21 - Quella prima volta: parte 3

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Nell'ampia corsia sospesa nel vuoto, fiancheggiata dall'attracco numero ventiquattro e dal suo parallelo, il ventitré, non era ormeggiata alcuna aeronave, segno che il veicolo della compagnia Lirell non aveva ancora fatto ritorno dal suo viaggio. Le due ragazze, non avendo nient'altro di meglio da fare per ingannare l'attesa, si sedettero su una delle comode poltrone disposte lungo la banchina. Varie attività commerciali erano state aperte nell'immensa bocca scavata nella roccia, apertura che ospitava già le oltre trenta banchine di attracco delle aeronavi e un vasto spazio illuminato per potersi muoversi avanti e indietro per l'aeroporto, tuttavia Vera, di comune accordo con la sua amica, decise che non avrebbero messo piede al loro interno, almeno non in quell'occasione. Conoscendo Arya e la sua folle passione nello sperperare crediti, soprattutto in fatto di abbigliamento, ci sarebbe voluto meno di un attimo a restare ancorati all'aeroporto fino al calar di Kirsolki, salutando definitivamente il confortevole viaggio e, quindi, la fiera delle armi di Amnese.

Con una carezza, Arya ringraziò di cuore la poltroncina sulla quale si era sbracata, distruggendo l'immagine di donna raffinata ed elegante che si era creata. Non che a lei importasse qualcosa. Lei amava vivere così: libera da tutto e da tutti, seguendo le proprie idee senza che quelle di altri potessero influenzare in alcun modo la sua vita.

-- Dimmi, che genere di arma vorresti trovare alla fiera? -- chiese Arya, intenta a spezzare il silenzio che si era venuto a creare tra lei e la sua amica, persa con lo sguardo nel limpido cielo che ricopriva come una veste di seta la città di Meridian. 

Vera poggiò l'indice della sua mano sul labbro inferiore e, alzando leggermente lo sguardo con fare pensieroso, provò ad ricreare nella sua mente l'immagine di arma ideale, ciò che avrebbe desiderato per difendere il suo amato popolo.  

-- La mia spada ideale dovrebbe essere composta da una lama finissima, avente il filo di uno spessore inferiore ai cinque millimetri e non più lunga di settanta centimetri, e una guardia che possa proteggere la mano. L'impugnatura, invece, la vorrei pratica e adesiva, permettendomi di cambiare la posizione della spada in base alle esigenze del momento.

-- Ma non può esistere un'arma del genere! -- sbottò Arya. -- Nessun mastro fabbro potrebbe mai arrivare a creare una spada con tali peculiarità, o almeno nessuno che io conosca. Non pretendi un po' troppo?"

Durante l'addestramento, Arya aveva avuto modo di provare numerose tipologie di armi, ognuna di queste con caratteristiche uniche e tutte partorite dalla compagnia Harsken, una delle migliori, se non la migliore, nel settore. Sapeva, in base alle conoscenze che aveva accumulato, che ricreare tali caratteristiche era pressoché impossibile. 

-- Mi hai chiesto che tipo di spada cercassi e io ti ho risposto. So conscia del fatti che non esista nulla del genere, ma se trovassi un'arma con tali caratteristiche, sono certa che riuscirei a tirare fuori tutto il mio potenziale. 

Arya osservò seria la sua amica per qualche istante, poi scoppiò in una fragorosa risata.

-- Mi fai troppo ridere --  commentò subito dopo, tentando di nascondere le sue risate dietro alla propria mano -- con una spada nella media riesci a respingere intere ondate di Eurora e mi staresti dicendo che non sei nemmeno al massimo delle tue possibilità?

-- Beh...ehm...

Imbarazzata da quanto appena dettole, le guance della principessa si tinsero di rosso. Dati alla mano, era il più forte guerriero che Eden potesse desiderare e il ranking-nous lo confermava l'ultimo giorno di ogni mese, anche se ella preferiva non dargli alcun peso. Nel corpo a corpo, poi, non sembrava avere rivali: persino il secondo classificato di tale speciale graduatoria, che teneva conto dei migliori esseri umani in ogni ambito della vita, non era riuscito a darle del filo da torcere. Tra lei e gli altri guerrieri c'era una differenza abissale e proprio per quella ragione era divenuta il simbolo di speranza per eccellenza. Lei, però, sentiva di poter fare di più: avrebbe voluto raggiungere una forza ancora maggiore per essere in grado di proteggere il suo popolo, e i confini di Eden in generale, fino a quando il suo cuore sarebbe stato in grado di spingere sangue nei suoi tessuti. 

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