Accendo l'ennesima candela all'aroma di vaniglia che, in teoria, dovrebbe servire a fare atmosfera, invece mi sembra di essere al cimitero.
Non sono brava a decorare e non sono brava ad essere romantica. Ancora di più a decorare in modo romantico.
Il problema di quando ti basti da sola è che disimpari ad essere parte di qualcosa di più grande. Quel qualcosa che coinvolge due persone, che cerca di rendere speciale ogni dettaglio, anche il più piccolo. Ho imparato ad essere autosufficiente, ma ora, mentre osservo le piccole fiamme danzare nella cucina, è evidente che la solitudine ha un sapore amaro, che nemmeno l'aroma dolce della vaniglia può mascherare.
Con un sospiro, mi siedo sconfitta.
Il menù della serata comprende fettuccine ai funghi, melanzane ripiene e una mousse di cioccolata ed avocado. Cucinare mi piace, calma l'ansia, sembra una buona idea per dimostrare a qualcuno che ci tengo.
<< Non ho capito se stai cercando di sedurlo o di ammazzarlo con questo odore fortissimo di vaniglia. >>. Francesca sta indossando il cappotto, ne approfitta della mia cena sentimentale, per uscire con il bel vampiro che sta frequentando negli ultimi tempi. Ha lisciato il caschetto castano, è molto truccata, il vestito argentato le aderisce come una seconda pelle.
<< Dici che sia troppo? >>.
<< Amica, è l'atmosfera che di solito si crea se vuoi portarti a letto qualcuno. Ora, capisco che sei fuori forma con queste cose, ma questi sono chiari segnali... però se è quello lo scopo finale... >>. Prende le chiavi e le infila nella borsa. << Parliamo di cose serie ora, hai messo il completo intimo di pizzo rosso? >>.
<< Non è quello lo scopo di stasera, Fra. >>. Però l'ho messo comunque l'intimo di pizzo rosso.
<< Ma tu lascia fare, che le trombate migliori iniziano sempre con: "non è quello lo scopo di stasera". Almeno fammi vedere che ti sei messa. >>.
Mi alzo per mostrarle il semplice abito blu elettrico, con scollo a V, non troppo corto o attillato. Delinea dolcemente la forma dei seni, ma non li mette troppo in mostra.
Francesca fa un fischio di approvazione.
<< Confermo, stasera ci saranno i fuochi d'artificio! Mi raccomando il preservativo, che già qui siamo strette in due, ci manca solo un frugoletto. >>. Soffia un bacio dal palmo della mano, ha troppo rossetto finirebbe per sporcarmi il viso. Torna indietro solo per dirmi un'ultima cosa. << Ah... Ellie Ellie: divertiti. >>.
La saluto con un cenno ed un sorriso più rilassato, però quando resto sola l'ansia m'assale, i dubbi invadono.
Mi chiedo se ho fatto abbastanza per rendere questa serata speciale, se ogni candela accesa è un riflesso della mia inadeguatezza nel creare l'atmosfera giusta. La cucina, decorata come un sepolcreto, sembra un tentativo goffo di trasformare un normale pasto in qualcosa di straordinario. La paura di deludere si insinua fredda su per la schiena.
Io non sono brava con queste cose, non lo sono mai stata e non lo sarò neppure stasera. Forse è per questo che alla fine ho rinunciato a trovare l'amore e mi sono concentrata più su me stessa. La verità è che sono una frana con i sentimenti, infatti per oltre due mesi non ho fatto altro che sbavare dietro ad Andreas senza avere il coraggio delle mie azioni.
Andreas arriva in perfetto orario, è abbigliato di un nero raffinato, però informale. Camicia sbottonata appena, non ha i soliti guanti, sembra più a suo agio a mostrare le cicatrici, forse perché sa che ci sarò solo io a guardarlo.
In un certo senso mi sento fortunata ad avere un privilegio simile, so che è stupido, ma è così che mi sento.
Ha portato un mazzo di rose rosse, imballate in una confezione distinta.
<< Ti avevo detto niente regali. >>. Non volevo che spendesse soldi per me, prendo il gentile dono e non glielo dico che nessuno prima di lui mi aveva regalato dei fiori. Gli faccio strada all'interno della casa, fino alla cucina.
<< Non potevo presentarmi a mani vuote. >>. Deve essere qualche sua regola personale, ci tiene a non essere maleducato. Ispeziona il vestito e non riesce a fare a meno di aggiungere un: << sei bellissima. >>.
Le guance s'accaldano di rosso.
<< È fuori luogo se ti dicessi anche tu? >>. Lo penso davvero. Abbigliato di nero è un angelo sceso dal paradiso.
<< No. Lo accetto. >>. Ma non ci crede davvero, le sue cicatrici saranno sempre un freno per lui. Annusa l'aria. << Stai cucinando una torta? >>, chiede ingenuo, prima di giungere alla stanza piena di candele. La visione d'insieme lo confonde.
Cerco un vaso nelle mensole in basso di un mobile che funge più da portaoggetti.
<< No, sono le candele: forse ho esagerato. Volevo creare atmosfera, ma non credo di essere capace. >>.
Gli occhi s'illuminano di magia, è esterrefatto di quanto mi sia prodigata per rendere speciale la serata.
<< È perfetto. >>, assoda meravigliato.
Metto le rose in un vaso di vetro, le adagio al centro dl tavolo. Adesso sembra proprio una cena romantica.
<< Oggi ho dimenticato di chiederti se hai preferenze sul cibo o allergie o altro. Spero che ti piacciano i funghi? >>.
Pare a disagio, impacciato, come se non sapesse cosa fare e dire.
<< Molto. >>.
Gli indico la sedia a capotavola accanto alla mia. È un posto come un altro, vorrei solo che si sentisse bene stasera con me, può anche mangiare sul divano se ciò lo fa stare meglio.
<< Accomodati. >>.
Si toglie la giacca, si siede lì dove gli ho segnalato, intanto si guarda attorno. Al contrario di casa sua, qui ci sono molte cose che parlano di me, le foto incorniciate con Francesca, il quadro che ho dipinto in un momento di ispirazione artistica e i miei libri preferiti ammucchiati su uno degli scaffali. Sono pezzi del mio mondo, una finestra aperta attraverso cui può scrutare chi sono realmente, oltre l'apparenza che mostro a tutti gli altri.
<< È molto bello qui. Vivi da sola? >>.
Torno ai fornelli, voglio assicurami che sia tutto sotto controllo. Che da cena romantica a cena bruciata, il passo è breve. Brevissimo.
<< No, vivo con Francesca, la ragazza che mi accompagnava l'altra volta. >>. Quando ho dato una testata al palo, e deciso di allagare tutto con il sangue e di svenirgli addosso per giunta.
<< Non sei di Roma. >>. Non è una domanda, è una deduzione esatta. Mi manca anche l'accento tipico del posto.
<< Sono di Solantica, è a 30 chilometri a nord di Roma. >>. Non amo parlare del luogo di cui provengo, né della mia vita prima di adesso, però non posso nemmeno chiudere ogni porta. Ci stiamo conoscendo, e di base sono questi i discorsi che si fanno.
<< Tornerai a casa per le vacanze estive? >>.
Inizio ad impiattare la prima portata.
<< Oh no, lavoro come guida turistica e l'estate è l'ideale per aumentare i profitti. >>. Non è solo questo il motivo, ne esiste uno più influente, ed è proprio seduto qui nella mia cucina al momento.
<< E i tuoi genitori? >>. Sono domande innocenti, non sa che sta camminando su un campo minato.
<< Mio padre è morto tanti anni fa. >>, annuncio, e vorrei avere un tono meno funereo, invece è ancora un dolore aperto. Ancora di più, perché è un dolore in sospeso, che si ha con chi poteva essere qualcosa che non è mai stato. << E con mia madre non corre buon sangue. >>, minimizzo, la realtà è peggiore di quel che dico. Non ci parliamo da quando ho deciso di trasferirmi a Roma per riprendere gli studi. Mia madre non è la classica madre amorevole, dolce, comprensiva, è più un Hitler moderno sotto mentite spoglie femminili.
Era fermamente contraria che io riprendessi gli studi, anche se lei sarebbe stata fermamente contraria a qualsiasi decisione io avessi preso, solo perché sono io a scegliere e non lei.
È amareggiato per aver posto quesiti così personali, durante un appuntamento.
<< Mi dispiace Elena, non dovevo. >>.
Porto con un sorriso sincero il cibo in tavola.
<< Certo che dovevi! Non è un segreto di stato, ed è la vita. Chi di più e chi di meno abbiamo avuto i nostri lutti ed i nostri dolori, però tutto sta a come ci rialziamo no? Potevo scegliere di farmi trascinare a terra o riprendere la mia vita in mano e farne qualcosa di buono. Ed eccomi qui! >>. Se non avessi preso questa decisione, non avrei conosciuto lui. Voglio vederci un segno del destino, una sorta di intreccio cosmico che ha guidato i miei passi verso un incontro che ha cambiato il corso della mia vita. Credo che le scelte, anche le più piccole, siano come fili invisibili che si attorcigliano nel tessuto del nostro fato, portandoci a incroci nodali che definiscono chi siamo e chi diventeremo.
In fondo, è nella casualità delle decisioni quotidiane che si cela la magia di connessioni che ci sfuggono, pronte a svelarsi solo se siamo disposti a notarle e a riconoscerne il valore. Quindi, forse, incontrare lui non è solo un caso, ma un intricato disegno del destino.
<< Beh... per gli esistenzialisti, la morte non è semplicemente un finale, ma piuttosto un elemento intrinseco alla trama della vita. È attraverso la sua presenza costante che siamo spinti a cercare il significato, a creare il nostro senso di esistenza in un mondo che, in fin dei conti, ci chiede di dare senso a ciò che siamo e facciamo nonostante la nostra inevitabile fine. >>. Si versa dell'acqua, ne beve calmo qualche sorso. << Camus, ad esempio, ha esplorato l'assurdità della vita in un universo indifferente, sottolineando come la consapevolezza della morte possa generare ribellione e un impegno più profondo nella ricerca di senso. La morte, quindi, diventa il terreno fertile in cui piantiamo le radici del nostro significato individuale. >>.
Potrei sul serio stare ore ad ascoltarlo parlare, il timbro è distensivo, rassicurante, familiare: lo riconoscerei su otto miliardi.
<< Scusami, forse ti sto annoiando, non siamo a lezione: deformazione professionale. Perdonami. >>.
<< In realtà mi piace quando spieghi. Ho sempre apprezzato molto le persone con un'intelligenza fuori del normale, che potessero insegnarmi delle cose. Non se ne trovano molte in giro. >>. E mi piace da morire anche la sua voce, rilassante, maschile, dalle profonde note dolci.
Inarca un sopracciglio, stupito da ciò che affermo.
<< Quindi non ti sto annoiando? >>.
Infilzo la forchetta nelle fettuccine.
<< Continua sempre ad annoiarmi così. >>.
<< Dove hai imparato a cantare in quel modo? >>. Dirotta il discorso su temi meno pesanti. Non è l'ideale parlare di morte al primo appuntamento.
<< È stata una conseguenza delle lezioni di musica. Per dieci anni ho frequentato corsi di musica, quindi me la cavo con la chitarra e il pianoforte. Avrei voluto provare anche il violino, ma non credo di essere portata. >>.
Mastica il boccone e lo manda giù, tampona la bocca con il tovagliolo prima di parlare. Vuole presentarsi impeccabile, io invece già lo immagino disordinato, scarmigliato, svestito.
<< Mi piace sentirti cantare, la tua è la voce di una sirena. È più interessante delle mie soporifere lezioni di filosofia esistenzialista. >>. Sorride intraprendente, ed io non riesco a fare altro che fissarlo abbacinata.
Ma come si fa ad innamorarsi così? È come essere travolti da un turbine di emozioni, un susseguirsi di momenti che sembrano usciti da un sogno.
Quindi, forse, innamorarsi così è semplicemente abbandonarsi a un flusso irresistibile di emozioni, senza porsi troppe domande e lasciandosi trasportare dalla bellezza dell'inaspettato.
<< Ho una chitarra di là: è di Francesca. Se ti fa piacere più tardi posso cantarti qualcosa. >>.
<< Mi piacerebbe molto. >>. Mette alla prova ciò che sta nascendo tra di noi, arrischia a poggiare la mano sulla mia, per capire la mia reazione, se qualcosa è cambiato o se siamo ancora sospesi in quel delicato equilibrio fatto di sguardi e parole non dette. Il contatto delle sue dita sulla pelle provoca un brivido che mi attraversa, un'onda di batticuori che avvolge.
Non riesco a trattenere un sorriso complice, e quel gesto diventa il nostro segreto, la conferma di un'intimità che va oltre le convenzioni.
Intreccio con decisione le dita alle sue.
<< Non mi tiro indietro. >>, gli assicuro, leggendogli quasi nel pensiero.
<< Dovresti. >>.
<< Mi tirerò indietro il giorno in cui mi dirai che non va tra di noi per motivi che riguardano solo noi, non per stupide futilità che tu credi siano insormontabili. Io l'ho già ampiamente passate. >>. Porto la sua mano sul mio viso.
<< Dove prendi tutta questa incrollabile sicurezza? >>. È completamente incantato dai miei gesti.
Adagio le spalle allo schienale.
<< In realtà io non sono sicura di niente, tranne di una cosa. >>.
<< Cosa? >>.
<< Che stasera non vorrei nessuno qui con me... a parte te. >>.
Dopo la cena, mi rendo conto che Andreas non ha raccontato nulla di sé, ha fatto in modo che fossi solo io a parlare. E non è buon segno.
Sorseggia il caffè in silenzio, il suo sguardo è attento, curioso, osserva la mensola di camera mia piena di cd musicali e libri. È come se volesse imparare tutto di me, senza esporsi oltremodo e non capisco se sia una qualche tecnica da seduttore, se non è ancora sicuro di me o se sarà lui a cambiare pensiero alla fine.
L'idea di svelare anche i suoi segreti inizia a sostare prepotente nella mente, un puzzle che desidero risolvere per capire meglio l'uomo che sta di fronte a me.
Accarezza la copertina viola di un libro.
<< Fisica quantistica? >>. È stupito di quanti interessi differenti possono coesistere in una sola persona.
<< Trovo affascinante il modo in cui esplora la natura della realtà a livello subatomico, sfidando le concezioni tradizionali. >>.
L'indice picchietta sul tomo dopo, quello nero dalla scritta gotica bianca.
<< E stregoneria tradizionale? >>.
Porto le mani dietro la schiena e mi dondolo un po', pavoneggiandomi.
<< Non te lo avevo detto che sono una strega? >>.
Piega la testa da un lato, poggia la tazzina del caffè sulla scrivania. Lo sguardo cambia, diventa più lancinante, acuto, intenso, si approssima a me.
<< Ora mi è chiaro il perché di molte cose... >>. Prende le mie mani. << In effetti non riuscivo a capire come fossi riuscita a stregarmi in questo modo. >>, la cadenza si affievolisce fino a divenire un debole e caldo sussurro appassionato.
L'atmosfera si illanguidisce di appetiti sensuali e desideri taciuti, si carica di elettricità, e il palpito del cuore si sincronizza su un ritmo più ardente.
Pensieri indecenti sulla sua bocca, il corpo da spogliare, sui tanti modi in cui avrebbe sospirato di piacere se mi avesse lasciata fare, di come avrei amato ogni cicatrice, baciata, venerata.
Aspetta.
Ho detto: "amato"?
Il bacio al sapore di caffè inizia a rilento, è appena sussurrato. Ho sempre l'impressione che Andreas abbia il timore di prendere l'iniziativa, di spingersi più in là, come se questo non fosse giusto, come se ci fosse una barriera invisibile da non oltrepassare. Un diritto che non gli appartiene.
Ma io voglio più di questo, voglio che il nostro bacio esploda in un turbine di passione, che diventi una danza selvaggia tra le nostre labbra. Quindi, con una mossa audace, guido il nostro bacio in una nuova dimensione, le lingue si intrecciano con impeto crescente, il respiro diventa più profondo.
Le mani cominciano a esplorare delicatamente il mio corpo, seguono il contorno delle curve con una dolcezza che fa tremare. Ogni tocco è carico di aspettativa, un'armonia di sensazioni che si amplifica mentre il bacio si intensifica. Andreas si avvicina ancora di più, come se volesse fondersi con me, e il calore del corpo accende una fiamma ardente, la passione divampa, incontenibile, e ci perdiamo nell'abbraccio veemente, due anime assetate di unione.
È un momento sospeso nel tempo, un'immersione totale nell'estasi di un amore che sta sbocciando, travolgente ed irresistibile.
La tensione tra di noi è palpabile, eppure, è una tensione deliziosamente elettrica, carica di un'energia che alimenta il desiderio reciproco.
Avevo detto a Francesca che lo scopo della serata non era finire a letto, invece mi rendo conto che non ho voluto altro che questo, non ho voluto altro che lui, sin dall'inizio, dal primo sguardo, quando i suoi occhi hanno incontrato i miei e non hanno più smesso di guardarmi.
Cerco i bottoni della camicia e, uno dopo l'altro, li slaccio, la pelle irregolare scorre sotto i palmi, quando provo a togliergli l'indumento, Andreas mi ferma e l'incantesimo si spezza.
<< Elena... >>, sussurra, la bocca rigonfia ed arrossata dai baci. << Io... >>. Non sa come dirlo per non farlo suonare come se mi avesse respinta. << Ho bisogno di più tempo. >>.
Batto più volte le palpebre, provo a rimettere in ordine i pensieri scombinati.
<< Ho fatto qualcosa di sbagliato? >>.
Piega le sopracciglia, è triste, ma non è un qualcosa legato al motivo, c'è dell'altro che non conosco, lo sguardo è tormentato, incerto, come se fosse prigioniero di qualcosa che desidera ma teme allo stesso tempo.
<< No, Elena, tu sei... incredibilmente perfetta. >>. La sua voce è carezzevole, quasi un lamento soffice. << È solo che... >>. Esita, cercando le parole giuste. << È solo che non sono pronto. >>.
Mi siedo lentamente sul letto, cercando di assimilare le sue parole. La delusione morde il cuore, ma cerco di non farla emergere nei miei occhi. Nonostante tutto mi sento rifiutata, e temo che possa essere colpa mia, ma che non lo dica per educazione.
<< Ti sono praticamente saltata addosso. >>, la butto sullo scherzo, per stemperare la frustrazione che mi si legge comunque in viso.
Un silenzio imbarazzante si insinua tra noi, un'ombra indesiderata. L'espressione, contrita e vulnerabile, tradisce una lotta interna che non riesco a comprendere completamente.
Il suo sguardo cerca il mio, come se volesse scavare nei recessi della mia anima. Si china.
<< Non ti ho respinta Elena, voglio che questo ti sia ben chiaro. Nessun uomo potrebbe davvero respingerti... ti chiedo solo di non arrenderti con me. Continua ad insistere, non lasciarmi indietro. >>.
Viviamo in un secolo in cui qualsiasi cosa sia rotto viene facilmente sostituito, che siano oggetti o persone e nessuno ha più la pazienza di aggiustare, comprendere, scavare fino in fondo. Le relazioni sono diventate prodotti usa e getta, facili da abbandonare quando si rompono, senza considerare che spesso il vero valore si trova nella riparazione, nell'investire tempo e sforzi per costruire qualcosa di più resistente.
Credo che esista un fascino speciale nell'aspettare, nel rimettere insieme i pezzi, nel dare alle cose e alle persone la possibilità di guarire. Forse siamo diventati così impazienti da dimenticare che le cose più preziose richiedono tempo e dedizione.
Non c'è bellezza senza imperfezioni, non c'è crescita senza sfide.
Quindi, anche se il nostro cammino potrebbe essere accidentato, con inciampi e riparazioni da fare, sono disposta a percorrerlo. Perché le storie che resistono alle tempeste sono quelle che ci insegnano qualcosa, che ci fanno maturare, e in questo secolo di rimpiazzi veloci, voglio essere la protagonista di una storia che va oltre la superficialità, che affronta le fratture e le trasforma in cicatrici, segni indelebili di un amore che ha superato le prove del tempo.
La richiesta è carica di vulnerabilità, capisco che c'è un dolore più profondo dietro e la sua preghiera di tempo mi trafigge dritta al cuore.
Forse non sono solo io ad essere incerta in questo intricato sentiero dell'amore. La nostra strada è appena iniziata, e ora dobbiamo trovare un modo di percorrerla insieme, navigando tra le acque dubitabili dell'amore e della paura.
La mano trema sul viso abbattuto, lambisco dolce la cicatrice che sparisce sotto la barba e vengo investita dall'autenticità dei miei sentimenti. Non si tratta solo di accettare la sua fragilità, ma di celebrare la sua resilienza, perché nelle cicatrici, nei segni del passato, vedo la sua storia scolpita sulla pelle, e ogni linea racconta di un capitolo che ha contribuito a plasmare l'uomo che ho di fronte.
<< Io ti aspetto, anche tutta la vita. >>.
Note:
Ecchice qui bella gentaH con l'undicesimo capitolo.
Personalmente ho molto amato scrivere questo capitolo, di come Elena ha iniziato a capire che mostrare amore non è finire a letto, è (anche) prendersi cura del dolore di Andreas, di aspettarlo e rispettarlo, di dargli il tempo di abituarsi a lei. Di non mollare alla prima difficoltà, che Andreas è davvero un frammento spezzato, e che ha un abisso dentro di segreti non detti.
Spero di aver reso la delicatezza del contesto, del come lui sia bloccato nonostante Elena gli sta dimostrando in tutti i modi che è lui che vuole, perché chi più e chi meno, quando ci innamoriamo diventiamo fragili e vulnerabili, pieni di dubbi ed incertezze, che non tutti siamo bravi a superare.Il titolo di questo capitolo è dato da Alfred North Whitehead e la Teoria dei Processi:
Whitehead ha proposto una filosofia basata sui processi in cui gli eventi sono interconnessi. Conoscere davvero una persona, secondo Whitehead, implica comprendere la rete complessa di processi che contribuiscono alla sua esistenza e identità.Solantica è un posto di fantasia, non esiste.
Voglio fare un ringraziamento più speciale del solito, alle persone che stanno seguendo e commentando questa storia, non mi era mai capitato in quasi 15 anni che scrivo, di avere delle belle anime, che hanno usato delle parole meravigliose con me. Quindi GRAZIE immensamente.
E tutti i fantasmini silenziosi che seguono con costanza.
La storia può presentare errori ortografici.
Un abbraccio.
DarkYuna.
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Tra le pagine di Te // (Alunna-Professore)
Romance[Completa] Elena, tu sei come un cerchio. Intero, perfetto, senza spigoli né angoli, non hai bisogno di niente e di nessuno, perché sei già completa. Io sono una scheggia, un frammento, che non si può adattare a te... dovrei spezzarti per entrare ne...