27. Dolore dell'Anima

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Il Natale amplifica il dolore.
Se stai male di solito, quando il Natale arriva, quel male fa schifo al quadrato. Le luci sfavillanti, le canzoni allegre, la frenesia degli acquisti, tutto sembra un atto ostentato di felicità, una recita in cui non hai il ruolo principale.
Non ricordo un solo Natale felice in vita mia e, stupidamente, mi ero illusa che quest'anno potesse essere diverso, il primo di una serie di Natali con colui con la quale volevo costruirmi una famiglia.
Quest'anno le feste sono state peggio di quelle trascorse con i miei genitori, e non credevo che potessero batterle, invece qui siamo andati ben oltre ogni aspettativa.
Mi ritrovo spesso ad avere lo sguardo perso nel vuoto, una morsa acuminata serrarmi il cuore per stritolarmelo sanguinoso, fino a farmi mancare il respiro, smarrita nella mancanza dell'unico uomo che abbia mai amato.


Francesca è preoccupata, dopo l'accaduto in casa di Andreas, sono crollata. Non riesco a rassegnarmi a ciò che è accaduto, all'orrendo tradimento che non riesco a perdonare, alla mancanza di fiducia che ha avuto verso di me. Spesso, la notte, scoppio in un pianto disperato che nessuno riesce a calmare, lei sgattaiola in camera mia, si infila nel letto e mi abbraccia in silenzio, fino a quando non mi addormento.
Ho perso l'appetito, la gioia di vivere, la voglia di reagire, la forza con la quale di solito affronto le giornate... io sono vuota.
Il calore familiare che avrebbe dovuto riempirmi l'anima è stato sostituito da un gelido silenzio. Le risate e l'amore, che avrebbero dovuto essere il sottofondo delle feste, sono state sostituite dal suono cupo della mia solitudine.
In questo mare di oscurità, cerco di raccogliere frammenti di me stessa. Cerco di capire come potrò andare avanti senza di lui. Ogni oggetto, ogni cosa che mi circonda, mi ricorda la sua assenza. La sua voce risuona nelle pareti del cervello come un'eco lontano, e mi sforzo di trattenere le lacrime che minacciano di sgretolare la debole resistenza.
La sofferenza è diventata una compagna costante, e mi interrogo su quanto tempo impiegherò a rimarginare le ferite dell'anima.
Mi guardo allo specchio e tento di ritrovare gli occhi che erano una volta pieni di vita. La strada verso la guarigione sembra lunga e tortuosa, ma so di dover iniziare da qualche parte. Forse, con il tempo, riuscirò a riaccendere la fiamma della speranza che ora sembra essere stata spenta.
Il nuovo anno si profila all'orizzonte, e con esso la possibilità di una nuova pagina nella mia vita. Non so cosa riserverà il futuro, ma so che devo trovare la forza di ricominciare, di costruire qualcosa di nuovo sulle ceneri di ciò che è stato. La via sarà difficile, ma nel buio della notte, inseguo la luce che mi porterà fuori da questa oscurità.


Infilo le buste della spesa nel portabagagli della Peugeot, Francesca mi ha chiesto di passare al supermercato per le ultime spese in vista del trentuno Dicembre. Ha deciso di restare con me, di non tornare a casa dai suoi genitori, non se la sentiva di mollarmi proprio ora, consapevole che sarei stata sola come un cane.


<< Elena! >>, pronuncia una voce maschile forte nel parcheggio illuminato del negozio. << Incredibile! Ti ho riconosciuta subito. >>.
Un senso di nausea pressante si fa largo dallo stomaco, quando riconosco chi è l'uomo che sta parlando. Rocco, il cognato di Andreas. Anzi, ex cognato.
E se un paio di mesi fa mi sentivo in colpa dinanzi a lui, adesso ho un moto di rabbia irrefrenabile nell'osservare i tratti squadrati ed arroganti.
Gli occhi azzurri diventano trasparenti al rischiarare delle luminare, ha quel sorriso strafottente che gli toglierei volentieri a suon di schiaffoni.
Che si dice in questi casi? Quando incontri qualcuno che non vorresti vedere neppure nei tuoi peggiori incubi e che invece hai la sfiga di beccare proprio quando stai peggio?


<< Ciao. >>, è l'unica cosa più educata al momento, perché "vaffanculo testa di cazzo", è troppo diretto.


