, vicino al cuscino sul quale poggiava la testa.

Rachel e Alek, sopraggiunto pochi istanti dopo la prima, si scambiarono uno sguardo di intesa, poi sorrisero. 

-- E chi è questo... ragazzo? -- chiese con interesse genuino Rachel, dopo essersi messa a sedere sul bordo del letto.

Se al suo posto ci fosse stata Arya, le sarebbe saltata addosso come una tigre affamata di dettagli e pettegolezzi. Quest'ultimo pensiero rattristì un poco la principessa, tuttavia fu alquanto abile a non farsi vedere dai suoi nuovi compagni. Li conosceva da poco tempo, ma era sicura che questi si sarebbero preoccupati e lei non voleva dargli pensiero né rievocare gli spettri del suo passato.

Vera si tirò su dal letto, poi prese posto accanto a Rachel. Alek, invece, decise di mantenersi più distante; si poggiò sullo stipite della fredda porta scorrevole con la spalla e posò lo sguardo sulle due ragazze. Gli risultò difficile trattenere un sorriso. Ripensò a quel che avevano dovuto passare a Olvak, ai sanguigni, al centro commerciale, allo Steartrix che li aveva quasi ammazzati. Erano trascorsi pochi giorni da quell'ultimo evento e quasi non gli pareva vero di trovarsi in un luogo sicuro, o almeno quella era la sensazione che la città di Minaly gli aveva trasmesso, a far quello che dei giovani ragazzi come loro meritavano di fare a quell'età: chiacchierare di amori e cose simili.

-- Si chiama Larkin -- lo presentò Vera, sorridendo. Doveva essersi ricordata qualcosa. -- Ebbi la fortuna di conoscerlo ad Amnese, alla fiera delle armi. Proprio egli mi ha donato la spada con la quale sono riuscita a salvare le vostre vite.

-- Immagino debba essere un ragazzo affascinante -- sorrise Rachel. -- Altrimenti non avrebbe mai potuto attirare l'attenzione di una principessa.

Vera arrossì. La sua compagna non aveva affatto torto. Il guerriero di nome Larkin era davvero un tipo affascinante e alquanto misterioso, capace di suscitare in lei delle emozioni che non era mai riuscita a provare in presenza di altri uomini. 

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