10. Trasvalutazione dei Valori

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La gelosia è una strana suggestione, non l'ho mai davvero saggiata in precedenza, è qualcosa che ho sempre reputato stupida, che non potesse colpirmi, che fossi immune perché nessuno ci appartiene mai davvero: le persone non sono oggetti. Vanno amate e lasciate libere.


Ma quando vedo il suo sguardo intenso rivolto verso un'altra persona, qualcosa in me cambia. Una sensazione inconfondibile, una stretta al cuore, il seme di una consapevolezza dolorosa. Non mi appartiene, ma vorrei che lo facesse. La gelosia si insinua nella mia mente, irrompe come un'ondata incontrollata, un tumulto di emozioni contrastanti. Vorrei credere nella libertà, ma la realtà è che il desiderio di possederlo è più forte di qualsiasi principio razionale.
E così, anche io, mi ritrovo in balia di un sentimento che mai avrei immaginato di sperimentare.


Adesso qui, mentre attendo che Andreas termini di parlare con la sua collega, sì la stessa collega con cui tubava allegramente per farmi tirare indietro, avverto una gelosia corrosiva.
I miei occhi scrutano ogni gesto, ogni sorriso, e la consapevolezza che non sono io il fulcro della sua attenzione è un ago che si conficca nel petto. Una voce interiore sussurra che non dovrei sentirmi così, che questa gelosia è irrazionale, ma il cuore ribelle batte al ritmo di una melodia straziante. E, nel mentre, mi rendo conto che forse la libertà di cui parlavo è solo un concetto teorico, poiché la realtà si svela più complessa di quanto avessi mai immaginato.


Lei, la sua collega, la professoressa d'informatica è bella, ha l'età giusta, un sorriso accattivante che sembra risuonare in ogni angolo dell'università. I capelli biondo grano cadono morbidi sulle spalle, e la sua voce è una miscela armoniosa di sicurezza e dolcezza. Posso percepire l'attrazione del suo sguardo su Andreas, l'attenzione magnetica, e il confronto con la sua presenza risalta in maniera acuta.
Un brivido di insicurezza mi attraversa, cerco di nasconderlo dietro un sorriso che, spero, risulti genuino anche se il mio cuore è in tumulto.
Con lei non rischierebbe la sua carriera, potrebbe frequentarla liberamente, nessun segreto, niente sotterfugi. Potrebbe essere felice.
Anna sta ciarlando da dieci minuti su qualcosa a cui non ho prestato attenzione neppure un secondo, sono troppo impegnata a guardare nel punto del corridoio dove Andreas e la professoressa stanno parlando.


Lui non mi ha vista, ci sono tanti studenti, le chiacchiere predominano, è un momento di pausa tra una lezione e l'altra, ma io ho visto lui. L'ho visto davvero.


Una sensazione di vuoto cresce nel petto, tento di mantenere la calma, di non vedere demoni dove non ci sono. Mi chiedo cosa significhi quel dialogo che sfugge al mio udito, ma che urla nelle pieghe dell'animo. Forse è un banale scambio tra colleghi, forse è solo un discorso di circostanza, non deve essere per forza un tentativo di approccio, oltre il lavoro.
Sto torturando me stessa, quando gli occhi verdi di Andreas, come attratti da una calamita invisibile, riescono a distinguermi tra le persone. Un brivido di emozione e paura mi attraversa, il cuore accelera il battito, un tamburo in una sinfonia dissonante: sono proprio cotta a puntino.


Ci scambiamo uno sguardo furtivo, un istante carico di significato che sembra svelare segreti e creare connessioni al di là delle parole. In quell'attimo, il tempo si ferma, e mi ritrovo ad annegare nell'abisso verde dei suoi occhi, sperando che il mio turbamento non sia altrettanto evidente quanto lo è per me.
Poche parole ancora, congeda cordiale la collega. Appura che nessuno lo stia osservando, quindi fa un cenno di seguirlo.


<< Ho dimenticato una cosa in macchina. >>, invento di sana pianta ad Anna.


<< Ci incontriamo in caffetteria. >>, continua lei, che non s'è accorta di niente.


<< A dopo. >>. La saluto. Sono strana, lei non se ne rende conto, ringrazio che sia poco attenta alle mie stravaganze, altrimenti mi avrebbe già messa in croce con domande e curiosità.


Seguo Andreas, immergendomi nella sua scia come una viandante affascinata da una stella nel buio della notte. Gli lascio un margine di distanza, se qualcosa dovesse andare storto, avrei un piano B da sfruttare.
Va verso il suo ufficio, lascia la porta semiaperta. Ispeziono il perimetro per essere certa che nessuno abbia notato lo strano scambio tra di noi e poi entro nella camera.
La porta cigola appena e si richiude a chiave alle mie spalle, il che mi fa sobbalzare. Andreas è dietro la porta, e in questo momento, il suo sorriso è un misto di sorpresa e complicità, ha aspettato impaziente che arrivassi.


Non faccio in tempo ad assemblare un discorso decente, mi prende dolce tra le braccia e dona il più tenero dei baci. Smetto di funzionare, il cervello va proprio in corto circuito.
Le labbra morbide si muovono con una perfezione che annienta ogni resistenza, un calore avvolgente mi attraversa, mentre le dita di Andreas si intrecciano dolcemente nei miei capelli. Ogni pensiero razionale svanisce, dimentico la gelosia e il dubbio, lascio lo spazio solo alle sensazioni, all'emozione travolgente di un momento solo nostro rubato al tempo. Un bacio che sembra sospeso in eterno.
Le mani celate dai guanti di pelle, ardenti e sicure, tracciano linee invisibili sulla mia schiena, accendono una scia di fuoco. La stanza intorno a noi sembra sfumare, e siamo soli, aggrovigliati da un'atmosfera carica di brama e giuramenti.


Con una leggera risatina il contatto portentoso viene meno.
<< Volevo solo essere sicuro che tu fossi reale. >>. Accarezza tenero il mio viso, un tocco leggero che avverto oltre le ossa, fin dentro l'anima. << Sei ancora certa? Perché se tu cambiassi idea io lo capi... >>.
Lo bacio di nuovo. È un bacio più lungo, vivido, pieno di trasporto, mi rende euforica, come se avessi fatto una gran scorpacciata di cioccolata, poi sono le cicatrici sulla faccia a divenire oggetto delle mie dolcezze.


<< Sono abbastanza certa o vuoi altre prove? >>, provoco maliziosa. Sfilo via i guanti e poggio le sue mani lì dove dovrebbero stare per sempre: sul mio viso.


Gli occhi mi scrutano stregati, avverto un legame immenso, un'intesa che va oltre le parole e si esprime attraverso lo sguardo, un viaggio nei meandri della mia anima che svela desideri nascosti e segreti condivisi.
<< Sembra trascorso un secolo dall'ultima volta che ti ho guardata, ed è stato neppure un giorno fa. Con te il tempo scorre in modo diverso, d'improvviso ho il sentore che non sia mai abbastanza, di averne bisogno in maggior misura. >>.


<< È per questo che ti cercavo, volevo invitarti a casa mia. Se vuoi e se non hai altri impegni, ovvio. Stasera. O domani. O dopodomani. Insomma quando è meglio per te. >>. Dobbiamo adattare la nostra vita all'altro, un punto di incontro nella bolgia dell'esistenza per far coesistere due mondi così differenti.


L'ombra di un sorriso lieto gli intenerisce i tratti, adesso sembra più giovane, meno oscurità, i demoni momentaneamente acquietati.
<< Stasera è perfetto. Posso portare un presente? >>.


Scuoto appena la testa, non voglio niente di materiale, né regali o altro.
<< Solo te stesso. >>.


Adesso il sorriso è pieno. È luce, un sole che splende in segreto solo per me.
<< Dovrò mettermi un bel fiocco rosso in testa, allora. >>. Se Francesca fosse stata qui avrebbe suggerito un doppio senso puramente a sfondo sessuale, che il fiocco avrebbe dovuto metterselo sul pacco.
Qualcuno bussa d'improvviso alla porta, Andreas mi copre in fretta la bocca con una mano per non farmi parlare. Fa cenno di fare silenzio.


<< Professor Müller? >>, lo chiama un ragazzo, probabile uno studente. Bussa ancora, più insistente, teme di non essere stato udito.
Trascorrono degli istanti tesi in cui prego che l'alunno se ne vada, così possa uscire in sicurezza. Odo i passi pesanti allontanarsi.


<< Il pericolo è passato. >>, sussurra in un fil di fiato.


<< Ho letto il regolamento dell'università. >>. Cercavo un pretesto per aggirare il sistema, invece è impossibile ricavare una scappatoia.


Capisce al volo a cosa mi sto riferendo.
<< Sapevo perfettamente cosa stavo facendo quando mi sono avvicinato a te. >>.


<< Ma non è questo che voglio. Siamo nel duemilaventiquattro, ed ho trent'anni, con una personalità formata, una coscienza e queste regole non si possono applicare a me! È una sonora cazzata. Sono una persona adulta, non un'adolescente! >>. So che lui non mi favoreggerebbe mai in ambito universitario e che non v'è alcun pericolo che abbia potuto manipolarmi per avviare una relazione.