<< La grande amica del mio caro cognato Andreas. >>, provoca sarcastico, sottolineando la parola "amica". Dio, è falso come una moneta da tre euro, non mi digerisce proprio! L'antipatia è ben ricambiata.
Non è vero che la gente durante le feste è più buona, in verità la gente sotto le feste è più stronza, e non si vergogna manco di dare il peggio di sé.
Si approssima veloce, mi ricorda una pantera che ha puntato la preda già in fin di vita, consapevole che sta per avere un lauto banchetto.
Perché continuare questa pantomima ridicola, quando è chiaro benissimo a tutt'e due la verità?
Preferisco giocare a carte scoperte.


<< Devi continuare con questa recita ancora per molto? >>. Non devo essere gentile, lui non è mio amico. << Sai perfettamente che non ero solo un'amica. >>.


Il sorriso da squalo resta in sospeso, non si aspettava che fossi così insolente.
<< Ti è andata male, eh? D'altronde Andreas è questo che merita: stare da solo. >>. C'è molto dietro che non so e che non saprò mai. E a questo punto, non ne vale la pena. È la bocca di un'antagonista a parlare, crederei alla metà di quel che dice.


<< Non penso che spetti a te decidere le sorti di qualcuno. >>. Chiudo il baule, voglio troncare in fretta questa conversazione spinosa. Quest'uomo mi mette ansia.


<< Andreas doveva morire con mia sorella e mia nipote. Non rifarsi una vita, come se niente fosse. >>.


Inarco le sopracciglia adirata. A prescindere da ciò che è accaduto con Andreas, è il concetto stesso che una persona che ha sofferto ed è sopravvissuta ad un incidente, ha tutto il diritto di continuare a vivere come riesce. L'affermazione mi sconvolge, ho di fronte una persona piena di astio e veleno.
<< Tu non stai facendo lo stesso? Non stai andando avanti? >>, tento di farlo ragionare, ma è una partita persa in partenza e non spetta a me impartire ad uno sconosciuto delle lezioni di vita.


<< Io non avrò mai più un'altra sorella, perché lui dovrebbe avere un'altra compagna? Deve soffrire come tutti noi! Neppure alla cena di Natale è venuto e sai perché? Per colpa tua! >>, s'infiamma. È il dolore che parla attraverso la sua rabbia, è ancora nella fase di voler dare a chiunque incontri il torto per il suo lutto.


Vorrei sapere se Andreas sta bene, se sta mangiando, come si sente in questi giorni di festa, quanto deve essere terribile la sua di solitudine, perché io ho Francesca e non ho perso una moglie ed una figlia, ma lui, oltre questo, ha perso anche me. Provo una profonda compassione per lui, e se non fossi così ferita, è da lui che correrei adesso.
Il pensiero mi crocefigge con chiodi arrugginiti di dolore. La sua assenza, combinata alla consapevolezza di come le cose sono cambiate tra di noi, crea un buco nero nel torace. Mi tormentano i pensieri di lui, solo, immerso in un'oscurità che io ho contribuito a creare, mi chiedo se il Natale gli ricordi quanto gli è stato strappato via dalla vita, il vuoto che ora accompagna ogni suo passo.
La luce calda delle feste sembra dissiparsi, lasciando spazio a un gelo che avvolge il cuore. Se lui, nella sua solitudine, guarda fuori dalla finestra sperando di vedere un riflesso di noi e di quel che avremmo potuto essere, come faccio io. Ma la sua finestra è forse ancora più buia della mia, priva di un amore che potrebbe scaldarla.
Vorrei poterlo abbracciare, dirgli che non è solo, che qualcuno pensa a lui, ciò nonostante il passato, con tutte le sue sfumature di dolore e tradimento, ci separa come un abisso insormontabile.
Se Andreas scorgerà mai la luce del perdono, se troverà mai un modo per guarire.


Mi sento come se avessi rinnegato non solo lui, ma anche me stessa, respingendo la compassione che la nostra umanità merita.
Il nodo che stringe nello stomaco diventa più forte, il peso delle mie scelte si fa sentire con una gravità incolmabile, siamo tutti naufraghi su isole separate, incapaci di raggiungere l'uno l'altro.
Se lui fosse qui adesso, non avrei la forza di allontanarlo, sprofonderei tra le sue braccia, dimenticando ogni peccato commesso.


<< Doveva continuare ad annegare nell'alcool e farsi scoppiare il fegato! >>, sbraita crudele Rocco, rivelando molto più di quanto ponderassi. Non avevo alcuna idea che Andreas avesse avuto problemi d'alcolismo, davanti a me non è mai accaduto, l'ho visto bere solo in rarissime occasioni. È un altro tassello di vita di cui non ero a conoscenza, l'ennesimo che mi fa capire che io, di Andreas, non sapevo davvero nulla.
Chi è che ho amato davvero? Chi era? Cosa eravamo?
Affogo sotto il peso di una verità che si dipana davanti a me, svela che il nostro amore era forse solo una proiezione di ciò che volevo vedere. Nel suo sorriso, nelle sue carezze, forse ho ignorato le ombre che si annidavano nell'oscurità dell'anima.
Il suo mondo era sommerso da un mare di dolore e dipendenza, nascosto dietro una facciata di normalità quando era con me. Forse il nostro amore non è mai stato quello che ho creduto fosse, forse si è nutrito di illusioni e sogni mai realizzati. Come ho fatto a non vedere? Ad essere così insensibile? A non cogliere i segnali? Ero così presa da me, da non capire lui?
Forse ho amato un'ombra, un'immagine sfocata di ciò che volevo fosse, gli ho implicitamente chiesto di essere qualcosa che non sarebbe mai stato. Forse la mia stessa vulnerabilità mi ha resa cieca di fronte alla sua battaglia silenziosa, la consapevolezza che il nostro amore è stato un terreno instabile mi lascia smarrita, come se avessi camminato su un precipizio senza rendermene conto.
Sono piena di terribili "forse", e solo ora sto guardando davvero.
Non serve a niente litigare con Rocco, né tentare di farlo ragione, è intriso di una rabbia ancestrale che nessuno può lenire, soprattutto io, che sono la ragione per il tentativo di Andreas di andare avanti.


Scuoto solo la testa, apro lo sportello per entrare nell'auto.
<< Possa il tuo cuore trovare la pace. Buon anno. >>. Lo sento parlare concitato ancora, ma ho acceso la ventola rumorosa e la radio, quindi non riesco ad udirlo e neppure mi interessa essere contaminata da quella spietatezza.
Torno a casa, e mentre scarico le buste, l'episodio con quell'uomo mi fa sprofondare in un silenzio tetro. In casa, il profumo dei biscotti natalizi m'investe, ho dato a Francesca l'occasione giusta per esternare tutto il suo estro in cucina. L'albero, decorato con cura, sembra urlare l'assenza di chi avrebbe dovuto condividere con me la magia di questo momento.
La sera prosegue relativamente tranquilla, e la preparazione della cena incede con un ritmo lento, mentre tagliamo le verdure e accendiamo il forno, il silenzio è interrotto solo dal ticchettio dell'orologio. Francesca cerca di rompere il ghiaccio, raccontandomi aneddoti leggeri e provando a ridare un po' di calore a questa notte fredda. Non le racconto di quel pomeriggio, di Rocco, della scoperta della dipendenza di Andreas.
Mi ripeto che non è più un problema mio, che devo andare avanti, invece sono coinvolta più che mai, percepisco i problemi di Andreas ancora come i miei. Sono così vicina a mandare all'aria il mio orgoglio per correre da lui.


Arriva la mezzanotte, e il nuovo anno si fa strada nel buio. Le campane suonano a festa, e io mi sforzo di sorridere, di accogliere il futuro con speranza, ma intanto che fuochi d'artificio illuminano il cielo notturno, sento il peso della sofferenza inabissarmi in acque melmose e cupe.
Francesca mi abbraccia, e nel suo abbraccio trovo il conforto anelato. Siamo sole in questa notte strana, la sua presenza è un faro che mi guida attraverso questo oceano nero. Mentre il rumore dei festeggiamenti si attenua, mi rendo conto che, nonostante tutto, c'è una piccola fiamma di speranza che arde ancora dentro di me.
Il nuovo anno si apre davanti a noi come una pagina bianca, non so cosa riserverà, ma so che dovrò imparare a vivere con il passato, a lasciarlo andare piano piano. Francesca mi guarda con occhi compassionevoli, pronta a camminare al mio fianco in questa nuova fase della vita.
La notte si chiude lentamente, e mentre guardo fuori dalla finestra, posso vedere le prime luci dell'alba. Il Natale è finito, il nuovo anno è iniziato, ed io mi trovo a intraprendere un viaggio verso la rinascita.
<< Addio amore mio. >>.



Nonostante tu sia
La mia rondine andata via
Sei il mio volo a metà
Sei il mio passo nel vuoto
Dove sei? Dove sei?
Dove sei? Dove sei? Dove sei?
Unico amore che rivivrei
Sai di vento del Nord
Sai di buono ma non di noi
Stessa luna a metà
Sei nel cielo sbagliato

Tra le pagine di Te // (Alunna-Professore)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora