Il giorno più incredibile della tua vita inizia sempre nella tranquillità dell'inconsapevolezza... ma questa cosa l'avevo già detta, no?
Non sempre "incredibile" ha un significato positivo, a volte "incredibile", potrebbe essere una giostra di emozioni contrastanti, un intreccio di eventi imprevedibili che sfidano le tue aspettative.
Potrebbe essere un viaggio tumultuoso attraverso le alture dell'estasi o i burroni dell'angoscia. L'incredibilità della vita risiede nella sua capacità di sorprenderti, talvolta con gioie inaspettate, altre volte con sfide che mai avresti immaginato di affrontare.
Ecco, oggi quel "incredibile" ha un significato totalmente di merda.
<< Una settimana in Sardegna puoi fartela dai. >>, insiste di nuovo Anna. Ha tra le braccia una cartellina con una ricerca che deve consegnare ad Andreas prima del periodo di riposo estivo, quindi l'accompagno verso il suo ufficio. Ogni occasione è buona per vederlo, anche cinque minuti. << Sei bianca come un cadavere: un po' di sole ti farà bene. Fa bene alla vitamina D. >>. Le sta tentando tutte per convincermi, ma come glielo dico che i miei progetti estivi sono incentrati su altro e soprattutto, su un'altra persona?
Non me la sento di allontanarmi, proprio ora che mi sento vicina ad una svolta, e voglio battere il ferro finché è caldo. Sette giorni sono lunghi se stai vivendo una relazione strana, che non ha niente di confermato, ma è tutto ancora in sospeso.
<< Ci penso un po' e ti dico la risposta, okay? >>.
<< Partiamo la settimana prossima. Il meteo dice che ci sarà bel tempo per tutto giugno. >>. Poi indica qualcuno tra gli studenti. << Eccolo il professor Müller! >>.
Il tutto dura relativamente una manciata di secondi, tuttavia nella mia testa il tempo pare rallentare, nell'istante esatto che metto a fuoco l'insegnante di informatica che si addossa d'improvviso ad Andreas e lo bacia davanti a tutti, scatenando uno scroscio d'applausi e fischi d'approvazione che mi assordano.
Lo strappo al cuore cagiona di getto un singhiozzo imprevisto, la mente cerca di elaborare la scena surreale che si sta svolgendo davanti ai miei occhi. Gli sguardi increduli degli altri studenti si mescolano con espressioni di lode, mentre io resto lì, paralizzata dallo shock.
Il singhiozzo si trasforma rapidamente in un nodo in gola, e mi sento all'istante intrappolata in una realtà distorta. Il mondo intorno a me sembra sospeso, come se avessi attraversato una falla nel tessuto del tempo, il cervello cerca di razionalizzare ciò che ho appena visto, ma la comprensione fatica ad emergere dalla confusione.
Il coro di applausi continua a riverberare nelle orecchie, i sentimenti contrastanti di sorpresa, sgomento e curiosità si intrecciano nell'anima.
Nel frangente di alta tensione, il mio sguardo cerca disperato quello di Andreas, spero di cogliere qualsiasi sfumatura di emozione sul suo volto. È come se fossimo tutti parte di un esperimento sociale improvviso, una lezione di vita che sta sconvolgendo le nostre prospettive, costringendoci a riflettere su pregiudizi, accettazione e coraggio.
Con lei una relazione sarebbe approvata, addirittura tifata, con me invece sarebbe sbagliata, deplorata, un crimine.
Il tempo, che sembrava essersi fermato per un istante, riprende il suo corso, ma la sua percezione di questo frangente rimarrà indelebile. Quel singhiozzo iniziale si trasforma in una consapevolezza crescente di quanto la vita sia imprevedibile e veramente una stronza come poche.
Andreas si scrolla malamente la professoressa di dosso, sconvolto che abbia agito così, lei alza trionfante lo sguardo fino a me e lui lo segue, rendendosi conto con sgomento che ho assistito alla patetica scenetta.
Non darò spettacolo di me qui, davanti a tutti. L'ultima cosa che farò è dare la soddisfazioni a degli sconosciuti di vedermi crollare, preferisco bere un bicchiere d'acido che non cadere così in basso.
<< Ma tu lo sapevi che stavano insieme? >>, chiede Anna ingenua, intanto che indietreggio. Non le rispondo nemmeno, sparisco tra la folla troppo occupata da quel ridicolo teatrino per accorgersi della mia reazione.
Riesco a sentire il battito del cuore echeggiare ponderoso nelle orecchie, freneticamente mi allontano dall'incresciosa commedia. Le risate e gli sguardi curiosi degli altri studenti si impastano in un crescendo di rumore, ma il mio silenzio interiore è assordante.
La consapevolezza di essere stata testimone di qualcosa di così intimo e personale mi pesa addosso come un fardello. Nel cervello rimbombano domande senza risposta, dei dubbi su quanto sia reale ciò che ho appena visto. Sono finita nel mito della caverna di Platone.
Cammino via senza guardare indietro, cercando di ignorare gli sguardi degli altri... e Dio, sto pateticamente piangendo a dirotto.
Non permetterò che la mia vita si trasformi in una trama melodrammatica da telenovelas. Preferisco preservare la mia dignità, anche se il mio cuore è in frantumi.
Torno alla macchina, so che Andreas arriverà in pochi secondi, voglio solo andarmene. Le mani tremano, non riesco a disinserire l'allarme della macchina, quindi provo ad infilare la chiave nella serratura dello sportello. Le chiavi cadono sul selciato, ho la vista offuscata.
<< Elena! >>, strepita la voce di Andreas, procurandomi almeno altre dieci stilettate a tradimento.
Mi affretto a raccogliere le chiavi cadute, cercando di ignorare le mani che sussultano.
La serratura sembra un enigma irrisolvibile, ma finalmente sento il clic liberatorio, quando la chiave trova la sua destinazione. La portiera si apre con un gemito metallico, dando il benvenuto a un rifugio temporaneo. Salto dentro e chiudo lo sportello con un colpo sordo e la serratura, mi isolo dal tumulto che si svolge fuori.
Andreas si avvicina con passo rapido, lo sguardo misto di preoccupazione e confusione.
<< Elena, aspetta un maledetto momento! >>, inizia, ma le sue parole sono come frecce che si conficcano ancora più profondamente nel cuore già dilaniato. Prova più volte ad aprire lo sportello, invano.
La mente è un turbine di emozioni contrastanti, una tempesta che minaccia di sommergermi. Non ho la forza di affrontare una spiegazione, né la voglia di ascoltare giustificazioni.
Accendo il motore, devo mettere più distanza possibile tra me e quell'episodio umiliante.
Lui si posiziona coraggioso davanti la macchina a braccia aperte.
<< Devi stare a sentirmi, altrimenti puoi anche partire: io non mi sposterò! >>. Fa sul serio, non intende muoversi, non gli importa di essere investito. Ha più fegato di quanto dia a vedere.
Batto violenta le mani sul volante, spengo il motore.
<< Cazzo! >>, impreco furibonda. Scendo dalla macchina per attaccarlo. << Che vuoi da me Andreas?! Che vuoi? Mi devi lasciare in pace adesso! Vai a baciare chi cazzo ti pare, ma lasciami in pace adesso! >>.
A passo di carica aggira la macchina, mi afferra per le braccia per spingermi contro l'auto e non darmi più modo di fuggire. Poi lo fa... lo fa veramente, mi bacia con una passione devastante.
Provo ad opporre resistenza, lui è più forte di me, blocca ogni tentativo di divincolarmi.
Sento l'aria vibrare di una passione che ribolle sotto la superficie. Le labbra trovano le mie con una furia convulsa, un bacio che incendia l'anima e cancella ogni dubbio.
Il calore del corpo contro il mio crea un contatto inebriante, una connessione che va oltre le parole. Si preme spasmodico su di me, e per la prima volta in questi mesi, mi rendo conto di quanto forte è il suo desiderio, duro contro di me. Allora non gli sono indifferente!
Nel frastuono dei nostri respiri sospesi, capisco che questo bacio è un punto di non ritorno, un vulcano che erutta con una forza incontenibile. La passione, travolgente e liberatoria, è la risposta ad ogni incertezza, un fuoco che brucia ogni dubbio, lasciando solo il calore di due anime fuse in un abbraccio acceso.
Alla fine, è come se fossimo reduci dalla più violente delle guerre, una battaglia che ha lasciato i nostri cuori sfiniti ma sazi. Le fiamme della passione si placano lentamente, e ci ritroviamo nel silenzio carico di un'intimità condivisa.
Gli sguardi restano ancorati l'uno all'altro. Ma dove ce l'aveva nascosta tutta questa lussuria?
Vorrei fare un secondo round, ed andare anche oltre.
<< Dio! >>, sbotta stremato. << Con te è tutto così violento, intenso, tormentato... sono troppo vecchio per riuscire a mantenere questo ritmo. >>. Anche Francesca me lo rimprovera spesso, per me è tutto bianco o tutto nero, non conosco vie di mezzo.
Un tempo cercavo qualcuno che fosse così, fino a quando non sono io stessa divenuta così.
Ci vuole qualche secondo per snebbiare il cervello da quell'improvvisa gozzoviglia di passione oscura.
<< Non dirmi che hai creduto a quella pagliacciata lì dentro, Elena. Sei più intelligente di così. >>.
<< Dimmi tu a cosa devo credere? >>.
<< A me devi credere! È questa la base di una relazione: la fiducia. Credi che fossi assenziente? Mi ci vedi a baciare un'altra donna sul posto di lavoro, davanti agli studenti ed altri colleghi? >>.
<< Hai appena baciato me. >>, gli ricordo. E siamo all'università, e di sicuro qualcuno ci ha visti. Non voglio neanche pensare alle conseguenze di oggi.
<< Io farei anche l'amore con te qui. >>, dice a bruciapelo, procurandomi un morso arroventato al bassoventre. << Se questo servisse a spegnere questo vulcano che sei, che agisce senza ragionare, preda di una passione travolgente. >>.
Avvicino il viso al suo, in un chiaro segno di sfida.
<< Allora fai l'amore con me. >>, lo provoco con un tono sensualmente basso.
Deglutisce più volte e, stavolta, sono più che sicura che, se il contesto fosse diverso, è così che andrebbe a finire. Questa mia brama di lui lo sconvolge, non è abituato ad essere così anelato.
Fa un passo indietro.
<< Elena... per favore. >>, supplica stremato, lo sto mettendo seriamente in difficoltà. << Se credi che non ti voglia... >>.
Sto per aggiungere: "allora che c'è che non va?", quando un pensiero mi colpisce in pieno volto. Un'ovvietà così palese che solo una sciocca accecata da se stessa poteva non capire.
Il problema non sono io, anche se ne faccio parte. Né lui, perlomeno non in modo volontario.
Il dilemma deve essere di origine psicologica, legato all'accaduto che gli ha devastato il fisico e alle sue cicatrici. Forse c'è ancora dell'altro che non ho visto, di cui si vergogna e che non riesce a spiegare a parole.
Gli prendo le mani, voglio che smetta di giustificarsi, di sentirsi così sotto pressione. Una relazione deve essere un porto sicuro, non una tempesta. Deve farlo stare bene, offrirgli un rifugio in cui può essere sé stesso senza il peso dei giudizi esterni e senza la necessità di spiegare ogni dettaglio doloroso.
Lo abbraccio di getto, voglio avvolgerlo nella certezza che, almeno in questo momento, non è solo. Andreas si irrigidisce in un primo momento, forse sorpreso da questa improvvisa esplosione di affetto, ma poi sento la sua resistenza cedere lenta. Si abbandona totalmente a me, consentendo al calore del nostro abbraccio di sciogliere le barriere che ha eretto intorno a sé.
Le frasi diventano superflue intanto che ci stringiamo l'uno all'altro. Il mio abbraccio è un riparo quieto, un posto in cui non è necessario pronunciare ogni pensiero o spiegare ogni ferita. Siamo lì, nel silenzio che parla più delle parole, con la promessa implicita che, insieme, possiamo affrontare qualsiasi intemperie che la vita ci riservi.
In questo abbraccio, sento che la connessione tra noi si approfondisce, che siamo in grado di superare le barriere dell'incomprensione e della paura.
Insieme.
Note:
Helloooooooooooooooooo raghi!
Aggiornamento di volata che vado super di corsa, ma non volevo lasciarvi senza aggiornamento, specialmente che per qualche giorno non sono al computer e quindi slitterebbe di molto l'aggiornamento di questa settimana.
Quindi passo subito al titolo che è dato da: Kant e la Gelosia come Violazione dell'Imperativo Categorico.
Immanuel Kant, nella sua "Fondazione della Metafisica dei Costumi", ha considerato la gelosia come una violazione dell'imperativo categorico. Secondo Kant, la gelosia può sorgere quando consideriamo gli altri come mezzi per ottenere i nostri desideri anziché come fini in sé.Ringrazio come sempre chi commenta e chi legge solamente.
La storia può presentare errori ortografici.
Un abbraccio.
DarkYuna.
STAI LEGGENDO
Tra le pagine di Te // (Alunna-Professore)
Lãng mạn[Completa] Elena, tu sei come un cerchio. Intero, perfetto, senza spigoli né angoli, non hai bisogno di niente e di nessuno, perché sei già completa. Io sono una scheggia, un frammento, che non si può adattare a te... dovrei spezzarti per entrare ne...