<< Basterebbe il tuo modo di guardarmi per essere giudicato colpevole. Anche prima, quando ero in corridoio. >>.


Diavolo! Io pensavo non mi avesse vista e non si fosse accorto della mia gelosia.


<< Temi che possa piacermi un'altra donna? >>. Scuote la testa perplesso, come se io dovessi già sapere qualcosa di molto evidente. << Sono dieci anni che non ho più una compagna, né un'avventura fine a se stessa. Quello che tu hai accettato di me, io non lo riuscirò mai a sopportare. Il mio aspetto mi ripugna, mi copro per questo, per non dovermi vedere e per non sopportare la pietà negli occhi di chi mi guarda. Dieci anni che non bacio nessuna. Dieci anni che non permetto a nessuno di toccarmi, men che meno ad una donna. Poi una mattina, di una vita insignificante, arrivi tu e mi consideri come se fossi l'essere più perfetto di questa terra, mi tocchi con dolcezza, continui a volermi anche dopo avermi visto sul serio, ed è come se non fosse il mio corpo che guardi, ma l'anima. Dovrei essere io ad essere geloso di qualsiasi uomo ti si avvicini, non il contrario. >>.


<< Io non riesco a guardare nessuno, oltre te. >>. Il problema fondamentale è che non ho mai guardato nessuno come guardo lui, e, se dovesse finire male, non guarderò mai più nessuno a prescindere. È una certezza incrollabile.
Mi abbandono completamente al suo tocco, poggio le mani sulle sue, vorrei che non smettesse mai di accarezzarmi e che questo istante solo nostro non avesse fine.


<< Elena... >>. Il respiro rallenta, s'intensifica, mi riscalda. <<... se non sarà con te, non sarà mai più con nessun'altra. >>.










Note:

Hellooooooooooo bella gentaH!
Vi avevo detto che il bacio era solo l'inizio di una lungaaaaaa strada in salita, che ci sono ancora molte cose non dette ed ostacoli da superare. Pian piano Andreas inizia a sbottonarsi, a rivelare parti di sé, a far capire ad Elena che il suo problema con il suo corpo è più profondo di quanto lei supponesse. Spero di stare spiegando bene che il trauma psicologico di Andreas è più problematico di quanto appare. Sì, ovvio che desidera Elena, è un uomo, è vivo, ha pulsioni come tutti, Elena è bella, intelligente, mostra grande interesse per lui, ma ha anche un trauma che non ha mai superato, e che non ha neanche affrontato in modo adeguato.
E stiamo vedendo che Elena, così sicura di sé, inizia ad essere vulnerabile, fragile, insicura... ciò che accade a chiunque quando ci si innamora.

Mi rendo conto che forse non ho sviluppato bene i personaggi e che avrei potuto fare di meglio, pensavo di aver reso Francesca divertente con i suoi modi di fare, non era mia intenzione renderla superficiale, perché in realtà non è superficiale, è solo ebbra di vita, spigliata, briosa, senza peli sulla lingua, prende le cose alla leggera, ma questo non significa che non sia una persona profonda. Darò comunque modo lei di mostrarsi meglio in futuro.
Francesca è diversa da Elena, perché hanno un passato molto diverso che le ha plasmate.
In realtà ogni personaggio in questa storia è il riflesso di quello che io ho riscontrato nella società odierna, quindi sì ho incontrato sul serio persone come quelle che trovate in questa storia, di solito mi baso molto sul mio vissuto quando scrivo. E vorrei che non passasse il messaggio che le persone attorno ad Elena siano superficiali perché giovani. Mai pensato in vita mia e mi dispiace sul serio se sembri così.
Ho dato un messaggio da riportare ad ogni personaggio in questa storia, ma forse non mi sono concentrata abbastanza per farlo arrivare, quindi mea culpa, chiedo scusa per questo. Spero di migliorare in futuro nel dare spessore ai miei personaggi.


Il titolo di questo capitolo è dato da Friedrich Nietzsche e la Trasvalutazione dei Valori:
Nietzsche ha proposto la "trasvalutazione dei valori," sottolineando che la moralità e i valori sociali possono essere soggetti a reinterpretazione. Le tappe sbagliate potrebbero derivare da una valutazione distorta di ciò che è moralmente o socialmente accettabile, e Nietzsche invita a una riflessione critica su tali valori.

Vorrei ringraziare sempre le persone che con pazienza, dedizione e passione stanno seguendo questa storia e commentano dandomi molti spunti così da aiutarmi a crescere nella scrittura.
E ringrazio ovviamente chiunque stia seguendo questa storia, aggiungendola nelle loro liste.

La storia può presentare errori ortografici.

Un abbraccio.
DarkYuna.

Tra le pagine di Te // (Alunna-Professore)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora