29. Trascendenza

120 6 1
                                    

Ho fatto un sogno.
Un sogno bellissimo, in cui il mio cuore era felice, pieno d'amore, aveva smesso di soffrire e l'uomo che amo era qui con me. Le stelle danzavano nel cielo notturno, e il profumo dei fiori riempiva l'aria, come un inno alla gioia.
Nel mio sogno, le ferite del passato erano guarite, e il presente si dipingeva con i colori vividi di una nuova alba. Le risate echeggiavano nel vento, e ogni passo era leggero, libero da catene invisibili. Le mani intrecciate, come una promessa eterna, guidavano il cammino verso un futuro radiante.
E lui, l'uomo dei miei sogni, sorrideva con occhi che riflettevano un amore senza fine. Ogni parola sussurrata era una dichiarazione di affetto, e ogni sguardo condiviso raccontava la storia di una connessione profonda.
Sono ancora nel mondo nei sogni, cerco il corpo dell'uomo del sogno al mio fianco, quando un urlo femminile mi spinge fuori dal mondo onirico.


<< Elena! >>, urla Francesca nel corridoio. << Chiama i carabinieri, abbiamo un uomo in mutande che sta pisciando nel nostro bagno! >>.


Scatto in piedi, i vestiti di Andreas sono poggiati sulla sedia della mia scrivania, segno che il mio non è stato solo un sogno, ma la più splendida delle realtà. Corro fuori dalla stanza, blocco la mia coinquilina prima che chiami davvero il centododici. Mi viene trafelata in contro, è ancora in pigiama.


<< C'è un uomo nel nostro bagno, è strano, ha qualcosa sulla pelle, oddio abbiamo Leatherface in casa! >>.


La fermo per le braccia, devo frenare questo ciclone.
<< Fra calma, calma! Respira! >>. Le mostro una tecnica di respirazione che lei imita, non molto sicura che sia questa la cosa giusta da fare adesso. <<È Andreas. >>.


Aggrotta la fronte, ancora confusa dal sonno.
<< Chi? >>. Poi capisce. << Cosa? >>, sbotta, gonfiando a dismisura le vocali. << Ma che cazzo gli è successo? >>. Lei non aveva mai visto Andreas senza guanti o vestiti, la reazione è, dopotutto, normale.


<< È una lunga storia. >>, taglio corto.


La porta del bagno si socchiude.
<< Ehm scusate, posso uscire? >>. È Andreas a disagio, alla ricerca di aiuto su cosa fare e come comportarsi.


<< Un attimo! >>, rispondo a lui, dopo mi rivolgo di nuovo a Francesca. << Se prometti di contenerti, non urli ancora e non fai domande strane, lo lascio uscire altrimenti gli porto i vestiti in bagno. >>.


Ha un momento di insicurezza, alla fine annuisce.
<< Poi mi racconti, voglio i particolari! >>. Si riferisce a come è accaduto che Andreas è a casa nostra, non il perché delle sue cicatrici.


Lui esce dal bagno a disagio, ha su di sé solo i boxer grigi, alza una mano, imbarazzato, prova a coprirsi come meglio può.
<< Salve ragazze. >>.


La mia amica lo squadra allibita da capo a piede, non fa domande sulle grave ustioni.
<< Amico, solo... stai bene? >>, si limita a chiedere. Le avevo raccontato quasi tutto, tranne alcune cose, tra cui questo "particolare".


Le iridi di Andreas scivolano oltre lei, si posano su di me, il sorriso germoglia sereno.
<< So che è difficile da credere, ma sì, ora sto molto bene. >>.


Lei si stringe nelle spalle, fa un cenno con la testa, la novità non le crea alcun problema.
<< Okay. >>. Se siamo contenti noi, lo è anche lei di conseguenza. << Vado a preparare la colazione. Che prende il nostro ospite? Caffè? Latte? Biscotti? >>.


<< Del caffè basterà, grazie. >>, afferma Andreas, mentre torna al sicuro nella mia camera da letto.


<< Vengo a fare i pancake. >>, annuncio più calma, e prima che Francesca sparisca oltre la cucina, mima con la bocca: "dimmi che avete fatto sesso selvaggio?!".


Scuoto la testa, ridacchio e chiudo la porta della mia stanza.
Prima di abbandonarmi del tutto, c'è ancora molto di cui discutere, devo capire cosa è accaduto davvero ieri sera, cosa significa realmente per noi e che scelta dovremmo fare adesso.


<< Credo di averla sconvolta. >>, afferma, intanto che recupera i vestiti. È passato dal non farsi vedere da nessuno a che già molte persone hanno visto il suo corpo così com'è. Forse ha iniziato ad accettarsi.


<< Più per il fatto che tu sia qui e non per altro. >>, lo rassicuro, sedendomi sul letto. Vuole sapere se ci siamo riconciliati, il perché lui abbia delle ustioni non è l'argomento più impellente che vuole trattare.


L'osservo ammaliata mentre infila gli abiti della sera precedente, e mi sembra di non aver mai visto niente di più bello in vita mia. La luce del mattino lambisce le ciocche castane che gli ricadono disordinate sul viso, le tre cicatrici che amo, l'espressione assorta, la bocca socchiusa.
Come ho fatto a sopravvivergli sino ad oggi?
<< Che cosa è successo ieri sera? >>, interrogo con voce tenue.


Prende un respiro, crede che sia questo il tempo di parlare, io voglio solo sapere se le cose che ha detto davanti a tutte quelle persone erano vere. Si inginocchia tra le mie gambe, prende le mani tra le sue e mi guarda come se da ciò dipendesse tutta la sua vita. È a petto nudo, i pantaloni infilati male, la cintura slacciata.
<< Io non potrò mai farmi perdonare davvero. >>.


<< Invece ti ho già perdonato, Andreas. >>, confesso onesta e stremata, prendendolo contropiede. È una guerra che non intendo più combattere: ho deposto le armi già da un pezzo. << Ed è davvero assurdo che proprio io dica una cosa del genere, perché mi sono sempre bastata da sola, mi sono sempre rialzata, ce l'ho sempre fatta con le mie sole forze... ma io non riesco a vivere se tu non ci sei. Ma adesso è un mio diritto sapere se è così anche per te, se sei intenzionato a restare e a smettere di fuggire, dirmi le cose che ancora tieni nascoste e se potrò, almeno, avere un posto reale nel tuo cuore e non solo un'ombra che serve a coprire la luce che hai così tanto amato? >>.


Lo sguardo di Andreas, incerto e fragile, si perde nei miei occhi.
<< Elena, tu non potrai mai essere un'ombra, tu sei un sole di mezzanotte. Il mio sole di mezzanotte. Il sole più luminoso, caldo e confortevole che abbia mai avuto la fortuna di vedere. >>. Bacia più volte le mie mani.


<< Era vero quello che hai detto ieri sera? >>.


<< Ogni parola. >>, garantisce di getto. << Io ti avrei aspettata Elena... anche tutta la vita, perché se non era con te, non sarebbe stato mai con nessun'altra. >>.
Accarezzo il viso attraente, sono completamente vulnerabile al suo cospetto, o mi ama o mi uccide. La mano scivola fino ai suoi capelli, e lì rimane. Le labbra morbide si avvicinano alle mie, il nostro respiro si fonde in un'unica armonia. Nell'intimità di quel bacio, sento il peso del passato dissolversi, come se ogni dolore, ogni tradimento, ogni lacrima, potesse essere cancellata da questo gesto d'amore.


<< Ti amo. >>, mormoro sulla sua bocca, adesso rossa.
Siamo soli, avvolti da un'atmosfera carica di desiderio e passione.
Le mani esplorano il mio corpo con dolcezza, la pelle contro pelle crea una connessione che va oltre le parole, una comunicazione silenziosa ma potente. I nostri cuori battono all'unisono, una sinfonia che solo l'amore può orchestrare.
Nel profondo di quegli occhi verdi, scorgo il riflesso di un futuro luminoso, senza ombre del passato, l'amore è il potere più grande, capace di trasformare le ferite in cicatrici, di premiare ogni sacrificio.
Ci perdiamo nell'abbraccio reciproco, come se volessimo fondere i nostri corpi in un'unica entità.
Le parole sussurrate diventano promesse, il legame si consolida con la forza di un patto eterno. Non esistono più dubbi, solo la certezza che il nostro destino è intrecciato in modo indissolubile. Adesso la vita ha un sapore diverso, più intenso e vibrante.


<< Anche io ti amo, mein Engel. >>, risponde con voce calda e sincera.
E in questo momento, so che la nostra storia d'amore sarà per sempre: un inizio senza fine.




                                                                         Fine

Tra le pagine di Te // (Alunna-Professore)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora